di Martina Difilo
Alice ricordava quel giorno come uno dei giorni più brutti della sua vita. Riusciva a ricostruire ogni momento nel singolo dettaglio: dove si trovasse, con chi fosse, ma soprattutto quelle parole che l’avevano colpita al cuore: “Babbo Natale non esiste”. Eppure la sua mamma, che sapeva ogni cosa, le aveva sempre detto il contrario; le aveva insegnato che Babbo Natale esisteva eccome, che portava i regali, ma soprattutto tanta gioia, ai bambini bravi. E lei aveva sempre fatto il possibile per non disattendere le aspettative di Babbo Natale (e della mamma). Fino a quel giorno in cui Vittoria, una sua compagna di classe, non le aveva sbattuto in faccia la verità. La sua verità. Quella che le sua mamma le aveva detto (ma la sua mamma, evidentemente, non sapeva proprio tutto).
Da quel giorno, comunque, la preoccupazione più grande di Alice fu una sola: non “sentire” più il Natale. Perché aveva sempre sentito la magia del Natale crescerle dentro, lentamente, ogni giorno, dal primo dicembre fino alla Vigilia, per poi esplodere la mattina di Natale, con la gioia che le riempiva il cuore a tal punto da non farla dormire la notte. E rabbrividiva all’idea di non riuscire più a sentire quella magia, quelle farfalle allo stomaco, quella Gioia. Aveva paura che Vittoria fosse riuscita nell’impresa del Grinch, che le avesse rubato il Natale.
Ovviamente non fu così; ci mise qualche anno a convincersi che effettivamente non esistesse nessun uomo barbuto che di soppiatto entrasse nel suo salotto a riempirlo di pacchetti. Eppure, una volta convinta, la magia del Natale non la abbandonò.
Ed ora eccola qui: quasi venticinquenne, ad addobbare l’albero nella sua casa nuova, in cui per la prima volta vive da sola. Una playlist natalizia di sottofondo e nuove confezioni di decorazioni da scartare.
Dà un occhio alla lista dei regali da comprare, appoggiata sul tavolo, tra mille festoni. Non vede l’ora di avere il tempo di andare a comprare tutti quei regali: non è l’oggetto in sé che importa, ma la reazione che scaturirà nella persona che lo riceve. Ha pensato ad ogni minimo dettaglio, per far sì che ogni persona a cui vuole bene, per un giorno possa sentirsi speciale, coccolata, felice. È questa, per lei, la magia del Natale: trovare il tempo, in una vita frenetica fatta di mille impegni, di cercare il regalo giusto. E non le importa quando dovrà spendere, non è la cifra che conta, quanto il pensiero, l’impegno, il bene impiegati nel ricercare proprio quel regalo.
Finisce di decorare l’albero e lo guarda con soddisfazione: eccolo, il mio nuovo Natale. Perché nonostante non sia più il salotto dei suoi genitori, nonostante non l’abbia decorato con sua madre e le sue sorelle, quello rappresenta il Natale nella sua nuova vita da adulta. Quella magia, in qualche modo, è ancora dentro di lei: riesce ancora a sentire quell’emozione, quelle farfalle allo stomaco. Quando era piccola, ovviamente, riguardavano le sorprese che avrebbe trovato sotto l’albero, i pacchetti da scartare, l’allegria che l’avrebbe accompagnata per tutto il giorno nello stare con la sua famiglia riunita. Ora, invece, quell’emozione, quella gioia, la toccano ad un livello più profondo; vive lontana da casa, Natale sarà l’occasione di tornare a casa dei suoi genitori, sentirsi bambina di nuovo, per qualche giorno. Sarà riabbracciare sua nonna, dopo tanti mesi e sperare che non sia l’ultimo Natale insieme. Sarà l’occasione di rivedere la sua famiglia riunita dopo tanto tempo, stare insieme, anche solo per un giorno, per rendersi conto che non conta la distanza, ma l’affetto che provi nei confronti delle persone. Sarà ritrovarsi la sera della Vigilia con le sue amiche di sempre, che la vita ha separato fisicamente, ma non nel bene che si vogliono.
Prende la lista dal tavolo, si mette il cappotto ed esce di casa, pronta ad affrontare la folla: perché è anche questa la magia del Natale. Per quanto le code alle casse possano essere snervanti, per quanta gente possa ingombrare i marciapiedi, l’atmosfera che si respira per le strade è surreale, quasi magica. Il traffico, le luci colorate che abbelliscono la città, i bambini con i volti schiacciati sulle vetrine che indicano i giocattoli da inserire nella letterina diretta in Lapponia.
È tutto rumoroso, caotico, ma questo è il rumore che fa la gioia quando investe tante persone tutte insieme.