Di Filippo Bottini
C’è una venatura nella produzione di arte contemporanea che si distacca nettamente dai canoni classici. Quasi tutta l’arte che viene prodotta oggi ha un forte legame con la classicità, per quanto nelle forme e nei caratteri estetici se ne distacchi nettamente; si ha sempre molto a che fare con la figuratività, o con la performance. Una di queste nuove tecniche è l’installazione, ne è un esempio Index 001, esperimento collettivo che alla Documenta V del 1972 che mirava a realizzare un’enciclopedia globale di tutto lo scibile umano. Un altro campo di rottura con il classico è l’arte digitale. In quest’ultima, seppur si produca spesso materiale figurativo come immagini o sculture, viene spesso inserito il tema dell’interattività con lo spettatore.
Un artista che negli ultimi anni si è cimentato con questo tipo di attività è Chris Milk. Regista di professione e fotografo freelance, si è fatto un nome nell’ambiente californiano della produzione di video musicali. Stufo di questo ambito si è dato dal 2010 alla produzione di arte digitale interattiva. Ha prodotto così The Exquisite Forest. Il concetto è quello del gioco The Exquisite Corpse, in cui ci si siede a tavola in un gruppo di persone e ognuno disegna una fascia del corpo di un’ipotetica creatura antropomorfa senza sapere cosa hanno fatto gli altri e il risultato finale è un mostro informe. Allo stesso modo Milk fa progredire una ipotetica foresta di racconti, in cui ognuno può aggiungere il suo contributo, continuando una storia infinita fatta di disegni, parole e immagini. Una sorta di narrazione globale dell’umano. L’”opera” è stata esposta nel 2012 alla Tate Modern di Londra, ed è ora un fenomeno virtuale globale grazie al sito a cui chiunque può accedere e lasciare il proprio segno.
Sempre del 2012 è The Treachery of the Sanctuary, un trittico di immagini video proiettate. Ciò che viene rappresentato qui è la silhouette di chi si trova di fronte allo schermo, distorta dal software. Nella prima cornice si può vedere il proprio corpo disfarsi in uno stormo di uccelli, nella seconda saranno gli uccelli ad avvicinarsi a noi in una scena alla Hitchcock, nell’ultimo le nostre braccia verranno tramutate in ali. L’immagine funziona come uno specchio e riflette in simultanea i movimenti di chi le sta di fronte, in un tranfert sinestetico in grado di proiettare lo spettatore in una sorta realtà propria aumentata. Si tratta di un viaggio che smembra ed esalta l’esistenza emozionale attraverso un nuovo linguaggio di fisicità immersiva.
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