di Martina Giobbio
L’ “Otello” è una tragedia che risale al 1603 ma che presenta molti elementi moderni, come altre opere di Shakespeare.
La vicenda si divide tra Venezia, centro culturale ed economico, della razionalità, e Cipro, luogo di guerra, dell’abbandono alle passioni irrazionali.
Otello è un uomo giusto, un eroico generale, che è caratterizzato anche da un contrasto latente ma costante tra forza e debolezza.
Al centro dell’opera vi è infatti il potere distruttivo delle passioni, in particolare della gelosia, che spinge il protagonista all’irreparabile. La gelosia, sollecitata dalle parole abilmente usate da Iago, portano Otello alla follia, ad assumere una natura bestiale così lontana dal suo carattere.
Iago, il cattivo emblematico, è un esperto manipolatore, un critico invidioso, che condiziona gli altri con una parola studiata sussurrata all’orecchio giusto, nell’ombra; riesce così a creare la rottura tra Otello e tutti gli altri personaggi. Otello certamente ci mette il suo, abboccando all’esca gettata da Iago senza la minima esitazione o dubbio.
L’ “Otello” è un dramma che si caratterizza per l’ingenuità del protagonista e per l’inganno delle apparenze, che rendono impossibile interpretare razionalmente la realtà, sostituendola con il sospetto.
Tutti i personaggi sono caratterizzati da un modo d’agire sconsiderato quando le passioni insorgono, modificando nel profondo il loro modo d’essere. Si caratterizzano sulla scena attraverso le loro parole, più che attraverso le azioni: sono le parole a esplicitare i motivi del loro agire.
L’unica a mantenere la sua personalità fino alla fine è Desdemona, personaggio indipendente, di grande integrità morale, priva di pregiudizi e leale.
Altra tematica fondamentale è l’isolamento: Otello in quanto “moro” è diverso dagli altri membri della sua classe sociale e per questo viene isolato a causa della sua altezza e del colore di pelle. Sebbene condivida con i veneziani religione, valori e cultura non farà mai davvero parte della società, anche se loro ne hanno bisogno per il suo valore militare; appena la guerra contro i turchi è finita, gli viene immediatamente tolta la carica di governatore di Cipro.
È molto frequente nel testo l’opposizione tra bianco e nero su cui Shakespeare gioca molto, nel contrasto tra razze e eroicità o malignità.
Il linguaggio è ricco di metafore e immagini; per esempio Otello è definito nel corso dell’opera “vecchio ariete nero”, con lo scopo di sottolinearne le qualità ma anche la sua diversità.
Shakespeare traccia in quest’opera un’approfondita analisi psicologica dei personaggi che consente al lettore di immergersi completamente nella storia, quasi fosse veramente presente.
Solo il lettore e Iago, che ha orchestrato tutto, sanno davvero cosa sia successo: si assiste, impotenti, alla perdita dell’autostima, della fede nell’amore e, in qualche modo, della ragione da parte di un uomo valoroso che è ridotto solo a un livello bestiale.
L’universalità dell’opera sta proprio nella valenza generale della gelosia, che colpisce tutti i personaggi: Iago desidera, invidioso, la posizione e il potere di Otello, Desdemona desidera essere diversa, in quanto costretta nel suo ruolo di donna, e Otello desidera essere come tutti gli altri, vuole inserirsi con tutto se stesso.
Alla fine però non restano che sconfitta, dolore e morte.
L’ “Otello” è un testo che va letto non solo per la sua valenza universale e moderna ma anche perché rappresenta il genere umano nel modo più negativo possibile: non ci sono vincitori o lati positivi nell’opera, solo ottimi spunti di riflessione.