Artepassante presenta la XVIII edizione del Premio Umberto Boccioni 2014
Il filo rosso è un percorso introspettivo: ognuno di noi ne ha uno diverso. (Francesca Colnago)
Sono molto naturalista: quando penso al filo rosso, penso al paesaggio. (Francesca Alparone)
Ancor prima di venire al mondo siamo legati alla Terra da un filo rosso indistruttibile. (Noemi Rotondo, I premio)
Il filo rosso per me rappresenta il legame creato dal ricordo che evoca un oggetto che apparteneva a un nostro caro. (Leonardo di Vittorio)
Quando il filo rosso è troppo debole e si spezza si ha l’annullamento della persona. (Natalia Bavosi)
Filo rosso che unisce che fonde che spezza; filo rosso preesistente, o creato da noi; immaginario, o reale; concreto, o nascosto nell’astrattismo di un ricordo. Filo rosso che
lega luoghi e culture diverse viste da giovani che, in un contesto sempre più global, possono avere prospettive ed orizzonti più allargati ed aperti,
come commenta il critico Matteo Galbiati. Un filo rosso che non distingue tra paesaggio esteriore ed interiore, ma che ha lasciato ai giovani creatori dei licei artistici di Milano e provincia e dell’Aquila la più assoluta libertà di esprimere se stessi nel paesaggio e nella storia. Un filo rosso che unisce…
Questo il tema della XVIII edizione del premio Umberto Boccioni, indetto dall’omonimo liceo milanese, in collaborazione con il Museo Pecci Milano e con il sostegno di Artepassante, che lo scorso 19 Febbraio ha inaugurato a Repubblica l’esposizione delle 20 opere selezionate dalla giuria di esperti e le 8 scelte da una giuria popolare, affiancate da quelle dei “Cinque artisti di Milano” (come li definisce Francesca Pensa): Di Gennaro, Galbusera, Jannelli, Miano e Zanini.
Il filo rosso, che per Pietro di Bellonio unisce le culture del mondo in assoluta libertà, diviene così metafora ora di mondi interiori, ora di tempi che si confondo e aggrovigliano, ora di nuovi spazi come in “Safe Places” di Niccolò Misrachi.
Tuttavia l’interpretazione che ha riscontrato maggiore successo è stata senz’altro quella di “legame”. Nel video “The Repetition” di Gaia Balbiani e Giulia Fregoni (II posto) esso connette l’attività svolta da una stampante che emette ossessivamente fogli di carta in un paesaggio perso nel nulla, con il vero scopo per cui è stata creata. La ripetizione si configura quindi come mezzo di valorizzazione e sminuizione, in uno sfondo che appare discosto e così vicino.
Ma il filo rosso è anche la speranza di ricostruzione che percorre i colori bui del cantiere dell’Aquila in “Città” (Federica Brizzi e Chiara Cesarini, III posto), nonché il sottile legame tra l’azzurro accecante del passato, il grigiore del presente e l’arancio infuocato di un paesaggio portato all’esasperazione dall’uomo. Così, in “Sguardo oltre gli strati” di Francesca Alparone, una finestra si apre su uno stesso paesaggio catturato in tre tempi diversi, l’ultimo dei quali presenta una differente tecnica, come spiega l’autrice:
Per voltare pagina bisogna cambiare stile di vita.
Sul colore si è invece focalizzata Natalia Bavosi, con un rivolo di sangue che spezzandosi annulla la persona, e il luogo:
Perché sono le persone che fanno essere i luoghi.
Concezione che è ben esplicitata nel video di Francesco Furesi, Travelling to, caleidoscopio di fotogrammi scorci ricordi e luoghi ai confini del mondo attraverso i quali il protagonista, aggrovigliato in un filo rosso che invade letteralmente l’intera stanza, viaggia con il pensiero.
Il paesaggio è metafora della mente. L’idea è nata ascoltando diverse canzoni, da lì è partita una riflessione su me stesso.
spiega in un’intervista.
È introspezione nel mondo dei ricordi anche nell’opera di Francesca Colnago, Ciò che resta.
Video e fotografie lasciano il posto a pellicole su cui sono intrappolati i ricordi, nastri rossi che si liberano dagli occhi vuoti di una donna. La bocca del calco è bendata: i ricordi nascono dagli occhi, non saranno mai trasmessi fedelmente.
Ho voluto bucare gli occhi, inizialmente erano chiusi per fare il calco, affinché ci fosse una continuità.
È come se vi si potesse entrare, e guardare all’interno, nella memoria.
Così il filo rosso ha percorso le opere dei numerosi concorrenti: concezioni e speranze diverse, ma sfaccettature di un’unica realtà. Un filo lunghissimo, indistruttibile e invisibile, come vuole una leggenda giapponese, che ha unito l’estasi dell’arte e di un immaginario all’avanguardia, ai sogni dei nuovi giovani artisti emergenti.
FONTI
Ufficio stampa Associazione le Belle Arti – Progetto Artepassante
CREDITS
Ufficio stampa Associazione le Belle Arti – Progetto Artepassante
Un commento su “Uniti da un filo rosso”