L’azione è un aspetto imprescindibile della fede islamica; credere in Dio, nella Sua Unicità e nella veridicità del messaggio profetico, comporta la conseguente applicazione quotidiana delle prescrizioni divine e profetiche, nella configurazione di un modello religioso che non contempla il solo aspetto fideistico-intimistico ma che anzi vede la fede estrinsecarsi massicciamente nell’azione materiale. Non accogliendo, l’Islam, nella propria coscienza religiosa, una divisione netta e contrastante tra anima e corpo, vita spirituale e mondana, vita privata, sociale, politica, è l’esistenza stessa, nella sua interezza e globalità degli aspetti, a risultare intrisa dell’elemento sacrale e religioso. Costitutivamente l’uomo non è essere interamente spirituale o materiale, egli si trova, piuttosto, al centro della corrente della creazione, ed è proprio questa peculiare natura “mista” a giustificare l’esigenza islamica di disciplinare la religiosità in termini globali.
L’Islam trova, quindi, il proprio fondamento nell’iman, (fede), e nel din, (pratica religiosa); l’elemento spirituale vivifica l’azione, l’azione imprime forma e direzione all’elemento spirituale. Con Arkan al-Islam, o Arkan al-din, parliamo dei cinque pilastri dell’islam, i cinque elementi fondanti la struttura della religiosità e della pratica islamiche: Shahada, الشهادة, testimonianza di fede, Salah, الصلاة, preghiera rituale, Zakat, الزكاة, elemosina rituale, Sawm, الصوم, digiuno durante il mese sacro di Ramadan, Hajj, الحج, pellegrinaggio presso Mecca. Raggiunta la pubertà, ogni uomo e donna che si vogliano dire musulmani devono ottemperare a tali doveri religiosi.
Il 18 giugno la Comunità islamica ha accolto l’arrivo del mese sacro di Ramadan: analizziamo nel dettaglio, la ratio del digiuno.
Il digiuno (Sawm):
183. O voi che credete, vi è prescritto il digiuno come era stato prescritto a coloro che vi hanno preceduto. Forse diverrete timorati” (Sura al-Baqarah, 2); “185. Il mese di Ramadhan, {è il mese} in cui è stato fatto discendere il Corano, {Libro che costituisce una sicura} guida per gli uomini e {contiene in sé} chiare prove di retta guida ed {è un infallibile mezzo di} distinzione {fra il bene ed il male}” (Corano, Sura al-Baqarah, 2).
Il digiuno islamico consiste, formalmente, nell’astensione dal mangiare, dal bere e dall’avere rapporti sessuali, dall’alba al tramonto, durante l’intero mese sacro di Ramadan, nono mese del calendario lunare islamico; è in esso (per l’esattezza, nei suoi ultimi dieci giorni) che, per la prima volta, venne, per grazia divina, fatto discendere il Sacro Corano, Parola di Dio, dal cielo superiore al cielo terrestre; è la “Notte del Destino”, Lailat-ul-Qadr, in particolare, la frazione temporale che vide l’esordio della rivelazione islamica inaugurata dal celeberimmo versetto “1. Leggi! In nome del tuo Signore che ha creato, 2. ha creato l’uomo da un’aderenza” (Corano, Sura al-Alaq), sceso sul tremante e impaurito Muhammad, pace e benedizioni su di lui, per mezzo dell’ Arcangelo Gabriele, su di lui la pace, presso la grotta del monte Hira; “1. Invero lo abbiamo fatto scendere nella Notte del Destino. 2. E chi potrà farti comprendere cos’è la Notte del Destino? 3. La Notte del Destino è migliore di mille mesi. 4. In essa discendono gli angeli e lo Spirito, con il permesso del loro Signore, per [fissare] ogni decreto. 5. È pace, fino al levarsi dell’alba.” (Corano, Sura Al-Qadr).
Ne sono esentati gli impuberi, i malati, gli anziani e le donne mestruate, in gravidanza o che allattano. Il digiuno mira, in generale, all’astensione da tutto ciò che è considerato religiosamente ed eticamente riprovevole; è, quindi, per il fedele strumento di autodisciplina volto al rafforzamento della pazienza e dell’integrità spirituale, al raffinamento delle virtù, in particolare quelle della trascendenza e della moderatezza, al contenimento dei propri istinti, allo sviluppo della solidarietà verso coloro che non dispongono dei necessari mezzi di sussistenza. Il Digiuno islamico è perciò espiazione e elevazione spirituale e morale: attraverso l’astensione temporanea da ciò che è prettamente materiale e mondano, la prescrizione divina agisce in chiave rieequilibrante sulla sfera spirituale e psicologica dell’individuo e della Comunità.
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