smartworking e digitalizzazione

Smartworking e digitalizzazione: le parole chiave del domani

Smartworking e digitalizzazione rappresentano le parole chiave per interpretare il mondo di oggi, ma anche quello del domani. Due facce della stessa medaglia che, in tempi come questi, sono strettamente legate tra loro. Lo smartworking è entrato ormai nella case di tutti, con pregi e difetti annessi, essere digitalizzati è quasi un imperativo al quale nessuno può sottrarsi.

Che cos’è lo smartworking

 

smartworking e digitalizzazioneTutti parlano di smartworking, ma forse in pochi conoscono il vero significato etimologico di questa parola: smartworking significa letteralmente “lavoro agile”.  Viene utilizzato solitamente per indicare una modalità di lavoro non vincolata da orari o da luogo di lavoro, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro. Nel mondo anglosassone è conosciuto anche come telelavoro, mettendo davvero in discussione i tradizionali vincoli legati all’obbligo di svolgere il proprio lavoro in ufficio secondo orari stabiliti. Questa pratica, molto all’inglese, detiene in realtà molti vantaggi “nascosti”, tra i quali quello di responsabilizzare maggiormente i lavoratori, permettendo loro di gestire in totale autonomia il loro operato.

Smartworking, in tempi come questi, sembra far rima anche con digitalizzazione. Digitalizzato è ormai quasi tutto il mondo che ci circonda. Se ci pensiamo, qualsiasi attività, dal piccolo bar sotto casa al centro sportivo di turno, possiede la modalità di fruizione digitale. Il digitale, in ogni sua forma, sta mettendo radici in tutti i settori, facendosi portavoce di una trasformazione, ormai in accelerazione, di una nuova modalità di vita.

Smartworking, digitalizzazione e pandemia

 

smartworking e digitalizzazioneLa pandemia di Covid-19 ha sicuramente contribuito ad ottimizzare questo processo. In tempi di lockdown siamo stati tutti costretti a fare i conti con un ipad, un pc o uno smartphone, cercando di trovare soluzioni di lavoro differenti rispetto al modus operandi tradizionale. Non è sempre stato facile, ma ci siamo adattati a un nuovo modo di operare, che nel bene o nel male, ha portato a dei cambiamenti.

I vantaggi non sono stati per tutti gli stessi: c’è chi ha apprezzato il fatto di non dover compiere il viaggio-odissea del mattino nel traffico. Chi ha saputo godersi più la casa e la famiglia. O chi è riuscito a ritagliarsi del tempo in più per sé. Anche coloro invece che hanno odiato tutto ciò, preferendo la frenesia degli spostamenti, le veloci pause caffè e i pranzi spesso al volo. C’è però un tratto che ha accomunato i più e i meno amanti dello smartworking: sapersi responsabilizzare. Tutti siamo stati chiamati a cambiare il nostro modo di approcciare la routine. Non con pochi sforzi, ma sicuramente appellandoci a un grande senso morale di responsabilità.

Cosa resta dello smartworking

Lo smartworking si regge su dei principi “sacri”, che a prescindere dal miglioramento o meno di questa situazione, saranno sempre intrinseci: flessibilità, autonomia, fiducia, responsabilizzazione, collaborazione, ottimizzazione degli strumenti e delle tecnologie. Si tratta di un vera e propria filosofia manageriale.

I pilastri di questa filosofia possono essere così riassumibili: le tecnologie, dalla social collaborazione alle workplace technologies, le competenze, ovvero le skills digitali per la rivoluzione “agile” e la cultura verso un’organizzazione result-based.

I pilastri di smart working e digitalizzazione

Una delle prime attenzioni, all’atto dell’avvio di qualsiasi iniziativa di smart working, deve essere quella di analizzare la dotazione tecnologica disponibile, al fine di comprendere la fattibilità concreta del progetto. Le tecnologie digitali rivestono infatti un ruolo fondamentale nell’agevolare e rendere possibili nuovi modi di lavorare, sono un driver fondamentale dello smart working. Il digitale consente di ampliare e rendere virtuale lo spazio di lavoro, creando un digital workplace in cui comunicazione, collaborazione e socializzazione sono indipendenti da orari e luoghi di lavoro.

La disponibilità di tecnologie è una condizione necessaria. Occorre però anche agire sullo sviluppo di competenze digitali che siano trasversali rispetto al profilo professionale di ciascuno. Lo sviluppo di competenze digitali è rilevante nelle organizzazioni, non solo perché contribuisce a rendere il lavoro più smart, ma anche perché è in grado di garantire l’employability delle persone nel medio lungo periodo.

Siamo in un presente in cui lo smart working è in crescita e anche l’approccio culturale nei confronti di esso deve essere in sintonia con questo cambiamento. La vera posta in palio è quella di essere in grado di affermare un’organizzazione capace di generare autonomia e responsabilità nelle persone, riconoscerne il merito, sviluppare talenti e l’engagement verso l’innovazione e il cambiamento.

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