È già da qualche tempo che, passando la sera per i dintorni del Duomo, sentivo una musica proveniente da un’installazione davanti a Palazzo Reale, e avevo già dato qualche occhiata distratta alle gigantesche immagini proiettate sull’edificio. Ieri, finalmente, mi sono lasciata incuriosire e mi sono fermata.
Sono quindici minuti di proiezioni, ma passano in un attimo.
Mi sono seduta per terra, con molte altre persone, proprio di fronte all’edificio, ma abbastanza lontano da avere una visuale completa. L’ambientazione è rinascimentale, la musica suggestiva. Scorrono immagini di cavalieri dipinti a cavallo nella foresta, in cerca di eleganti dame. C’è una genealogia dei potenti dei Visconti e degli Sforza, coi loro ritratti.
Si ricordano i grandi artisti che i duchi seppero attrarre alle loro corti (Bramante, Filarete, Leonardo da Vinci, Josquin Desprez) e gli edifici di Milano costruiti durante la sua età d’oro: il Duomo, Santa Maria delle Grazie, il Castello Sforzesco, La Ca’ Granda e il Lazzaretto.
Interessanti anche le brevi informazioni sull’arte della guerra e sulla sanità nel ducato di Milano.
Ma, più che le parole, restano impressi la danza quasi ipnotica di immagini colorate ispirate all’iconografia del periodo, il forte rumore dei cavalli al galoppo, lo sparo dei cannoni, e una musica di sottofondo veramente affascinante, che guida benissimo le tensioni.
Il titolo è L’età d’oro di Milano XV sec., ed è definita una “opera urbana per musica e immagini” sul pannello esplicativo dell’installazione.
Leggo anche che la musica che mi ha tanto emozionato è tutta originata da un Sanctus di Franchino Gaffurio, maestro di cappella del Duomo di Milano, ritratto da Leonardo in un suo celebre dipinto.
Chi faceva foto, chi un filmino. La gente, che osservava anche dai gradini del Duomo, ha applaudito, alla fine. In tanti si sono fermati anche quando è ricominciato, e gli adulti sembravano tanto coinvolti dagli effetti visivi e sonori quanto i bambini.
L’iniziativa sarà attiva ogni sera, dalle 21.30 alle 24, fino al 21 giugno, e fa parte di Expo in città.
Forse risulta difficile lasciarsi coinvolgere tanto da considerare un riferimento a una nuova età dell’oro per la Milano dei nostri giorni, ma l’installazione, così evocativa e poetica, vale davvero la pena di una sosta.
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