Di Manuel Cristofaro
Nell’ideale comune post crisi, il termine “Banca” è legato al male, la causa di tutti i problemi economici attuali, soprattutto per quanto riguarda il settore delle Piccole – Medie Imprese.
Se fosse affiancata dalla parola “ombra” assumerebbe un valore ancor più negativo?
Lo SHADOW BANKING non è altro che un sistema in cui agiscono soggetti simili o uguali alle banche, che compiono delle operazioni solitamente spettanti alle società di intermediazione bancaria.
Bisogna definire “Chi” fa parte di questo sistema e anche “Cosa” viene svolto in esso.
Dare una definizione residuale non è errato: operano nello Shadow Banking tutti quei soggetti che non hanno istituzionalmente funzione di intermediazione creditizia (quindi non regolamentati) ma che svolgono comunque questa funzione attraverso strumenti finanziari.
Questa corretta definizione deve essere puntualizzata; non è corretto minimizzare tale discorso ad una questione di regolamentazione o meno, bisogna comprendere quali siano appunto gli strumenti utilizzati da questi soggetti e il loro legame con l’intermediazione creditizia e quindi con le banche.
Facciamo un semplice esempio per rendere chiaro il concetto: 2008, inizia la crisi finanziaria che ancora oggi non si è conclusa per effetto dello scoppio della bolla speculativa sugli immobili. Lehman Brother è la prima società a fallire ed è la conseguenza di tutte quelle azioni di “cartolarizzazione“( e non solo) dei prestiti che erano stati erogati, sia dalla stessa Lehman che da tutto il sistema. Le banche in una situazione di mercato vantaggiosa erogavano prestiti, assumendosi cioè un rischio, definito di credito, che corrisponde alla possibilità di non vedersi restituite le somme prestate. Per evitare che questo rischio rimanesse all’interno delle banche, istituti che riscontravano una grande fiducia nei confronti dei consumatori, cercavano di eliminare questo rischio che con il tempo andava aumentando sempre più.
Vennero quindi create delle Società satelliti che avevano il compito di accumulare al loro interno tutti quei prestiti che le banche concedevano, per trasformali in strumenti finanziari. I prestiti, ora cartolarizzati, venivano quindi scaricati sul mercato e data la loro caratteristica di elevata liquidità, iniziarono a circolare a grandi velocità.
L’esempio cerca di chiarire una delle definizioni che la letteratura economica cerca di dare dello Shadow Banking, ovvero “un sistema che genera rischi di natura bancaria, fuori dal sistema bancario normale“.
Dall’esempio si potrebbe capire che solo le società satelliti delle banche che cartolarizzavano i prestiti formano questo sistema, ma questo non è in alcun modo vero; fanno parte dello Shadow Banking anche le società di assicurazione, i fondi comuni di investimento e tutti gli investitori istituzionali, purché appunto svolgano funzioni di intermediazione creditizia seppur non possedendo questa caratteristica.
La letteratura inoltre dà una seconda definizione per questa nozione: “Lo Shadow Banking non è altro che una disarticolazione dell’intermediazione creditizia“
Di certo in entrambe le definizioni si può trovare un filo logico comune: lo Shadow Banking, a differenza di quanto si possa carpire dalla sua traduzione, non ha nulla di oscuro. E’ anzi ormai ben conosciuto, e di sicuro è un sistema parallelo a quello dell’intermediazione creditizia ordinaria e, che a differenza di quest’ultimo, è fondato su una mancanza di regolamentazione che rende il tutto molto meno sicuro e visto con occhio ancor più malevolo.
Per rispondere alla domanda iniziale, non per forza un sistema come questo ha un aspetto negativo, soprattutto in una situazione di evoluzione continua dei vari mercati, in primis quello bancario; ma di sicuro la mancanza di regolamentazione fa sì che sia un sistema più incerto e quindi più rischioso.
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