Il Bondage: origini e sviluppi

Di Ophelia

In questa epoca è facile trovare i più svariati suggerimenti per mantenersi in forma, godere di buona salute e rilassare la mente. Diete e consigli alimentari sono pontificati su ogni social network, posizioni dello yoga e istruzioni sulla meditazione condivisi ovunque. Queste pratiche portano benefici concreti e studiati nelle vite di chi li pratica, basta solo venire in contatto con una attività che sia in linea con i nostri gusti ed esigenze.
Un’esperienza che può accrescere la sicurezza in sé stessi, aumentare la consapevolezza del proprio corpo, essere di sostegno contro gli stati ansiosi e aiutare a comprendere i propri limiti fisici ed emozionali è il bondage.

Il bondage è una attività di carattere esperienziale basata sulla consensuale immobilizzazione, totale o parziale, di una persona tramite strumenti di vario tipo. Si può ricorrere a manette, fasciature, corde, fasce di lattice e qualsiasi cosa  possa essere utilizzata in modo controllabile e sicuro. La pratica prende piede soprattutto come gioco erotico senza essere però necessariamente finalizzata all’amplesso.

Recentemente, grazie all’impatto sui media e al successo della pratica, ha preso piede anche in occidente la versione artistica di questa pratica: il Kinbaku. Nata originariamente in Giappone, da una antica tecnica utilizzata per obilizzare criminali e prigionieri, il Kinbaku combina erotismo con arte e tecnica, proponendo legature complesse ed affascinanti eseguite con corde di juta che spingono il corpo del soggetto nelle pose desiderate dal maestro di corda, posizioni a volte alla portata solo di fisici da ginnasta.

Ricerche condotte da psicologi con osservazione diretta delle funzioni biologiche e tramite delle interviste strutturate hanno rilevato che le persone che praticano bondage possono ridurre considerevolmente stati di stress o ansiogeni. Questo avverrebbe per una serie di motivazioni alcune delle quali sono: l’essere immobilizzati alla mercé di un’altra persona ci fa sentire liberi dalle responsabilità, totalmente inermi in balia degli eventi, le sensazioni di costrizione che si provano, unite al contatto e lo scambio emotivo con il partner, favoriscono la secrezione di determinate sostanze nel nostro cervello, quali le endorfine, l’ossitocina e l’adrenalina; queste sostanze possono regalare un senso lucidità e accresciuta percezione delle sensazioni per poi lasciare in uno stato di rilassamento quasi ipnotico.

Gli appassionati del genere chiamano questo stato “ropespace” e non è raro assistere, dopo una intensa sessione, a sbotti di pianto catartici, che lasciano il soggetto in uno stato di totale liberazione e tranquillità, non molto dissimile a quello provato dopo un intenso orgasmo o uno sforzo sportivo prolungato nel tempo.
Questa pratica nelle sue forme più semplici è ottima per movimentare la vita sessuale, perché aiuta a rafforzare il rapporto di fiducia con il partner affidandogli il controllo dei movimenti corporei, acuendo il senso di responsabilità di chi immobilizza e soprattutto essendo molto divertente ed eccitante. Gli strumenti più usati sono cavigliere e polsiere
morbide, adatte a tutte le esigenze.

Come molte attività fisiche può essere effettuata a vari livelli di difficoltà, l’importante è non voler strafare subito e ascoltare il buon senso. Su Internet ci sono molti siti che contengono consigli utili e regole sulla sicurezza, oltre che una mappa di eventi disponibili in varie parti di Italia dove è possibile interagire con esperti del settore per apprendere una solida base sulla sicurezza e le potenzialità di strumenti e tecniche diverse.

Eventi:

Per chi volesse approcciarsi al kibaku a Milano il 12 ottobre si terrà un corso base presso VIRGOZ’ STUDIO in via Volvinio, 31.

Images: https://pixabay.com/it/

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