Di Serena Riva
Chi non ha mai desiderato possedere le parole giuste per esprimere quel sentimento forte e incondizionato che è l’amore? Chi di noi non ha mai dedicato canzoni, pezzi di scritti o poesie al proprio partner o infatuazione momentanea ?
Probabailmente, chiunque abbia mai provato un tale sentimeto può dirsi, davvero, colmo di quell’isporazione che esso crea, di quella voglia improvvisa di urlare a tutti le proprie emozioni o sussurrarle nell’orecchio del destinatario. E allora quale arma migliore se non le meravigliose poesie d’amore di Neruda?
Nel testo edito da Passigli Editori, uscito per la prima volta, in versione differente, nel 1959 e, più recentemente, nel 2004, intitolato Cento Sonetti D’amore di, per l’appunto, Pablo Neruda, ritroviamo le sue poesie più famose che rieccheggiano con forza e prepotenza, viscerali e carnali. Sfogliando il testo, seppur scritte nella prima metà del ‘900, le sue parole ci risultano ancora così vivide, famigliari, confortanti, intime e quotidiane. Rispecchiano i nostri pensieri e risuonano nelle corde della nostra anima, toccando, con ardente dolcezza, quei tasti così profondamente nascosti nel nostro subconscio da farci tremare d’emozione.
La sua poesia parla di amori densi, passionali, caldi come la sua terra che così stupendamente viene racchiusa nelle sue espressioni poetiche, che così magicamente rende ogni parola perfetta e chiara. La sua terra, il Cile, è evidente in, quasi, tutti i suoi scritti come nel sonetto XI: “.. e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo, cercandoti, cercando il tuo cuore caldo come un puma nella solitudine del Quitratúe.” (cit.)
L’intelligentissima trovata di Passigli Editore, nella pubblicazione del 2004, di matenere, da una parte, le poesie in lingua originale e, dall’altra, la traduzione in italiano, permette di poter leggere ed osservare la grandezza di quest’autore nella sua lingua natia e, quindi, poter cogliere quei suoni e quei ritmi che, forse, in italiano posso perdersi e che rendono completa l’atmosfera unica dei suoi sonetti.
Come dimenticare l’ultizzo della sua poesia all’interno del film Patch Adams (1998), così ben declamata dal protagonista, interpretato da Robbie Williams, che, con struggente amore, incanta gli spettatori facendoli naufragare nella,scena più toccante di questa pellicola e nelle parole così perfette e drammatiche di Neruda: “ [..] T’amo senza sapere come, né quando, né da dove, t’amo direttamente, senza problemi né orgoglio: così ti amo perchè non so amare altrimenti che così [..] “ (cit.) E queste parole sono così vicine a noi, ci toccano direttamente, ci muvono e scaldano l’anima, entrano nelle ossa e si fanno strada fino al midollo, inebriano il cervello e accellerano il flusso sangugno, facendo sussultare il cuore. “ [..] così vicino che la tua mano sul mio petto è la mia, così vicino che si chiudono i tuoi occhi con il mio sonno.” (cit.)
A tutti gli effetti, il più grande poeta del XX secolo e premio Nobel per la letteratura nel 1971, Pablo Neruda testimonia come la poesia possa essere qualcosa di intentestino, ma universale, parlando di un sentimento così difficile da imprigionare in una frase, così compliato da poterlo stendere con leggerezza su un foglio bianco. Tuttavia, ci mostra come lui ne sia capace, come, ancora oggi, sia grande e inspiegabile la sua arte, come sia alta, eppure così facile da abbracciare, la sua poesia.
Egli ci da prova di essere un uomo, un poeta, un’artista, ineguagliabile, dal tocco deciso, ma tenero, dalla parlata densa, mielosa, ma mai stucchevole. Eterne ed intramontabili le sue parole, ancora oggigiorno, sono testimoni di grandi amori, sono le intermediarie dei più travolgenti sentimenti, perfette da usare e ricordare, da scrivere o cantare. Perché, come la musica, non sentono il passere del tempo, anzi, forse, dal tempo sono riforzate e rese, se possibile, ancora più magiche.
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