Fra pochi giorni c’è Capodanno. Inizia l’anno 2072. Secondo la tradizione induista, all’incirca in corrispondenza del 12 novembre del 56 a.C il re Vikramaditya stabilì il suo regno, dopo aver confitto gli Sciti (popolazione originaria della regione dell’attuale Iran, da non confondere con i quasi omonimi Sciiti islamici di secoli successivi). Dal nostro 1903 c’è un paese in cui questo modo apparentemente futuristico di segnare le date è ufficiale: si tratta del Nepal.
Anche per i buddhisti l’anno 2015 si è svolto tempo fa: il calendario per questa religione è infatti inizato più di cinquecento anni prima del nostro, quando si tramanda che il Buddha storico abbia raggiunto il “paninirvana”, vale a dire la morte materiale.
Ancora più lontano nel tempo è l’anno 1 del calendario ebraico, che a settembre è entrato nel suo cinquecentosettantaseiesimo anno. Il primo capodanno per la più antica delle religioni monoteiste risale, si tramanda, alla data considerata sulla base delle intepretazioni delle Scritture come corrispondente alla Creazione dell’Universo.
Molto più giovane è invece la religione islamica, che ha da poco meno di un mese festeggiato il suo millequattrocentotrentottesimo anno.
Ancora bambina, in proporzione, sembra essere la religione Sikh, la cui prima fratellanza, la Khalsa, fu fondata nel nostro 1699 e che quindi si trova a vivere l’anno 546.
Spesso ci capita di considerare le nostre date di nascita come universali, facili da far capire ovunque nel mondo. Tuttavia dire in Nepal di essere nati nell’anno 2000, senza specificare altro, potrebbe voler dire per un quindicenne straniero di portarsi molto bene i suoi apparenti 72 anni.
Calendari diversi però non bastano a fermare l’inesorabile scorrere del tempo, dimensione tanto astratta sulla quale molti scienziati si sono arrovellati. Potrà mai esistere una macchina del tempo come quella usata dal Doc del famoso film “Ritorno al Futuro”, da poco divenuto di ambientazione totalmente nel passato?
Fra i questiti teorici in proposito si ricorda il paradosso dei due gemelli, uno astronauta in viaggio per una stella lontana 8 anni luce a 0,8 volte la velocità della luce per 10 anni terrestri di andata e 10 di ritorno e l’altro rimasto sulla terra. Per l’astronauta, vista la velocità a cui si muove e considerando la teoria della relatività ristretta enunciata da Einstein nel 1905, per la quale più la velocità di un corpo si avvicina a quella della luce più il suo spostamento nel tempo rallenta, il viaggio sembrerebbe aver preso il 60% di tempo in meno, ma questo renderebbe il secondo gemello apparentemente più vecchio. Il problema fu posto dal filosofo inglese Herbert Dingle, ma poco dopo risolto dallo stesso Einstein, con una idea che sembra non escludere, almeno in teoria, la possibilità di viaggi nel futuro.
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