Il mercante di Venezia è un’opera teatrale che risale alla fine del XVI secolo ma che risulta essere ancora molto attuale. Grazie ai temi affrontati nell’opera, Shakespeare ci fornisce infatti spunto di riflessione su noi stessi e la nostra contemporaneità.
I temi portanti dell’opera, molto moderni, sono, tra i tanti, lo scontro etico, sociale e culturale, le diversità tra religioni, il conflitto fra amicizia e amore, il potere del denaro, lealtà e giustizia.
Nel corso dell’opera sono destinati a incontrarsi due universi molto diversi e distanti tra loro: uno maschile, impegnato a costruire e a incrementare un impero finanziario, e uno femminile, volto al piacere e all’amore romantico.
La trama, ricca e avvincente, è più o meno nota a tutti; di interessante, oltre alla struttura, ci sono i personaggi. Nell’opera, sulle due trame principali costruite intorno ad Antonio e Bassanio, si alternano parallelamente le vite e le avventure di vari personaggi in un intreccio perfetto.
L’opera è indubbiamente strutturata come una commedia ma contiene molti elementi tragici che hanno spinto gli studiosi a definirla una tragicommedia. Non è certamente una commedia spensierata e allegra, nonostante il lieto fine.
Il dramma riguarda essenzialmente un solo personaggio, forse il più interessante, il vero antagonista della vicenda: l’ebreo Shylock.
Al centro di tutto ci sono un prestito e una libbra di carne, che uniscono inscindibilmente Antonio e Shylock.
A una prima lettura Shylock può apparire solo come un malvagio, che esige un risarcimento disumano, pretendendo con implacabile durezza ciò che gli è dovuto, ma con una lettura appena più profonda si coglie come l’attitudine crudele dell’ebreo sia dovuta ai torti che ha subito da parte dei cristiani.
Non ci si può fermare alle apparenze etichettando superficialmente l’opera come antisemita ma ci si deve spingere più a fondo, apprezzandone la profonda ambiguità, il delicato equilibrio sulla quale è costruita abilmente da Shakespeare.
Shylock è sicuramente simbolo di una mutazione epocale, per cui, in una Venezia centro di traffici e di affari, si diffonde intraprendenza economica e idolatria del denaro.
Antonio, invece, è un personaggio che incarna la bontà d’animo, è il rovesciamento dello stereotipo del mercante infido, avaro e crudele incarnato da Shylock. Antonio è il migliore amico che si possa avere, infatti non esita a chiedere un prestito per aiutare Bassanio, un giovane ingenuo e innamorato della bella Porzia; con il proseguire della vicenda e con la perdita della speranza di trovare una soluzione, emerge l’aspetto più umano e fragile del mercante.
Personaggio interessante, che gioca un ruolo fondamentale nella vicenda, è Porzia: quella che a prima vista è semplicemente una bella donna salverà Antonio grazie alla sua astuzia. La donna incarna infatti i valori di astuzia, fortuna, bellezza e fedeltà.
Nel momento culminante del processo si scontrano legge e moralità cristiana. Shylock, che non conosce mediazione né perdono, accusa di parzialità la legge veneziana e pretende il suo macabro risarcimento. A trovare la soluzione è una donna, che sa di poter contestare le ragioni dell’ebreo, sostenute dal contratto, solo applicando la legge alla lettera.
Il testo risulta più profondo di quanto ci si aspetti da una commedia e ci pone di fronte alla complessa contraddittorietà del genere umano e alla sua incapacità di costruire una realtà adeguata ai propri desideri. Shakespeare costruisce un piccolo mondo in cui si coglie chiaramente la distinzione tra buoni e cattivi, tra colpevoli e innocenti, ma che risulta avere un fragile equilibrio.
Gli eroi, i buoni rivelano le proprie debolezze e i malvagi sanno spiegare le ragioni del proprio odio, che sempre nasce da violenze inflitte e subite reciprocamente.
Il mercante di Venezia risulta essere un’opera originale, profonda e divertente, sempre molto attuale, quindi da leggere assolutamente.
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