Si è soliti dire che in Italia non ci sia spazio per le giovani band, spesso ingabbiate all’interno del circuito dei contest e schiacciate dallo strapotere delle vecchie, di nome e di fatto, glorie della musica che circola sullo stivale.
Jarvis
Tuttavia, a volte, si riescono a trovare le condizioni favorevoli per mettere in piedi un progetto sensato e che -ci auguriamo- potrebbe, in un futuro prossimo, essere di riferimento per altri giovani gruppi, portando quella freschezza necessaria per dare una boccata di aria fresca ad un panorama musicale saturo di vecchi nomi e chiuso alle sperimentazioni. Tutto ciò si può trovare all’interno dell’EP di esordio dei milanesi Jarvis i quali, appoggiandosi all’esperienza del rinomato produttore Larsen Premoli (Destrage), hanno prodotto un lavoro di sei canzoni decisamente notevole dal punto di vista tecnico e delle idee.
I Jarvis e un genere tutto loro
I Jarvis sono riusciti a concentrare all’interno delle sei canzoni le loro pulsioni musicali. Essi mescolano senza alcuna paura elementi di Post-Hardcore, Math Rock e Indie Rock spruzzando il tutto con una buona dose di Pop. Il loro stile ha come fine quello di rendersi appetibile alle masse. E ci sono riusciti. I pezzi hanno una struttura tutta loro, non seguono infatti lo schema-canzone che decenni di musica Pop hanno inculcato nelle nostre orecchie. Dimenticate l’abusato verse-chorus-verse tanto amato e odiato da Kurt Cobain, i pezzi sono costruiti su intricati arrangiamenti melodici che sanno rapire sia per la complessità che per l’orecchiabilità.
I componenti della band
Gianluca Bonelli e Simone Vaccaro -Basso e batteria- costituiscono un tappeto ritmico sul quale la chitarra di Mattia Frassinetti sfodera delle notevoli linee melodiche, arricchite dalla voce intensa, anche se a volte acerba, di Francesco Bertoli. Una band così giovane e con così tanta voglia di sperimentare è riuscita a trovare una quadratura del cerchio per quanto riguarda il sound. Il loro sound rimane compatto, solido e coerente in tutti i sei pezzi, senza alcun passo falso.
I pezzi più celebri
Tra i pezzi che colpiscono di più, spiccano il singolo Badapap the Parrot. In questo brano la struttura si fa intricata mentre le dinamiche di batteria cambiano repentinamente e creano un saliscendi continuo. Sul saliscendi basso e chitarra ricamano delle linee melodiche arricchite dalla magnifica voce di Francesco Bertoli. Quest’ultimo canta della morte di un bizzarro artista vista dalla prospettiva del suo pappagallo. Mentre Plot Twist riprende il saliscendi ritmico, rendendolo incalzante e più rockeggiante ed aggressivo, fino a sfociare in un bridge rilassato che, in realtà, è solo il preludio ad un finale emozionante e inaspettato.
Un EP finalmente giovane e fresco che vuole dare speranza a tutte le schiere di giovani musicisti che si sentono oppressi. La loro oppressione deriva da una scena musicale italiana che, detto francamente, esiste poco e poco punta sull’incoscienza giovanile. Un EP fresco, da ascoltare per sentirsi leggero e per farsi sorprendere dalla piega inaspettata che prendono tutte e sei le canzoni del gruppo. Di sicuro, un futuro roseo per i Jarvis.
Noi tifiamo per loro!
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