Di Elisa Navarra
Lucciole d’oro, uno stormo di Poesie si libra sul Duomo di Milano. Come coriandoli gettati in aria volteggiano, brillano, si perdono trasportate dal vento. Pioggia di versi che ci cogli impreparati, ci inondi completamente; mentre la Luna, disco di latte, pigramente si delinea dietro i pinnacoli.
Sabato 26 ottobre Piazza Duomo pullula di gente. Non è una novità in questo periodo in cui Milano è un campo magnetico del turismo mondiale; eppure questa sera la calamita non è Expo 2015, o almeno non direttamente. Di certo il contributo del Padiglione Cileno non è mancato, tuttavia l’iniziativa è partita direttamente dal Collettivo Cileno Casagrande, il quale ha voluto dimostrare come nella Città del maltempo la Pioggia talvolta sia pure… di Poesie.
100 000 segnalibri gialli luccicanti nel crepuscolo; 100 000 opere contemporanee di poeti italiani e cileni sparsi da un elicottero. E milioni di nasi curiosi all’insù, di occhi che si incrociano e rincorrono la danza delle rime nell’aria. Un simile evento era stato già in passato promosso a Torino, nonché a Londra e a Varsavia. Tuttavia la partecipazione nel capoluogo lombardo non ha certo avuto nulla da invidiare a quella delle tre città europee. Il pubblico nella piazza trascende ogni genere ed età: passanti trovatisi lì per caso, fotografi che cercano di catturare il vortice di carta nel cielo. Ragazzi ed adulti, locali e turisti: le mani intrecciate si chiudono attorno ai fogli, mentre gli occhi ingenui dei bambini si sforzano a leggere i bigliettini catturati come farfalle.
Rapita dalla nuvola d’oro che brilla attorno a me incorniciando le guglie del Duomo, quasi non mi accorgo delle braccia che si affannano per raccogliere gli ultimi versi ancora liberi. Stillicidio di poesia, e tutt’intorno il mondo si ferma. Lento un cartoncino volteggia, disegna ghirigori nel cielo; lieve ai miei piedi si posa. È un autore italiano, Marco Bini, tradotto in cileno.
<< La vuelta del mundo con retorno preciso
Al lugar siguiendo un paralelo entero-
Arquenadose maleable en las caderas del planeta
(el caminar como en el filo de una hojilla sobre la
cascara)
para sutraerse al embarazo es un golpe
de maestro de la ausencia en carne e hueso. (…) >>
E “sui fianchi del pianeta” sembra anche a me in quell’attimo di volteggiare, trasportata dalla musicalità delle strofe spezzate, cullata dall’armonia della metrica. Così mille altre persone, magicamente riunite per riscoprire la bellezza di un’arte dimenticata: un dono che cade come Pioggia dal cielo.