80 anni di Woody Allen

Woody Allen, tra i più celebri umoristi dell’epoca moderna, ha compiuto ieri, 1 dicembre, 80 anni. E in tutti questi, di cose ne ha fatte. Con un’intensissima produzione cinematografica, infatti, è arrivato a ben 42 film da regista e sceneggiatore, compreso l’ultimo, Irrational Man, in uscita il 16 dicembre 2015, (senza contare anche i film in cui ha soltanto recitato).

Woody Allen lo sappiamo, è un comico, ma è anche e soprattutto un riflessivo fissato sulla psicanalisi, d’altronde ci ha basato la sua carriera su questi due fattori. Sull’analisi dei personaggi e della vita in generale è da sempre un maestro, per questo per me è il regista, sceneggiatore, attore, comico, clarinettista, compositore, scrittore e commediografo più emotivo di sempre. Insomma, Allen alle cose ci pensa, sempre, troppo, e se emotività significa avere la capacità, più o meno intensa, di provare emozione, allora lui ne è davvero il re.

Ci ha fatto ridere dall’inizio alla fine in Prendi i soldi e scappa (1969), con lo stile di continue battute quasi slapstick. Nel 1977 con Io e Annie, film che lo consacrò tra i più grandi registi americani, racconta l’evoluzione del suo amore, dalle prime fasi di felicità al deterioramento, fino alla definitiva rottura. Nel ’79 torna con un’altra commedia sentimentale Manhattan. Hannah e le sue sorelle del 1986 è uno dei suoi più grandi successi al botteghino, popolato come sempre da personaggi disfunzionale, primo fra tutto l’ipocondriaco Mickey, interpretato dallo stesso Allen. Saltando di un paio d’anni ci imbattiamo in Melinda e Melinda, un film del 2004, in cui i personaggi discutono del senso della vita durante una cena: è più tragica o più comica? Subito dopo arriva il thriller Match Point con Scarlett Johansson, dove si parla di moralità, stratificazione sociale, del ruolo del denaro e della fortuna nella vita. Altra commedia regina dei rapporti disfunzionali è Vicky Cristina Barcelona, a cui seguono Midnight in Paris, To Rome with Love, Blue Jasmine, Magic in the Moonlight ed infine, Irrational Man.

Parliamo, allora, proprio di quest’ultimo. Ambientato in un piccolo paese del New England, il campus universitario di Braylin, narra del professore di filosofia Abe Lucas (Joaquin Phoenix), che nel momento di estrema crisi esistenziale, trova un nuovo scopo nella vita entrando in una relazione con Jill Pollard (Emma Stone), una sua studentessa. Ma Jill ha un fidasnzato, Roy (Jamie Blackley), che stufo di sentirla sempre parlare di Abe, a malincuore decide di lasciarla. Abe, inoltre, ha una relazione di sesso occasionale con una collega, Rita (Parker Posey), che però prova qualcosa per lui. Ma la vera storia comincia quando Jill e Abe, origliano la conversazione privata di una sconosciuta a cena. Quest’evento porterà Abe ad commettere un crimine che lo porterà ad una fine tragicomica, come solo Woody Allen poteva pensare.

Insomma, quest’uomo ha fatto la storia del cinema lasciando la sua impronta dagli anni ’60 fino ad oggi, con i suoi personaggi freudiani, ironici, a volte semplici, ma generalmente complicati, che tutti abbiamo amato, odiato e visto almeno una volta nella vita, magari anche per sbaglio (alla Woody). Vi lascio, allora, con una delle sue riflessioni sul senso della vita, che forse molto senso non ha (la vita, s’intende).


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