di Anna Bellelli
Alla fine degli anni 50 l’America del boom economico iniziava a concedersi svaghi e frivolezze in quel particolare gusto “classico” e “per bene”, pieno di piccole tradizioni ed icone culturali che non ci appartengono, ma di cui siamo stati spettatori attraverso film e serie televisive.
È questo il caso delle Scimmie di mare o Sea monkeys, bizzarro quanto accattivante prodotto tipico di quegli anni, spesso nominato in televisione; Ma di cosa realmente si tratta?
Nel 1957 é l’imprenditore americano Harold von Braunhut ad “inventare” e mettere in commercio per la prima volta questo curioso prodotto. Già rispettato venditore di altri affidabili oggetti quali: gli Occhiali a Raggi X e Il Pesce Dorato Invisibile, a Von Braunhunt bastò comprare un paio di annunci sui popolari comic books dell’epoca per scatenare la curiosità e lo stupore di bambini e ragazzini di tutte le età, forse anche di qualche adulto, lanciando un vero e proprio fenomeno culturale.
L’annuncio in sé è forse la vera e propria icona della situazione. Alquanto buffo e improbabile, ritrae una famigliola di adorabili creature a metà tra l’uomo e il crostaceo che si gode la tranquillità dell’ acquario. Nonostante una scritta molto, molto piccola chiarisca che si tratta solo di una caricatura, è facile pensare come già dall’immagine le aspettative dei piccoli americani vengano tradite. Il “bello” però sta più nella descrizione del prodotto che nella sua rappresentazione.
Oltre le solite frasi da reclame possiamo leggere infatti una sorprendente descrizione di come sia “facile “ addestrare le scimmie di mare a fare giravolte, balletti e soprattutto a seguire ordini. Non è difficile quindi capire perché questo prodotto abbia suscitato così tanto interesse, né perché poi sia stato anche molto contestato da una serie di genitori arrabbiati con i figli in lacrime perché le loro scimmie di mare non saltavano nel cerchio.
In realtà tra tutti i prodotti “fuffa” degli annunci per corrispondenza, questo era più o meno il solo funzionante. Aspetto e capacità acrobatiche a parte, quello che i bambini ricevevano a casa dopo aver inviato il loro sudato soldino, era si una colonia di piccoli crostacei ma con i naturali limiti dei crostacei. Questo commercio si basa infatti sulla vendita di bustine contenenti uova di Artemia Salina , piccoli animaletti la cui nascita rimane in una sorta di stasi che può durare anche svariati decenni, fino al raggiungimento in un ambiente a loro favorevole ( ovvero semplice acqua salata). Con le dovute cure la loro vita dura circa due anni, non hanno particolari esigenze essendo naturalmente molto resistenti e adattabili a condizioni ambientali svariate ed estreme (ad esempio le grinfie di bambini inesperti). Per questi motivi sono allevati e utilizzati come cibo per pesci da acquario.
I bambini italiani non sono a lungo scampati a questa buffa moda, negli anni 70 infatti tra le pagine di riviste popolari come Topolino, Diabolik e L’intrepido hanno fatto la loro comparsa le piccole famiglie di scimmie di mare, ormai un classico in America.
Ancora oggi questo commercio continua a livello internazionale, basti pensare al restyling proposto pochi anni fa dalla marca italiana Gedis Group che distribuisce “pocci” e giocattoli da edicola. La Gedis riproponeva il solito meccanismo bustina-uova-stupore-acqua attraverso un nome più consono ai bambini ormai poco impressionabili di oggi: Skifidol di mare, appoggiandosi ad un tipo di prodotto, lo Skifidol” misteriosamente fortunato. Purtroppo per i nostri amichetti marini, e per i distributori, le norme adottate dalle fabbriche di produzione in Cina non sono risultate in linea con quelle italiane e il Ministero della Salute ne ha ordinato il ritiro dal mercato. Tuttavia è possibile ancora oggi , e si spera in modo responsabile, acquistare le scimmie di mare attraverso marche e negozi autorizzati.
A quasi sessant’anni dalla raggiunta popolarità i nostri animaletti sono dunque il perfetto esempio di come un’idea banale, in questo caso un annuncio un pò furbetto, possa trasformarsi in un’icona senza tempo dei ricordi d’infanzia.
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