Prendete una metropolitana

Un momento condiviso in una metropolitana e poi tante facce vuote, sospiri simili ai nostri e indifferenza.
L’addio e l’incertezza che sia definitivo.
Ma continueranno a vedersi per sempre, immersi nei duri sedili di una sporca metropolitana.

PRENDETE UNA METROPOLITANA

 

Prendete una metropolitana
in una qualunque città.
Prendete il suo lento sferragliare,
i sedili scivolosi,
la luce al neon,
i corpi appiccicati nell’ora di punta.
Prendete
le lunghe e stridenti rotaie,
l’aria condizionata
nei giorni estivi
e il calore che ti abbraccia
in quelli invernali.
Prendete i mendicanti
che seduti sulle scale
ti ricordano della loro silenziosa presenza.
Prendete i ritardi scritti sul tabellone
e i turisti persi
tra le intricate linee cittadine.

Prendete tutto questo
e mescolatelo
ad una mattina qualunque,
in una qualunque città.
Il sonno che si incolla
al giornale appena comperato
e i cellulari perennemente in funzione
davanti ai nostri visi.
La metro si ferma
e poi riparte,
sempre lenta,
sempre carica di vita, di pensieri, di solitudine.
Guardarsi l’un l’altro e non vedersi veramente,
sentirsi complici,
ma divisi da insormontabili silenzi.
Con lo stesso viso insonnolito,
le medesime occhiaie da chi
si è coricato troppo tardi,
nonostante si fosse ripromesso di non farlo più.
Stessi pensieri accavallati l’uno sull’altro.
Stessa vita sempre di fretta.
Eppure non basta.
Non basta sedersi vicini tutti i giorni,
condividere le stesse alzatacce
e il male umore
che il lunedì ti aspetta
in agguato appena apri gli occhi.
Non basta.
Ti alzerai,
e vi dimenticherete
di esservi visti
fino alla mattina dopo.
Alla stessa fermata,
nella stessa metro.

Prendete tutto questo
e mescolatelo
con una sera qualunque
in una qualunque città.
Due ragazzi scendono le scale
scivolose che portano alla metropolitana.
Lei tiene i capelli sciolti
e fruga nella borsa
Lui tiene le mani nelle tasche
e guarda fisso davanti a sè.
Lui non compra il biglietto
e scavalca i tornelli
con spavalda noncuranza.
Lei, invece
passa la tessera
e poi fruga di nuovo nella borsa.
Ci sono poche persone,
sedute ad aspettare.
Trafficano con il cellulare,
o fissano un punto impreciso
davanti a loro.
Lui parla lentamente,
quasi faticasse.
Lei lo ascolta,
silente.
Quando arriva il treno sporco
e lento,
si prendono per mano.
Si siedono vicini.
Lei appoggia la testa sulla sua spalla,
e lui la inclina leggermente.
Quasi a dirle,
vieni più vicina.
più vicina.
Poi lui poggia una mano sulla sua coscia.
Lei gli stringe la mano.
E rimangono così,
fino al momento
in cui si separeranno.
Lei dovrà scendere e
cambiare metro,
lui continuerà il tragitto
per un altro pò.
Si danno un bacio veloce
sulla guancia.
Forse uno dei due
vorrebbe di più.
O forse entrambi.
Ma silenziosi,
continueranno a cercare
la mano dell’altro
ogni volta che saliranno
nella polverosa
e lenta carrozza
del treno.
(di Anita Mestriner)


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