percy bysshe shelley

Alla scoperta di Percy Bysshe Shelley

Nel primo dolce sonno della notte

mi risveglio dai sogni in cui tu appari,

quando sospira lievemente il vento

e splendono le stelle luminose:

mi risveglio dai sogni in cui tu appari,

e uno spirito allora mi ha condotto,

chissà come, vicino alla finestra

della tua camera, o dolcezza mia!

Le arie vagabonde illanguidiscono

lungo il ruscello oscuro e silenzioso,

i profumi del Champak svaniscono

come dolci pensieri in un sogno;

muore il lamento dell’usignolo sul cuore

della diletta, proprio come me

destinato a morire sul tuo,

o tu che sei la mia amata!

Oh, ti prego, sollevami dall’erba!

Muoio e mi sento debole e languido!

Oh, che il tuo amore piova in mille baci

sulle mie labbra e sulle smorte palpebre.

Ahimè, le guance sono fredde e pallide,

ed il mio cuore batte impetuoso e forte!

Oh, stringilo al tuo cuore nuovamente,

dove alla fine si dovrà spezzare!

(Serenata Indiana, Percy Bysshe Shelley)

Percy Bysshe Shelley nacque nel 1792 in una famiglia aristocratica del Sussex e grazie alla sua discendenza divenne l’unico erede del secondo baronetto di Castle Goring.

Dopo aver frequentato un college rinomato (Eton College), nel 1810 si iscrive all’ Università di Oxford.
Nonostante il suo acume e la grande intelligenza che lo distinguono dagli altri allievi, Shelley si dimostra intollerante verso i programmi educativi, preferendo stimoli meno accademici come le passeggiate in campagna e gli studi sul magnetismo, l’elettricità e la chimica.

Nel 1811 venne espulso dall’Università, dopo aver pubblicato un opuscolo intitolato La necessità dell’ateismo.
Ciò porto a una rottura definitiva con il padre, poiché si rifiutò di rinnegare il suo ateismo convinto.

Dopo la drammatica espulsione da Oxford pubblicò una collezione di poesie, all’apparenza burlesche ma dal carattere rivoluzionario: I Frammenti postumi di Margaret Nicholson.

Le fonti si confondono col fiume

i fiumi con l’Oceano

i venti del Cielo sempre

in dolci moti si uniscono

niente al mondo è celibe

e tutto per divina legge

in una forza si incontra e si confonde.

Perché non io con te?

 

Vedi che le montagne baciano l’alto

del Cielo, e che le onde una per una

si abbracciano. Nessun fiore-sorella

vivrebbe più ritroso verso il fratello-fiore.

E il chiarore del sole abbraccia la terra

e i raggi della luna baciano il mare.

Per che cosa tutto questo lavoro tenero

se tu non vuoi baciarmi?

(Filosofia delll’amore)

Sempre nel 1811, Shelley sconvolse nuovamente i puritani dell’epoca scappando in Scozia con Harriet Westbrook, che sposò il 28 agosto.

Subito dopo il matrimonio intraprese vari viaggi in Irlanda, dove iniziò a manifestare attivamente sia contro il dominio inglese che contro il cattolicesimo.

In questi anni infervorati pubblicò La Regina Mab: un poema filosofico, che risente dell’influenza del filosofo inglese William Godwin.

E fu proprio nella librieria di quest’ultimo che incontrò e si innamorò di Mary Godwin, la figlia del suo mentore.
I due innamorati si incontrarono segretamente varie volte nel cimitero di Saint Pancras, dove si confessarono il loro amore.

Vista la disapprovazione di Godwin verso questa unione, il 28 giugno 1814 la coppia fuggì segretamente in Francia insieme alla sorellastra di Mary, Claire.

Dopo però sole sei settimane, squattrinati, i tre giovani ritornarono a Londra.
E fu qui, che nell’autunno del 1815 Shelley produsse l’allegoria in versi intitolata Alastor, o lo spirito della solitudine.

Nell’estate del 1816 gli Shelley fecero un viaggio in Svizzera per incontrare Lord Byron.

Le frequenti conversazioni tra i due poeti ebbero un effetto molto stimolante sulla poesia di Shelley.

Alla fine dell’estate Claire e gli Shelley tornarono a Londra. Claire però era incinta della figlia di Byron.

Ti amerei nel vento

Sotto il cielo terso in primavera

Tra la dolcezza delle rose…

 

Ti amerei nel canto degli uccelli

All’ombra della vegetazione

Sulle pietra calda e nuda

Sotto il solo bruciante,

 

Nella frescura dell’erba

E con il canto degli insetti..

Ti amerei il giorno e la notte,

Nella calma e nella tempesta

 

Sotto le stelle che brillano

Sotto la rugiada della notte

E la mattina all’alba

Con il sorriso e con le lacrima,

 

Ti amerei con tutte le mie forze…

(Ti amerei)

Dopo alcuni anni di alti e bassi nel 1818, il poeta insieme al suo seguito (la moglie, i due figli, la cognata e sua figlia) si trasferì in Italia.

Il viaggio fu segnato dalla dolorosa morte di entrambi i figli degli Shelley.
Sopravvisse solo il terzo figlio, nato a Firenze.
Queste perdite allontanarono per sempre Mary da Shelley.

«Mia carissima Mary, per quale ragione te ne sei andata,

E mi hai lasciato solo in questo mondo desolato?

Il tuo corpo è qui in verità -un corpo piacevole-

Ma tu sei fuggita, ti sei inoltrata per una strada desolata

Che porta alla più tetra dimora del Dolore

Dove anche per amor tuo io non posso seguirti

Ritornerai per me?»

Il poeta morì a causa di un incidente in mare nel 1822.


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