Oggi la vecchiaia sembra quasi un tabù, una condizione irreversibile della natura umana, ma che deve essere schiacciata come una mosca il prima possibile.
Cerchiamo di nasconderla dietro maschere di plastica, diete e creme.
Ma siamo consapevoli che prima o poi la maschera cadrà e diventeremo come quella brontolona di nostra madre o come quello strampalato del nonno.
Gli anziani, nella nostra società, sono relegati ai margini, lasciati all’angolo ad occuparsi dei nipoti, ma hanno perso il ruolo di guida che avevano un tempo.
Abbiamo paura di guardarli negli occhi e accorgerci che ci stiamo specchiando nel nostro futuro.
Ma la vecchiaia e la caducità della vita mantengono ancora un fascino nelle poesie, nelle parole in rima e in particolare nella poesia di Wislawa Szymborska:
La breve vita dei nostri antenati
Non arrivavano in molti fino a trent’anni.
La vecchiaia era un privilegio di alberi e pietre.
L’infanzia durava quanto quella dei cuccioli di lupo.
Bisognava sbrigarsi, fare in tempo a vivere
prima che tramontasse il sole,
prima che cadesse la neve.Le genitrici tredicenni,
i cercatori quattrenni di nidi tra i giunchi,
i capicaccia ventenni –
un attimo prima non c’erano, già non ci sono più.
I capi dell’infinito si univano in fretta.
Le fattucchiere biascicavano esorcismi
con ancora tutti i denti della giovinezza.
Il figlio si faceva uomo sotto gli occhi del padre.
Il nipote nasceva sotto l’occhiata del nonno.E del resto essi non contavano gli anni.
Contavano reti, pentole, capanni, asce.
Il tempo, così prodigo con una qualunque stella del cielo,
tendeva loro una mano quasi vuota
e la ritraeva in fretta, come pentito.
ancora un passo, ancora due
lungo il fiume scintillante
che dall’oscurità nasce e nell’oscurità scompare.Non c’era un attimo da perdere,
domande da rinviare e illuminazioni tardive,
se non le si erano avute per tempo.
La saggezza non poteva aspettare i capelli bianchi.
Doveva vedere con chiarezza, prima che fosse chiaro,
e udire ogni voce, prima che risonasse.Il bene e il male –
ne sapevano poco, ma tutto:
quando il male trionfa, il bene si cela;
quando il bene si mostra, il male si acquatta.
Nessuno dei due si lascia vincere
o allontanare a una distanza definitiva.
Ecco il perché di una gioia sempre tinta dal terrore,
d’una disperazione mai disgiunta dalla speranza.
La vita, per quanto lunga, sarà sempre breve.
Troppo breve per aggiungere qualcosa.
Ma invece della morte, della vecchiaia, di sentirci inutili dovremmo avere paura di non riuscire a godere di questo prodigio, chiamato vita.
Come ci ricorda questo bellissimo inno alla vita, che sembra venire erroneamente attribuito a Pablo Neruda ma appartenere a Martha Medeiros, scrittrice e poetessa brasiliana.
Lentamente muore
(Ode alla vita)
Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno
gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente
chi evita una passione,
chi preferisce il nero sul bianco
e i puntini sulle “i” piuttosto che
un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso ,
quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro
chi non rischia la certezza per l’incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli
sensati.
Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente
chi distrugge l’amor proprio
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.
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