Lente d’Ingrandimento: Che cosa è davvero prezioso?

Stephen King non è uno scrittore che ha bisogno di presentazioni, di essere introdotto descrivendone le linee narrative principali, il genere. È difficile anche decidere quali titoli, tra tutti quelli che gli appartengono, si possano citare come i più celebri. In una vasta rosa, ho scelto “Cose Preziose.

Il motivo è semplice: viviamo quotidianamente una realtà influenzata più dal valore delle cose, degli oggetti, che da quello delle persone. Cogliendo appieno l’aspetto materialista della società, King estremizza l’attaccamento delle persone agli oggetti, mettendo alla prova i suoi personaggi: quanto sono disposti a pagare per possedere quello che più desiderano?

Siamo a Castle Rock, Maine, una tranquilla cittadina, la cui quiete – anche se inizialmente non palesemente – verrà disturbata dall’apertura di un nuovo negozio: Cose Preziose. Gestito da un anziano signore, Leland Gaunt, il negozio non sembra inizialmente vendere nulla di particolare. Incuriositi da questa nuova apertura, ignorando la profetica insegna “caveat emptor”, uno per uno i cittadini di Castle Rock fanno visita al signor Gaunt, rimanendo sorpresi nel trovare l’oggetto che desiderano più di ogni altra cosa: che sia la figurina di un giocatore di baseball, un soprammobile, una pietra preziosa e miracolosa od uno strano giocattolo utile a vincere le scommesse, il signor Gaunt ce l’ha; e i prezzi non sono inaccessibili: non chiede soldi, ma piccole azioni. Azioni non certo di cui andare fieri: il signor Gaunt, in cambio di ciò che più si desidera, chiede di fare un dispetto, all’apparenza innocuo, ad un concittadino. Si apre così una catena di piccoli eventi che, correlati, portano al caos.

Un solo personaggio non viene intaccato da questo vortice di meschinerie e bramosia di possedere: Alan Pangborn, lo sceriffo di Castle Rock che, indagando volta per volta su ogni piccolo scherzo, riesce a capire cosa stia succedendo nella sua città e quale sia la causa scatenante di quel caos, svelando infine la vera identità del signor Leland.

Come ogni romanzo di Stephen King, la lettura è una di quelle per stomaci forti; ma quel che più colpisce è l’abilità nello svelare e al contempo descrivere nel minimo dettaglio la bramosia di possedere, il percepire un oggetto come indispensabile per la sopravvivenza (o per lo meno per una vita serena).

Attraverso un ventaglio di personaggi che varia a livello di genere, condizione sociale ed età, King rappresenta una società avida ed egoista, in cui pur di possedere l’oggetto bramato si giunge ad una “guerra” interna, come se fosse l’altro a dividerci dalla felicità. Ed emblematica è la reazione di questi personaggi nello scoprire che non dovranno pagare per ottenere quello che vogliono: questi oggetti sono preziosi per loro, needful, come recita il titolo in lingua originale, alcuni risolutivi di situazioni complicate e tutti i compratori si aspettano che il prezzo per ciò che desiderano sia inaccessibile. Nel momento in cui scoprono che così non è, che il signor Gaunt non svuoterà i loro portafogli, l’incredulità è incontenibile. Al punto che quasi nessuno ci pensa su due volte ad accettare il compromesso di danneggiare qualcun altro, seppur a volte inconsapevoli delle reali conseguenze, pur di avere quell’oggetto.

Credo che il parallelo con la società odierna sia lampante, per quanto King possa concedersi un’esagerazione che solo la scrittura può donare. Cose preziose, aldilà delle tinte che lo stile di King non può che dipingere, lascia una sorta di amaro in bocca, spinge a riflettere profondamente su quanto questa avidità, questa smania di possedere sia sintomo di una società non sana, destinata a fallire.

Non tutti i personaggi di King comprano qualcosa che sia da mostrare, qualcosa che, visto da fuori possa descrivere la persona che lo possiede. Emblematico l’esempio di Polly, fidanzata dello sceriffo, colpita da una grave forma di artrite: l’oggetto da lei comprato è risolutivo per il suo stato di salute, non di certo estetico. Abbiamo quindi la rappresentazione di alcuni personaggi che cercano di dimostrare quanto valgono attraverso ciò che possiedono, tratto tipico anche della realtà sociale in cui viviamo, ed altri invece che cercano di riscattarsi attraverso soluzioni fittizie proposte dal signor Leland.

Grazie all’impavido sceriffo Pangborn scopriremo che in realtà tutti questi oggetti non sono altro che cianfrusaglie, che quello del signor Gaunt non era altro che un imbroglio, in cui è caduta un’intera cittadina. Un imbroglio, ovviamente, dalle tinte macabre e demoniache.

Non sono una lettrice assidua di Stephen King, non ho letto tutti i suoi libri e di certo il suo genere non mi è congeniale, ma credo che Cose Preziose possa inserirsi tra i libri la cui lettura è obbligata, perché è in grado di mettere in guardia chiunque sul reale valore da attribuire agli oggetti e soprattutto l’importanza che bisogna invece riservare alle persone, ai membri della propria comunità, affinché si possa avere a cuore il bene del prossimo e non la sua distruzione in favore del nostro successo.


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