di Simone Belletti
Sotto un plumbeo cielo autunnale questo sabato si è svolta a Milano la manifestazione “Le nostre vite, la nostra libertà”, un evento volto a promuovere la laicità dello stato e sollecitare le istituzioni ad affrontare i temi dei diritti civili su cui il nostro paese ha accumulato un discreto ritardo.
Diverse centinaia sono le persone arrivate anche da altre parti di Italia per rivendicare il matrimonio per coppie dello stesso sesso, una legge sulla fecondazione assistita, l’applicazione effettiva e corretta della legge 194 sull’interruzione di gravidanza, la libertà di scelta circa il fine vita, leggi efficaci contro l’omotransfobia e una gestione scolastica che non penalizzi le scuole pubbliche a favore di quelle private (molto spesso confessionali).
Questi sono stati i temi affrontati nei diversi interventi, temi su cui ancora grava l’influenza della dottrina religiosa, a volte in modo così incisivo che si ha quasi l’impressione che nel nostro paese la chiesa cattolica, su alcune questioni, abbia il diritto di veto.
Sul palco allestito in Piazza del Cannone si sono susseguiti gli interventi e le testimonianze iniziando dalla questione del fine vita, con storie come quella della lotta di Max Fanelli http://iostoconmax.tumblr.com/; tra i tanti sono intervenuti Beppino Englaro e ,in video, Mina Welby.
Poi è arrivato il trascinante intervento di Don Franco Barbero .
Ha fatto immediatamente notare lo tsunami che ha investito il Vaticano stamattina (l’eclatante coming out del teologo Monsignor Krzysztof Charamsa) che sembra capitare proprio a fagiolo.
Don Barbero riesce ad accendere gli entusiasmi, dopo l’ascolto silenzioso e assorto degli interventi precedenti, inizia ora a diffondersi anche un po’ di ilarità, ilarità che viene cavalcata da Marco de Paolini, Pastefice Massimo della Chiesa Pastafariana, che, con i modi goliardici e buffoneschi che contraddistinguono questa bizzarra “confessione”, dà il pieno appoggio, a nome del movimento, alla lotta per la laicità e le libertà individuali.
Accalorato l’intervento di Paolo Limonta per la difesa di una scuola che faccia crescere le coscienze in una comunità tollerante, concetto a quanto pare indigesto a parte della classe politica.
Gli oratori si sono susseguiti, spesso con testimonianze sentite (e a volte sofferte) di genitori o compagni omosessuali che vedono loro negati i diritti di cui gode il resto della popolazione, che subiscono una estenuante campagna omofoba sui mass media fomentata spesso da personalità politiche.
E’ seguito il concerto durante il quale ho colto l’occasione per saggiare gli animi dei manifestanti.
Innanzitutto sono andato a parlare con Valeria Rosini coordinatrice della sezione milanese dell’UAAR, associazione in prima linea sui temi della laicità; le ho chiesto di descrivere la situazione italiana.
Ha subito premesso che i processi di secolarizzazione sono in costante aumento, a fronte di questo però si starebbe assistendo a fenomeni di segno opposto: la paura di una presunta (quanto inesistente) teoria gender, l’influenza di CL nella sanità lombarda, leggi liberticide come la legge 40 testimoniano la presenza di sacche di resistenza o addirittura di regressione.
Ha finito con alcune considerazioni sui partecipanti, pur soddisfatta degli interventi, mi ha fatto notare che:
“forse la laicità che abbiamo visto oggi è la laicità dei non credenti, abbastanza facile, di stampo anticlericale, credo che la laicità debba sviluppare un dialogo con coloro che, pur essendo religiosi, sono disposti a vivere in una società laica”
In effetti un tema ripreso negli interventi è stato quello della mancanza di un solido fronte comune laico indebolito da divisioni a volte basate su differenze superabili.
Diversi i collettivi universitari LGBT, ho scambiato qualche impressione con i membri di PoliEdro, Gay Statale e Bicocca Rainbow. Tutti sostengono, chi più cautamente, chi meno, che le posizioni della classe politica non rispecchino quelle del paese reale che invece sembra essere molto più pronto ai cambiamenti di quanto non lo siano i suoi rappresentanti.
Le speranze dunque ci sono, ma tutto sembra procedere ancora con troppa lentezza.
Non potevo non intrattenermi un po’ anche con la ciurma dei Pastafariani, mi hanno edotto circa la loro ineccepibile teologia fatta di pasta, polpette, sbronze e otto condimenti sacri.
Facendo un bilancio degli interventi, è lampante che sul tema dei diritti civili l’Italia abbia assolutamente bisogno di emanciparsi da un moralismo clericale che prende spesso i toni dell’intolleranza.
Nonostante le nuvole grigie incombenti, non ha piovuto, non è scesa neanche una goccia, segno che Dio, o non esiste, o è anche lui a favore della laicità.
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