Lente d’Ingrandimento: idiopatico e altre “parolacce” usate in un campo biomedico che ha ancora molto da scoprire

Molti termini usati in medicina appaiono incomprensibili a chi non si trova nel campo. Sulle cartelle cliniche si fa spesso uso di sigle e di parole che rendono specifica la comunicazione fra medici di diverso ambito e spesso sembrano rassicurare il paziente per il solo fatto di trovarsi una diagnosi esplicitata.

Persino quando le cause di determinati sintomi restano ignote, non lo si può esplicitare con perifrasi esplicite quali “cause (o meglio eziologia) sconosciute”. Viene perciò usato molto più spesso l’aggettivo “idiopatico“, o in alternativa “criptogenetico“.

L’idea di sostituire a un poco rassicurante “non saprei” questo tipo di terminologia ha finalità anche psicologiche: l’effetto placebo dato anche semplicemente da un referto scritto da uno specialista non è trascurabile.

In maniera analoga, soprattutto in passato, si utilizzava spesso la parola “congenito” per questo scopo, spesso riferito a malformazioni presenti sin dalla nascita ma compatibili con la vita almeno sino all’insorgere di eventuali disturbi. ɐ questo il caso, ad esempio, delle cardiopatie congenite, oggi classificate più nel dettaglio anche in base alla morfologia, difficili da indagare in vivo prima dell’avvento di macchinari per la diagnosi.

Se le cause sono poco note, anche la cura sembra essere difficile da trovare. Fortunatamente spesso si può comunque intervenire farmacologicamente sui sintomi o utilzzare nuovi farmaci per migliorare la sopravvivenza, come per la questione della fibrosi polmomare idiopatica, condizione subdola che dà difficoltà respiratorie dovute a un irrigidimento delle normalmente sottilissime pareti attraverso cui avviene lo scambio di gas. L’aspettativa di vita una volta diagnosticata era, fino a pochi anni fa, di appena due anni. Oggi è un po’ aumentata, anche se la terapia è molto costosa e richiede una diagnosi certa. Un aspetto simile del polmone, divenuto “a nido d’ape” si può avere anche in caso, ad esempio, di esposizione a sostanze come l’asbesto (amianto) o ad alcuni agenti patogeni. In queste situazioni, tuttavia la cura dovrà essere differente. Spesso, perciò, è essenziale anche poter dire che si escludono le cause più note per somministrare la cura più adatta.

Anche l’aggettivo “essenziale” può assumere un significato clinico: capita di trovarlo affiancato a una patologia molto diffusa nel mondo occidentale, l’ipertensione arteriosa. In questo caso si riconoscono diversi fattori di rischio, fra cui fumo e obesità, che sembrano essere concause, ma resta poco chiaro il meccanismo scatenante. Certo, prima di tutto, bisogna escludere un’altra delle ragioni più comuni di rilevazione di valori pressori elevati alle prime visite: la “sindrome da camice bianco“.

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