Tomas Tranströmer

Il 26 marzo 2015 si è spento a Stoccolma, all’età di 83 anni, il poeta norvegese Tomas Tranströmer.
Così mi è sembrato giusto, anche se un po’ in ritardo, ricordare uno dei maggiori poeti svedesi del nostro secolo.

Si posò la luce del giorno sul viso di un uomo addormentato.

Gli giunse un sogno più vivido

Ma non si svegliò.

Si posò l’oscurità sul viso di un uomo in cammino

Tra la gente nei raggi di sole

Forti e impazienti.

D’un tratto si fece buio come per il temporale.

Io ero in una stanza che conteneva tutti gli istanti –

Un museo di farfalle.

Tuttavia il sole era forte come prima.

I suoi pennelli impazienti dipingevano il mondo.

(Mistero per la strada)

 

Dopo aver letto questa poesia è ancora più chiaro che abbia vinto il premio Nobel per la Letteratura nel 2011, con la seguente motivazione: “perché attraverso le sue immagini condensate e traslucide, ci ha dato nuovo accesso alla realtà”.

Una mattina di giugno in cui era troppo presto

Per svegliarmi ma troppo tardi per riprendere sonno,

Devo uscire nel verde che è colmo

Di ricordi, e mi seguono con lo sguardo.

Non si vedono, si fondono completamente

Al paesaggio, perfetti camaleonti.

Sono così vicini che li sento respirare

Benché il  canto degli uccelli dia stupore.

( I ricordi mi vedono)

 

Tomas Tranströmer è nato a Stoccolma il 15 aprile 1931 e si laurea in psicologia nel 1956.
Lavora prima in un carcere minorile e poi con disabili e tossicodipendenti, divenendo un autorevole psicologo.
Nel 1990 è stato funestato da un evento tragico: viene colpito da un ictus, che però non gli impedisce di continuare a scrivere.
Infatti nel 1993 ha pubblicato Minnena ser mig (I ricordi mi guardano), la sua autobiografia e nel 2004 pubblica la sua opera più celebre: Den stora gåtan (Il grande enigma).

Sento cadere le pietre che abbiamo gettato,

Cristalline negli anni. Nella valle

Volano le azioni confuse dall’attimo

Gridando da cima a cima degli alberi, tacciono

Nell’aria più leggera del presente, planano

Come rondini da cima

A cima dei monti finché

Raggiungono l’altopiano più remoto

Lungo la frontiera con l’aldilà.

Là cadono

Le nostre azioni cristalline

Su nessun fondo,

Tranne noi stessi.

(Le pietre)


CREDITS

Copertina

 

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