di Martina Difilo
Siamo nel 2015 e sono decaduti i diritti d’autore di uno dei libri più letti e stampati al mondo: Il Piccolo Principe ha invaso le librerie, molto più di quanto non abbia già fatto fino ad ora. Per chi, come me, colleziona edizioni di questo libro, questa è stata una rovina: nuove traduzioni, nuovi approfondimenti, per un “semplice” racconto di neanche due centinaia di pagine, arricchito da disegni che lo fanno rientrare nella “letteratura per ragazzi”, se non addirittura per bambini.
Il Piccolo Principe
A mio parere, Il Piccolo Principe non può essere classificato: non ha età, non è un racconto di fantascienza, non è un romanzo. E credo che sia questa sua indeterminatezza a decretarne buona parte del successo: che tu sia un bambino, un adulto, un anziano, un cinico od un sognatore, troverai nel Piccolo Principe una chiave di lettura della vita stessa. Perché credo sia proprio questo a rendere Il Piccolo Principe sui generis: con il ventaglio di tipi umani che presenta in modo molto semplice (il vanitoso, il re senza sudditi, il geografo che però non è un esploratore, il lampionaio, …) e con i temi che affronta è una perfetta rappresentazione di quelli che sono i valori, i punti focali, della vita di ogni uomo e chiunque prenda in mano questo volume e ne legga anche solo alcune parti, non può che sentirsi rappresentato.
Con un’ottica adulta e analitica, l’incontro dell’aviatore/autore con questo bambino dai capelli biondi è un ritrovare se stesso e in particolare ritrovare una parte di sé che, crescendo e diventando adulti, diventa molto difficile da ricordare: l’infanzia, i bambini che siamo stati, il modo in cui guardavamo alle cose quando la disillusione e la concretezza della realtà, ancora, non ci avevano intaccati. Il dualismo occhi dei bambini/occhi degli adulti percorre dall’inizio alla fine questo racconto, semplificato in esempi pratici che mettono in risalto la posizione di vantaggio dei bambini rispetto “ai grandi”.
Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi.
Il viaggio
La forma in cui avviene questo incontrare se stessi è quella del viaggio: un viaggio che è fisico ed immaginario, attraverso piccoli pianeti popolati da personaggi emblematici, che allo stesso tempo è un viaggio attraverso la propria persona, la propria vita. Proprio l’incidente che porta l’aviatore a ritrovarsi solo nel deserto, con l’aereo in panne, è un modo perfetto di rappresentare quello che è un momento di smarrimento sia fisico che emozionale: il tentativo di riparare “la macchina” è un tentativo di riparare se stesso, cosa che l’autore riesce a fare grazie all’incontro col Piccolo Principe.
Ci misi molto tempo a capire da dove venisse…
L’amore
Altro tema fondante di questo racconto è l’amore, rappresentato dal rapporto del Piccolo Principe con la sua rosa. Non è tanto l’amare e l’essere riamati, quanto la dedizione che riserviamo a qualcosa o qualcuno che, inconsapevolmente, amiamo. Ed infatti la rosa del Piccolo Principe è superba, presuntuosa, che se fosse una persona non ci piacerebbe nemmeno. Ma non per questo il Piccolo Principe la ama di meno, non le dedica ogni attenzione: si prende cura di lei, la copre con una campana di vetro per proteggerla dagli agenti esterni, che siano il vento o una pecora senza una casa, che potrebbe mangiarsela. Le dedica tempo ed è proprio questo a rendere la rosa unica ed importante: non lo è la rosa di per sé, quanto il tempo che il Piccolo Principe le dedica.
È il tempo che hai perduto per la tua rosa, che ha reso la tua rosa così importante.
L’amicizia
Non poteva mancare, in questa rappresentazione della vita, l’amicizia: il capitolo 21 e l’incontro con la volpe rappresentano in toto questo elemento fondamentale della crescita come persona di ognuno. È la volpe a spiegare al Piccolo Principe cosa sia l’amicizia e come questa possa essere riconosciuta: dal concetto di “addomesticare”, créer des liens, ovvero il creare un legame speciale ed indissolubile con qualcuno, fino a quello dell’attesa.
Nel Piccolo Principe, l’attesa è vista come un momento magico, con un rituale tutto particolare, che va vissuta fino in fondo, gustandola esattamente tanto quanto l’evento che attendiamo. In particolare viene descritta l’attesa dell’arrivo di un amico, della felicità che precede ed accompagna questo evento.
Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, io dalle tre comincerò ad essere felice.
È proprio all’interno del ventunesimo capitolo che ritroviamo la frase più famosa di tutto il libro, che, da sola, costituisce una colonna portante della varietà dei temi affrontati da Exupery:
Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile gli occhi.
Forse è rappresentata tutta in questa frase la visione del mondo e della vita che Exupery vuole insegnare ai suoi lettori: sono “i grandi” (o almeno la maggior parte di essi) a vedere le cose così per come appaiono, non per come sono. La Volpe, confessando questo segreto al Piccolo Principe, sottolinea il fatto che le persone si siano dimenticate di questa verità, che abbiano smesso di guardare alle cose, invece di vederle e basta. Ed è proprio questo che dovremmo imparare dal Piccolo Principe, da questo bambino curioso e riservato, che vuole sapere tutto del mondo, raccontando poco di sé.
Del pianeta del Piccolo Principe, dell’asteroide B612, sappiamo poche cose: è piccolo, lo popolano un vulcano e una rosa, ma il Piccolo Principe si prende cura quotidianamente del suo pianeta, perché quella è la sua casa. Forse è questa la stessa cura che dovremmo avere noi del nostro di pianeta, per quanto molto più grande e popolato: ognuno di noi dovrebbe pulire ogni mattina il proprio vulcano, coprire la rosa con una campana di vetro e tagliare gli arbusti per evitare che diventino baobab.
Amo Il Piccolo Principe, l’ho amato dalla prima lettura: l’ho aperto per la prima volta bambina, quando riuscivo a cogliere il viaggio di questo bambino come qualcosa di fantasioso e continuo ad amarlo da adulta, quando ormai il Piccolo Principe è diventato per me la chiave di lettura di un mondo non sempre facile, quello delle emozioni, e ancor più in generale una filosofia di vita che riesce a farmi cogliere quanto ci sia di magico in ogni giorno vissuto.
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