Lo sguardo attento di Emanuele Minetti sulla propria città, in mostra dal 30 settembre al 30 ottobre presso la Galleria Artepassante Venezia.
I pinnacoli del Duomo, i balconi del Bosco verticale e gli scorci angusti della Milano poco conosciuta. Ritagli di vita quotidiana, di palazzi e incroci, di finestre estrapolate dal contesto usuale, strappate alla frenesia della metropoli e immortalate su pellicola. Cortili e interni cui sono stati rubati i colori, e ancora aiuole che esplodono di fiori rifulgenti d’un rosso acceso corallo. Gli scatti di Emanuele Minetti delineano un viaggio tra le strade e gli edifici di una Milano troppo spesso osservata distrattamente. L’emozione traspare nei contrasti, ora scale di grigi, ora nei colori brillanti. Così, attraverso il proprio obbiettivo, l’autore ci offre la propria visione di una città definita “invisibile”, come solo lui la vede.
Quando è partita l’idea della mostra Milano: la città invisibile?
Ho sempre fotografato la mia città, raccogliendo tante idee. Tuttavia le fotografie qui esposte (e sono solo alcune della raccolta) risalgono agli ultimi 10 anni.
Quando il bianco e nero e quando il colore?
È una scelta totalmente emozionale, come anche quella del soggetto. Nella mia fotografia non c’è nessuna logica: è una visione.
Nei Suoi scatti ricerca il dettaglio o il complesso?
Quello che vedo.
Il titolo della mostra si rimanda inevitabilmente al celebre romanzo di Italo Calvino. C’è forse qualche collegamento con Le città invisibili?
No, non c’è nessun nesso con Calvino. Milano è invisibile perché la vedo solo io.
Eppure nel romanzo sopracitato un’interessante osservazione del protagonista ben si adatterebbe ai Suoi scatti…
Anche le città credono d’esser opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altra bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le 7 o 77 meraviglie ma la risposta che dà a una tua domanda.
Qual è la risposta che Milano ha dato a questo reportage?
Bella domanda. Una fortissima empatia, senz’altro, emersa al momento di ogni scatto. Amo Milano e l’ho sempre amata, è la mia città. È come un ritratto di donna; d’altronde se non l’amassi non potrei.
“Le pieghe delle città nascondono migliaia di meraviglie”: qual è l’angolo nascosto di Milano che più L’affascina?
È ritratto in questa foto (racconta avvicinandovisi), scattata dalle parti di viale Monterosa. Un angolo poco conosciuto…
(Non posso che concordare mentre osservo la scia dell’aereo che taglia il fazzoletto di cielo azzurro tra i due palazzi, cercando invano di riconoscere il luogo…).
È questa la foto che più la rappresenta?
No, è questa (spostandosi all’inizio della collezione). Mi trovavo sopra il Duomo e il caso ha voluto che scorgessi tutte queste persone in nero sulla via. È la prima che ho scattato, otto anni fa, e che non potrò più rifare: Milano non esiste più così.
E se invece dovesse sceglierne una a colori?
Lo scatto dalla vetta del Museo del Novecento. Quella volta ho davvero avuto fortuna: mi trovavo in cima, quando ha di colpo iniziato a piovere e un Senegalese ha aperto l’ombrello, e io ho scattato.
Una parola per descrivere Milano?
Magica.
Magica, Amata, Invisibile. Questa la Milano di Emanuele Minetti, in mostra presso la Galleria Artepassante Venezia, dal 30 settembre al 30 ottobre 2015.
Fonti
Crediti
Un commento su “Milano: la città invisibile”
GRAZIE MILLE ELISA!