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“The Umbrella Academy” 2: i traumi adolescenziali non ci lasciano mai

The Umbrella Academy torna su Netflix, la piattaforma di streaming, con una strampalata seconda stagione. Tratto dall’omonima dall’omonimo fumetto ideato da Gerard Way, il cantante dei My Chemical Romance, racconta la storia di una famiglia fuori dal normale.

I fratelli Hargreaves sono cresciuti presso l’Umbrella Academy, un istituto in cui li stravagante Reginald Hargreaves ha cresciuto questi sette bambini dotati di superpoteri, dopo averli adottati. L’obiettivo era di renderli dei supereroi nel mondo, ma l’atteggiamento prepotente (per nulla paterno) dell’uomo, unito a una serie di tragedie diventati traumi, ha spinto i membri di questa famiglia a prendere le distanze.

Li avevamo lasciati in fuga dalla fine del mondo del 2019, dopo una reunion che doveva salvare il pianeta dall’Apocalisse. All’ultimo secondo, numero Cinque ha trasportato tutti i fratelli – Luther, Diego, Allison, Klaus e Vanya – in un’altra epoca. Ma dove?

A distanza di un anno, la risposta arriva con la seconda stagione uscita lo scorso 31 luglio 2020.

Il salto temporale di numero Cinque ha portato i fratelli tra il 1961 e il 1963, tutti sparpagliati, a Dallas. Quando il piccolo (non proprio piccolo) approda nel 1963 (pochi giorni dopo l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, si ritrova in una realtà ben diversa: gli Stati Uniti sono sotto attacco nucleare dell’Unione Sovietica. 

I ragazzi dell’Umbrella Academy stanno combattendo per salvare il mondo, grazie ai loro poteri, ma non possono fermare quella che è la bomba nucleare in arrivo. L’intervento di un vecchio amico di Cinque lo salva, riportandolo indietro nel tempo, a una settimana prima. Nel tornare indietro nel tempo, la fine del mondo ha viaggiato con loro, o forse sono stati ancora una volta loro a causarla.

C’è un nuovo obiettivo da perseguire: riunire tutti i fratelli Hargreaves, salvare il mondo e tornare nel 2019. Dove saranno finiti?

Klaus, il primo ad atterrare nel 1961, ha fondato una setta di cui è il profeta e continua a convivere con il fantasma Ben, ormai per nulla scioccato dalle peripezie del bizzarro fratello; Allison si è sposata e si è unita a un movimento per i diritti delle persone di colore; Luther è il King Kong clandestine; Diego è finito in manicomio dopo il tentato omicidio di Lee Harvey Oswald per salvare il presidente JF Kennedy, ed è in terapia per superare il complesso dell’eroe e il suo continuo bisogno di compiacere il padre; Vanja ha perso la memoria ed è diventata la tata di un bambino autistico in una fattoria.

A complicare tutto, Handler, che credevamo morta nella prima stagione, in realtà è ancora viva ed è più carica che mai, nel tentativo di impossessarsi della Commissione, la quale ha messo sulle tracce del fratelli Hargreaves ben tre letali fratelli svedesi. Qualcosa potrebbe andare peggio? Certo, nel 1963 il padre dei sette fratelli era ancora in vita e più attivo che mai, in un contesto storico ben marcato e definito. 

Eppure, nonostante il suo carattere ostile, è pronto a dare una lezione di fondamentale importanza ai ragazzi, anzi a Cinque:

Forse il tuo appetito è sproporzionato rispetto alle tue abilità. Piccoli passi. Secondi, non decenni. […] In pochi secondi possono cambiare molte cose. Puoi spodestare un monarca o puoi innamorarti. Una ghianda non diventa una quercia in una notte. 

Questa seconda stagione di The Umbrella Academy è imperdibile, inimitabile nel suo genere. Steve Blackman e il suo team di autori sono riusciti a realizzare una stagione spettacolare dal punto di vista della sceneggiatura, arricchita da una playlist che da il tempo ai combattimenti mozzafiato. Un action dalla musica pop, con viaggi nel tempo, sparatorie, sentimentalismi, non manca davvero nulla.

Unica nota negativa, la famiglia Hargreaves, nonostante l’età e l’epoca, si porta dietro un bagaglio di traumi emotivi e adolescenziali che fanno quasi arrabbiare, il livello, rispetto alla prima stagione, è un po’ calato. Resta, in ogni caso, una serie tv imperdibile, autoironica e coinvolgente, consigliata a chi ha voglia di godersi dei combattimenti, davanti a una mega porzione di popcorn, ridendo di gusto e, perché no, a volte commuovendosi.

Il premio come miglior attore va a Robert Sheehan nei panni di un nuovo Klaus, un profeta poco credibile ma molto fico, affascinante come non mai.

So che è impossibile ma siamo diventati tutti più sexy.

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