Lente d’Ingrandimento: il vaccino combatte virus e bugie

di Carlotta Micaela Jarach

Correva l’anno 1998 quando Andrew Wakefield, noto medico britannico, pubblicò sulla prestigiosa rivista «Lancet» un articolo destinato ad avere ripercussioni fino ad oggi. Senza entrare troppo nei dettagli e meriti scientifici (nulli) dello studio, la conclusione fu un fulmine a ciel sereno: i vaccini causano l’autismo. Se volessimo fare i pignoli, Wakefield non si riferiva alla pratica della vaccinazione in sé, ma strettamente al vaccino MPR, il vaccino trivalente per Morbillo Parotite e Rosolia, secondo lui tossico così com’era concepito, ma utilizzabile se somministrato in tre dosi separate. Nonostante ciò, la generalizzazione al binomio vaccino-autismo ha avuto terreno fertile: già dall’anno successivo, l’Inghilterra segnò un record di genitori disertori che, per paura di compromettere la salute dei propri bimbi, decisero di non far somministrare le dosi obbligatorie ai piccolini.

Per immunizzarci da queste tre patologie il vaccino trivalente rappresenta già dagli anni ’70 una garanzia in termini di efficacia e sicurezza, tanto da essere obbligatorio in molti paesi tra cui l’Italia. Sul tema obbligatorietà si potrebbe aprire una digressione lunghissima, perché è possibile rifiutarli, come i drammatici avvenimenti di cronaca ci hanno dimostrato. Purtroppo è vero, come per tutti i vaccini e i trattamenti medici in genere, anche il trivalente non è scevro da controindicazioni, ma le complicanze che i vaccini possono creare sono di gran lunga inferiori in termini di frequenza e aggressività se paragonati a ciò che il virus può provocare in un paziente non protetto. Non sono certo le caratteristiche macchie rosse del morbillo a far paura, quanto i gravi danni al sistema nervoso: le encefaliti, la maggior parte delle volte letali. Grande manovra di scelta non c’è, perché oltre alla prevenzione che si può fare tramite vaccino, non esistono farmaci specifici contro il morbillo: e nonostante le affermazioni siano state confutate, il medico radiato e l’articolo ritirato, nell’immaginario collettivo è rimasta l’idea errata e malsana che il vaccino arrechi danni alla psiche e alla salute.

Risultano vani i molteplici tentativi, da parte delle istituzioni e dei governi, di convincimento circa la sicurezza e i benefici di una vaccinazione di massa, fondamentale per evitare epidemie. Infatti, perché un virus come quello del Morbillo (Paramyxovirus) non faccia più danni, non basta vaccinarsi: è necessario che oltre il 95% delle persone intorno a noi lo sia. Questo fenomeno prende il nome di tasso critico di copertura vaccinale: ogni vaccino risulta quindi importante non solo per noi, ma soprattutto per chi non può usufruirne, primi fra tutti gli immunodepressi. I dati che emergono dai Ministeri della Salute di tutto il mondo sono chiari: il rischio di epidemia aumenta da una parte per via dell’accrescersi della virulenza del virus, dall’altra per il sempre più crescente numero di bambini non vaccinati che rappresenta così un possibile serbatoio di replicazione virale.

È necessaria un’inversione di tendenza e un ritorno alla vaccinazione massiccia.

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