L’obiettivo che mi sono posto quando ho iniziato a scrivere per Lo Sbuffo è stato quello di informare le persone su cosa accade nell’ambiente che ci circonda e, dato che il motto del nostro giornale è “l’informazione culturale oggi, senza filtri e senza veli”, non pensiate che questa storia che vi sto per raccontare possa essere una semplice storiella di paese. In questo articolo vorrei riuscire a suscitarvi un sentimento vero. Come hanno fatto Don Luigi Ciotti e Lorenzo Sanua il 4 Febbraio scorso a Corsico.
In quel giorno si ricordava il ventesimo anniversario dell’uccisione di Pietro Sanua, un commerciante morto per mano della mafia con un colpo di pistola in volto nella città in cui aveva vissuto e a cui aveva dato tanto, proprio a poche centinaia di metri dalla sua casa.
All’Istituto Omnicomprensivo, la mattina, e nella Chiesa di Sant’Antonio da Padova, alla sera, Lorenzo Sanua e Don Ciotti hanno fatto conoscere la storia di Pietro a chi come me non ne era a conoscenza, e non solo: con la loro testimonianza hanno portato alla memoria non solo Pietro Sanua ma anche tutte le vittime innocenti che dopo tanti anni non hanno ancora ottenuto giustizia.
Don Ciotti è il fondatore di Libera, un’associazione che lotta contro la mafia attraverso diverse iniziative, e Lorenzo ne fa parte in quanto membro della sezione Sud Ovest di Milano, che ha sede a Trezzano sul Naviglio. In entrambi gli interventi a prendere la parola per primo è stato proprio Lorenzo, che ha inizialmente raccontato la storia di Pietro e in che modo ha vissuto la sua scomparsa, nel dolore della perdita del padre, per di più in età adolescenziale. Ha raccontato che non è stato facile, come ben si può intuire, ma che un incontro ha sconvolto la sua vita: proprio quello con Don Ciotti e la sua associazione nel 2010.
Da quel momento non si sente più solo perché ha vicino a sé non l’associazione, bensì tutte le famiglie delle vittime di stragi, che come lui dopo tanti anni cercano ancora la verità.
Infatti, proprio prima di iniziare l’intervento, ha detto: “Non siamo qui per ricordare mio padre, ma siamo qui a raccontare quella verità che ancora non c’è”.
Già. Quella verità invocata lungo tutta la testimonianza da entrambi. Don Ciotti come prima frase ha addirittura detto che “manca una parola all’interno della Costituzione: verità”. La cosa che ha colpito fin da subito è stato il fatto che Don Ciotti, pur non essendo parente, pur non avendo mai conosciuto Pietro Sanua, nel parlare sembrava che fosse coinvolto in prima persona nella vicenda. Per tutta la durata del suo intervento era sentitamente commosso, sembrava quasi che stesse tirando fuori dalla gola quel groppone che questa vicenda gli aveva creato: “Quando hanno ucciso Pietro, hanno ucciso anche la sua famiglia, ma anche tutti noi”.
Al mattino, a scuola, davanti a 300 studenti, Don Ciotti si è lasciato andare cercando di dare infiniti spunti ai ragazzi con questa storia. Li ha esortati ad essere dei cittadini responsabili e non “cittadini a intermittenza”, cioè esserlo sempre e non solo quando conviene, facendo anche esempi di persone che lo hanno fatto per davvero, come Peppino Impastato, perché bisogna “conoscere per diventare persone responsabili. Bisogna vivere in prima persona e non per sentito dire. Io mi sento piccolo nei miei problemi ma è il noi che vince”.
Don Ciotti ha ricordato anche il significato profondo delle parole. In una giornata come quella è facile usare la parola memoria, ma secondo lui deve essere usata con criterio: “noi che viviamo abbiamo la responsabilità della memoria, perché questa non debba rimanere retorica, ma bisogna farla ogni giorno cominciando dalle piccole cose”.
Tornando poi a parlare della verità, ha raccontato ai ragazzi che si dice che le stragi di mafia del 1992 di Falcone e Borsellino siano state le ultime: “Falso. Le vittime di mafia da quell’anno sono 3.550, tutte ancora senza verità”. Ha aggiunto che la corruzione e la Mafia sono facce della stessa medaglia, riportando anche qui alcuni passaggi di personaggi storici anche di molti anni fa che però sembrano incredibilmente raccontare cose attuali; addirittura nel 1877 il Giornale della Diocesi di Palermo denunciava la concussione tra la politica e la criminalità organizzata; nel 1900 Don Luigi Sturzo disse “la mafia ha piedi al sud ma la testa forse a Roma; diventerà ancora più crudele e risalirà lo stivale intero fino ad oltrepassare persino le Alpi”; nel 1964 il Cardinale Carlo Maria Martini ha parlato di 3 pesti che affliggevano la società e una di queste era proprio la corruzione.
Don Ciotti ha poi spiegato il significato della parola legalità, che, come ha ricordato, ultimamente ha perso il suo valore perché è una parola che è stata rubata e svuotata della sua sostanza. L’ha definita una “legalità malleabile e sostenibile”, cioè che viene fatta solo quando più conviene.
“Il primo luogo che ha comportato questo problema è la scuola, che diventando un progettificio, non insegna la responsabilità, che è l’elemento che sostiene il concetto di legalità. Non dimenticate che la legalità non è altro che lo strumento che porta alla giustizia e quindi alla verità!”
Don Ciotti ha concluso il suo discorso con un augurio ai ragazzi, di “avere coraggio ad avere più coraggio” e con un monito: “La società non deve dire che voi siete il nostro futuro, perché voi siete il nostro presente”.
Il momento serale è incominciato con una fiaccolata in memoria di Pietro Sanua che ha visto parteciparvi un gran numero di giovani e sindaci della zona, tra cui anche la Sindaca Maria Ferrucci. In prima fila durante la processione non potevano non esserci Lorenzo, sua madre e Don Ciotti.
Prima vi ho raccontato di come Don Ciotti ha parlato ai ragazzi quasi con la voce rotta dall’emozione e di come Lorenzo ha raccontato di non essersi mai più sentito solo da quando ha incontrato questa figura carismatica. L’immagine che raffigura nella maniera migliore tutto ciò è quella del sacerdote che accompagna la vedova Sanua per mano in processione con il sorriso sui volti di entrambi.
L’invito che Lorenzo ha fatto a tutti è stato quello di partecipare alla manifestazione di Libera del primo giorno di primavera, che quest’anno si terrà a Bologna, per poter ricordare ancora una volta tutte le vittime che ancora non hanno avuto giustizia e verità.
Certo, non è un’occasione che capita tutti i giorni quella di incontrare una persona speciale. Mi sento di dirvi che io mi reputo fortunato di aver avuto questa occasione. Anzi, addirittura per due volte nella stessa giornata e, inoltre, di averne incontrate due di persone speciali.
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