Alvin Lucier, mostro sacro di musica sperimentale e sound art. Classe 1931, musicista e compositore statunitense, Lucier ha attraversato tutta la parabola evolutiva della musica elettronica. Fin dagli anni ‘60 è pioniere in molti campi della composizione musicale e dell’arte performativa, e in particolar modo nell’uso di onde cerebrali nella performance dal vivo, nella generazione di immagini visive create dalla vibrazione del suono e nell’evocazione di spazi acustici a scopi musicali.
Le partiture di Lucier, apparentemente semplici, sono in realtà istruzioni che servono ad esplorare l’interazione e l’interferenza – nei diversi spazi e dei fenomeni acustici –, la vibrazione e il movimento della materia, l’uomo e la sua ricezione.
“È un po’ come se stessi aiutando le persone ad accostare ancora una volta la conchiglia all’orecchio per ascoltare il rumore del mare“.
Parliamo qui di tre lavori in particolare.
Music for Solo Performer
Il primo è Music for Solo Performer, del 1965. Durante la performance l’artista siede immobile di fronte al pubblico e, tramite degli elettrodi applicati alla testa, trasmette il ritmo e la frequenza delle sue onde alpha a degli altoparlanti, che a loro volta fanno suonare degli strumenti a percussioni sistemati in diversi punti della sala. L’esperienza è suggestiva, un concerto che si svolge nell’apparente immobilità dell’artista e degli strumenti, creando un coinvolgimento sonoro quasi sacrale.
L’idea di Music for Solo Performer nasce nel 1964, in seguito a una serie di conversazioni col fisico Edmond Dewan che all’epoca stava lavorando sulle onde cerebrali. Lucien trova il tranquillo riverbero delle onde alpha estremamente bello e, invece di rovinarlo in una lavorazione, lo utilizza come forza attiva nella creazione di un evento sonoro, “nello stesso modo in cui si usa il potere di un fiume”.
I am Sitting in a Room
Il secondo lavoro è I am Sitting in a Room, del 1969. L’artista legge un testo registrandosi, lo trasmette, e la trasmissione viene registrata a sua volta e ritrasmessa. Questo succede più e più volte, fino a che le proprietà acustiche della sala non interferiscono con la voce, che mano a mano si dissipa nello spazio e diventa suono puro. Il discorso diventa musica.
Nothing is Real
Il terzo lavoro è Nothing is Real, del 1990. Lucier è al pianoforte, con cui suona frammenti di Strawberry Fields Forever dei Beatles. Questi frammenti vengono registrati e diffusi dall’interno di una teiera che ne modifica il suono. Un oggetto che si fa ventriloquo e interprete di una canzone dei Beatles, trasfigurandone ovviamente la natura. Una poetica che ci introduce in un mondo sonoro completamente nuovo e profondo.