Heavy Metal: Richard Serra

di Filippo Bottini

Spesso gli artisti si innamorano di un materiale e ne fanno il tratto distintivo del loro lavoro. In effetti la matericità è una proprietà che è in grado di esprimere moltissimo, quasi come se un oggetto potesse rivelare una propria anima. Richard Serra adora il metallo, e grazie a ciò si è imposto sullo scenario artistico internazionale grazie alle sue mastodontiche sculture, poste sul confine tra minimalismo, spazialismo e land art.

Nato a S.Francisco nel 1939 e tuttora tra noi, l’artista californiano si è formato come filologo con una laurea in letteratura prima di passare alla costa orientale per studiare arte a Yale. Negli anni trascorsi sulla costa occidentale si mantenne lavorando in un’acciaieria, acquisendo le competenze e l’impronta che avrebbe delineato la sua opera.

richard serra

I suoi primi lavori sono protagonisti dell’arte processuale. Come suggerisce il nome stesso questa è un tipo di produzione artistica concentrata sul processo di creazione dell’opera, facendo prevalere il risultato della lavorazione e utilizzando spesso materiali soggetti a variazioni nel tempo. Debutta quindi a Roma nel 1966 con i primi episodi della serie che chiamo Splashings. Si trattava di spruzzature di piombo fuso sulle pareti della galleria che avrebbe ospitato la mostra. Qui Serra rinuncia completamente a qualsiasi tipo di controllo sull’effetto estetico o formale dell’opera definitiva, prediligendo lasciare l’enfasi sul potere espressivo del materiale, delle sue modalità di agglomerazione. Questo capitolo di opere sfocia anche in un cameo nel film di Matthew Barney, Cremaster V (di cui vi ho parlato in un mio precedente articolo), finendo a fare colare silicone fuso per la spirale del Guggenheim Museum di New York.

richard serra

Parallelamente agli spruzzi di piombo, Serra si interessa all’acciaio ossidabile, e a come questo viene prodotto a livello industriale. Inizia così il lavoro più ampio della sua carriera, che lo vede assemblare enormi sculture composte da lamine di acciaio lavorate in diversi modi. Il comune denominatore è sempre la producibilità seriale ed industriale delle lastre utilizzate, elemento da cui riemerge la scelta tipica del minimalismo di nascondere la propria mano di artista per esibire la bellezza intrinseca del materiale e del suo processo di lavorazione.

serra

Estetica della macchina, cortocircuito di scala e giochi spaziali sono quindi gli ingredienti che Serra utilizza per giocare con il suo pubblico; creando sculture percorribili, all’interno delle quali la nostra dimensione di uomini viene confrontata con una sorta di mondo alieno fatto di ruggine, freddo e inospitale.

Filippo Bottini

Images credits ©Richard Serra

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