di Ophelia
Una bella cerimonia di nozze con musica e tremila spettatori seguita da una romantica luna di miele. In un’altra nazione, un uomo, impegnandosi con tutto se stesso per dare alla ragazza che adora una vita degna, finisce con l’essere promosso e raddoppiare il proprio stipendio. Nene Anegasaki e Ritsuko Akizuki sono le due donne che hanno dato la forza ai loro mariti di mettersi in gioco in modo tanto romantico. Sono anche dei personaggi 2D, protagoniste di videogiochi per diverse piattaforme. Questo bellissime ragazze sono delle waifu, delle mogli appartenenti ad un mondo bidimensionale, fatto di pagine di carta, fotogrammi animati o videogiochi.
Il termine waifu compare per la prima volta al grande pubblico in una puntata dell’anime Azumanga Daioh nel 2002. Si tratta della pronuncia giapponese della parola inglese wife (moglie). Indica un personaggio femminile del mondo 2D con la quale si è coinvolti sentimentalmente in modo esclusivo. Il fenomeno si è diffuso rapidamente in Giappone tra le persone facenti parte della cultura otaku, ma anche all’estero come testimonia Fabrice Requin che dopo aver sposato la sua Holo è partito con lei (nella versione cartonata 1:1) in un incredibile viaggio per il mondo.
Cosa può spingere una persona ad impegnarsi sinceramente in una relazione con un personaggio inventato?
Una donna 2D può apparire agli occhi dell’uomo che la ama esattamente come una donna tridimensionale, questo può essere in parte causato dai meccanismi del cervello che attiva determinati schemi percettivi sia davanti a un essere umano in carne ed ossa, sia davanti alla rappresentazione bidimensionale dello stesso. In pratica reagiamo alla vista dei soggetti allo stesso modo per tanto possiamo facilmente sviluppare un senso di attrazione sia verso persone presenti fisicamente che verso soggetti disegnati.
Per quel che riguarda il coinvolgimento emotivo la questione differisce di poco dai processi che applichiamo con le persone reali. Le attuali tendenze di story telling tendono ad sfornare personaggi sempre meglio caratterizzati, con lati umani molto ben articolati e studiati, la fantasia individuale poi è in grado di colmare qualsiasi lacuna.
Citando “A Discourse on and Defense of the ‘Waifu‘ Movement”
Una persona non potrà mai amarne un’altra, una persona potrà sempre e solo amare il concetto che ha dell’altra. Dato che non possiedi un collegamento telepatico con la tua sposa non puoi conoscerla nella sua interezza interiore. Ti innamori solamente di un ristretto numero di tratti della sua personalità che ti sono stati palesati. Questo è il vero punto di incontro tra 2D e 3D, in entrambi i casi ci infatuiamo con dei concetti.
Il pioniere della psicologia cognitiva David Burns sostiene che non sono le nostre emozioni a influenzare il nostro pensiero ma l’opposto. Visto che nessuno di noi può avere una percezione esatta e univoca del mondo, che percepiamo sempre tramite la nostra lente personale, i nostri processi cognitivi influenzano il nostro modo di sentirci e naturalmente il nostro comportamento. Nelle community dedicate al movimento non è raro leggere casi di persone che grazie al desiderio di essere migliori per le loro waifu hanno preso in mano la propria vita e si sono fatte valere, esattamente come chiunque altro desideri divenire migliore per la persona amata.
Nonostante questi risvolti potenzialmente positivi rimane complesso esprimere al di fuori di quegli spazi protetti la propria preferenza affettiva, questi uomini sono guardati con sospetto e tacciati di essere degli incapaci che si rifugiano nel mondo 2D solo perchè troppo inetti per ingaggiare relazioni reali o di essere delle persone malate, ossessive ed alienate.
Per quanto queste due ultime considerazioni possano essere corrette per una parte degli aderenti al movimento è in realtà vero che molti degli uomini fidanzati con donne 2D godono in realtà di perfette capacità mentali od emotive. La loro è una scelta consapevole, non ignorano il fatto che la propria compagna sia un personaggio fittizio, semplicemente accettano la cosa sul piatto della bilancia di tutti i benefici che ne traggono.
Parlando di sesso: guardare del materiale pornografico della vostra ragazza vi metterebbe a disagio o vi ecciterebbe? A questa domanda le risposte possono essere le più varie e si confrontano con i gusti e le scelte personali di ognuno. Per gli uomini innamorati della loro waifu non è diverso; alcuni di loro rifiutano di masturbarsi pensando a lei perchè ritengono in questo modo di mancarle di rispetto e di usarla come un oggetto sessuale, altri invece lo considerano parte integrante e necessaria della normale relazione di coppia e vivono questo gesto più liberamente col pensiero o tramite simulacri come vagine artificiali o grossi cuscini a grandezza umana che le rappresentano. Una cosa è abbastanza evidente nelle comunità dedicate a questo fenomeno, chi confonde per waifu una semplice attrazione erotica o cambia spesso personaggio viene considerato un ipocrita e una persona moralmente deprecabile, esattamente come nel caso di un uomo superficiale che usa le donne per sfogarsi senza un coinvolgimento sincero. Poi spesso nei casi di waifu molto giovani (come studentesse delle medie) vi è una sorta di ricerca della purezza che le idealizza come caste e immacolate.
Esiste la versione maschile, l’husbando che cattura i cuori delle donne o degli uomini omosessuali.
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