Di Andrea Ancarani
L’inflazione è un termine che ormai appartiene al nostro vocabolario comune.
Ma qual è il significato proprio del fenomeno? E come questo viene a generarsi e si sviluppa?
Essenzialmente per renderci conto di quanto sia presente nella nostra quotidianità, basta che ci rechiamo in un comune negozio per comprare un paio di jeans. Noi oggi potremmo comprare un buon paio di pantaloni con diciamo 50 euro. Se, tuttavia, tornassimo a distanza di un anno nel medesimo negozio e volessimo riacquistare gli stessi pantaloni, potremmo registrare una aumento nel prezzo dei jeans a 60 euro, e potremmo notare lo stesso aumento di prezzo, per gli stessi jeans venduti in diversi negozi.
Cos’è successo?
L’aumento generale del prezzo è molto probabilmente indice di inflazione. Con questo termine, infatti, molto banalmente, si intende un aumento generale e prolungato dei prezzi di beni e servizinel mercato.
Ma come puo’ accadere che il prezzo di un bene aumenti pur rimanendo invariato il bene stesso?
Ebbene, volendo essere un po’ più tecnici, potremmo dire che sono soprattutto tre i motivi cui si può ricondurre l’inflazione.
In primo luogo, i prezzi possono aumentare a seguito di un incremento dei costi sostenuti dalle aziende per la produzione. Quando si verifica, ad esempio, un aumento del salario dei lavoratori oppure un innalzamento dei costi delle materie prime utilizzate nella produzione, le imprese, per mantenere gli stessi margini di profitto, aumentano i prezzi di vendita.
In secondo luogo, l’inflazione puo’ essere anche determinata da aumenti della domanda da parte dei consumatori che le imprese sono disposte a soddisfare solo in cambio di un incremento dei prezzi.
Infine, i prezzi si innalzano quando la banca centrale emmette sul mercato molta moneta. Per rendere le cose più comprensibili se domani la Banca Centrale Europea raddoppiasse la quantità di euro disponibile sul mercato non diventeremmo tutti doppiamente più ricchi, ma anzi il valore della moneta diminuirebbe esattamente della metà lasciando invariata la situazione! In sostanza i prezzi si adeguerebbero al nuovo valore della moneta aumentando proporzionalmente alla perdita di valore della stessa.
Viste le cause individuiamo gli effetti dell’aumento dei prezzi.
Il primo “spiacevole” effetto dell’inflazione è la perdita di potere d’acquisto della moneta (tornando all’esempio dei jeans, prima si potevano acquistare un paio di pantaloni con 50 euro, ora la stessa somma non è più sufficiente) che grava in generale su tutti i lavoratori a reddito fisso (operai e impiegati) mentre avvantaggia le categorie con redditi variabili.
Per ovviare a questa problematica molti Paesi hanno introdotto meccanismi automatici di adeguamento dei salari agli aumenti dei prezzi (si parla di salari indicizzati all’inflazione), meccanismi che tuttavia nascondono dei rischi. Per mantenere i profitti invariati, infatti, visti i maggiori costi del lavoro, gli imprenditori spingono al rialzo i prezzi portando ad una spirale inflazionistica.
Altro effetto dell’inflazione è che generalmente chi ha contratto un debito è favorito mentre il creditore registra una perdita. Infatti, se diminuisce il valore della moneta, è più facile per il debitore pagare il debito, mentre il creditore riceverà la stessa somma prestata ma con un potere d’acquisto inferiore.
Possiamo concludere che l’inflazione è un fenomeno tanto comune quanto viene spesso ritenuto astratto e intangibile. All’opposto, il fenomeno della deflazione è speculare all’aumento dei prezzi, pertanto rimando ad un altro articolo e ad una altro momento la trattazione di tale argomento.
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