di Isabella Poretti
Sembra quasi una storia biblica o una favola senza lieto fine quella dell’azienda di Moncalieri, Neve Cosmetics, contro Nivea (di proprietà del colosso tedesco Beiersdorf); Davide contro Golia, Pollicino contro il gigante.
Neve è un’azienda di cosmetici biologici, amatissima da animalisti e ambientalisti, che sembra non abbracciare lo stesso pubblico dei consumatori di prodotti Nivea. Eppure, da tre anni a questa parte, la grande multinazionale ha intrapreso una battaglia legale contro l’azienda sabauda a causa di una presunta “confondibilità” del marchio, vincendo il primo grado di giudizio presso il tribunale di Milano.
Una questione etimologico-semantica ha fatto da pomo della discordia: la parola Nivea, derivante dal latino niveus/nivea/niveum che significa “bianco come la neve”, è troppo confondibile con Neve secondo i giudici.
La decisione del tribunale costringerà dunque la Neve Cosmetics a ritirare dal mercato i prodotti a marchio “Neve” e “Neve Make up”, scatenando inaspettatamente le reazioni contrariate del popolo del web che non si è lasciato convincere dalle elucubrazioni “filologiche” dei giudici.
Sono state raccolte più 4 mila firme in una petizione per convincere la Beiersdorf a rinunciare alla causa, inoltre è stato anche creato l’hashtag #iostoconneve a sostegno dell’azienda di trucchi bio. Pare quasi ridicolo l’eccessivo interessamento del colosso tedesco a Neve: le possibilità che il consumatore si confonda tra i due marchi sono davvero poche poiché l’azienda bio opera unicamente attraverso l’e-commerce o le bioprofumerie e ciò rende quasi impossibile imbattersi casualmente nei loro prodotti.
Il pubblico di Neve è molto selezionato, ricerca il marchio per la sua ecosostenibilità, per i suoi materiali naturali, senza utilizzo di petrolati o silicone (ingredienti invece onnipresenti in quelli della grande distribuzione).
La scelta del nome Neve, inoltre, è totalmente slegata dalla presunta somiglianza con Nivea come ha affermato Marco Aghem (amministratore della società sabauda) che invece ha spiegato che è «per fare riferimento alla purezza e all’unicità di ogni fiocco di neve. Quando apriamo le finestre del nostro stabilimento di Trofarello vediamo le Alpi e il nome è un omaggio anche a questo, ma non c’era nessuna volontà di sfruttare Nivea».
La multinazionale tedesca ha fatto una proverbiale figuraccia davanti a milioni di consumatori di prodotti di bellezza, offendendo la loro intelligenza e mostrando una gran coda di paglia. E voi da che parte state?
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