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La musica dei Bastille: tra mondi orwelliani e futuri apocalittici

Accade abbastanza spesso di cantare a squarciagola o persino accennare qualche passo di danza su brani che di allegro non hanno proprio niente. Per la maggior parte delle volte ciò che ci distrae sono le sonorità spensierate e il ritmo particolarmente serrato. Ci facciamo talmente tanto trasportare dalle note che diamo meno importanza al testo, soprattutto se in inglese. Infatti, se prestassimo più attenzione alle parole, capiremmo subito che quel racconto in musica sia tutt’altro che positivo e ottimista. Questo capita molto di frequente con diversi autori contemporanei, tra cui spiccano i Bastille.

La band inglese con Dan Smith in prima linea è l’esempio perfetto di come nell’animo dei Millennials convivano al tempo stesso una trepidante attesa e paura per il futuro. Entrambe celano una riflessione inedita sul presente, forse troppo spesso trascurato e non studiato.

Formazione e i primi anni dei Bastille

I gruppi musicali che affascinano e coinvolgono di più sono sicuramente quelli capaci di creare una loro filosofia che va a fare da fil rouge ai loro progetti e all’intera discografia. I Bastille hanno avuto questo valore aggiunto sin dall’inizio, insieme a tanti piccoli dettagli che li hanno sempre resi interessanti. Per esempio, il nome Bastille lo devono al giorno di nascita di Dan Smith, fondatore della band, ovvero il 14 luglio, anniversario della presa della Bastiglia. Oltre a lui, compaiono nella formazione il tastierista Kyle Simmons, il bassista e chitarrista Will Farquarson e il batterista Chris “Woody” Wood.

Il loro debutto risale al 2010, con la pubblicazione per un’etichetta inglese indipendente di due singoli, Flaws e Icarus. Soprattutto in quest’ultimo, si nota la predilezione per raccontare storie moderne e personali creando analogie con vicende o personaggi del passato. La melodia funerea iniziale rivela poi in un ritmo ben scandito, dove si evidenzia il rischio odierno già corso da Icaro per i Greci.

Icarus is flying towards an early grave
You put up your defenses when you leave
You leave because you’re certain
Of who you want to be.

Di Flaws e Icarus ne vennero rilasciate solo 300 copie. La fortuna dei Bastille fu che una di esse finì nelle mani del radiofonico Alex Baker, che iniziò a sostenere la band nelle sue trasmissioni. Il passaggio in radio delle prime canzoni del gruppo contribuì alla crescita del loro pubblico, principalmente su piattaforme quali YouTube e MySpace. Nessuno, però, avrebbe mai potuto immaginare che cosa sarebbe accaduto con il rilascio dell’album d’esordio dei Bastille.

Bad Blood: il successo mondiale dei Bastille

Tra il 2011 e il 2012, la band britannica pubblicò una serie di singoli che anticipavano il loro primo disco. Cominciarono bastillecon Overjoyed, una ballad con forti richiami alla serie Twin Peaks, in particolare nel video. Seguirono poi Bad Blood e la canzone che avrebbe cambiato per sempre la carriera dei Bastille: Pompeii. Le sonorità elettroniche e l’atmosfera scanzonata si mescolano a un testo che ancora una volta fa del passato un episodio moderno e viceversa.

Does it almost feel like
You’ve been here before?
How am I gonna be an optimist about this?

Pompeii è stata in grado di portare i Bastille alla ribalta, confermandone il successo con l’uscita del primo disco nel 2013.

I potenti cori maschili che si rincorrono per tutto l’album, gli effetti elettronici talvolta distorti e oscuri, insieme ai forti richiami alla mitologia greca e alla Bibbia sono sicuramente gli punti di forza di Bad Blood. Per tutti i 43 minuti dell’album, ogni ascoltatore si convince che ogni cosa e qualsiasi persona a lui cara possano sparire da un momento all’altro. Inoltre, questa perdita di affetti, di certezze e l’imminente fine di questo mondo conosciuto sembrano spingerlo a confessare tutti i suoi segreti, anche quelli più oscuri della sua vita.

Il ritratto degli anni Dieci: Wild World

Wild World è l’esempio che dimostra che se un album è fatto bene, è meditato e coerente, allora può rimanere attuale nonostante il passare del tempo. Data la fama in seguito a Pompeii e Bad Blood, era difficile riuscire a soddisfare le aspettative. Tuttavia, la band supera egregiamente l’ardua sfida con il secondo album di inediti nel 2016. Se nel lavoro di esordio, Dan Smith e compagni avevano illustrato il pensiero soggiacente alla loro musica, con Wild World approfondiscono e amplificano questa loro filosofia.

I Bastille raccontano il dolore per la perdita di una persona cara in Good Grief, unendolo però all’entusiasmo di quando si rivivono i bei momenti passati insieme. In Warmth delineano l’ansia e il pessimismo verso il mondo moderno, indicandone come unica via di salvezza il rifugio tra le braccia dell’amata. Non mancano, infine, di riportare i truci crimini contemporanei, come in Four Walls. Ispirata ad A sangue freddo di Truman Capote, la canzone affronta il tema sempre tristemente attuale della pena di morte.

Nelle diciannove tracce della complete edition di Wild World, è possibile trovare un autentico manifesto della seconda decade degli anni Duemila. Una realtà talmente distorta, movimentata e rarefatta che sembra lontani anni luce, quasi quel 1984 di Orwell. Quel mondo, però, non è lontano. È il presente che l’ascoltatore conosce e vive ogni giorno. È quell’epoca che con la parola libertà l’ha alienato, costringendolo a trovare scappatoie per essere felice.

Doom Days: il disco notturno per rimandare la fine di tutto

Non poteva esserci un erede migliore per Wild World. Doom Days ne ricalca le orme, apportando, però, qualche novità bastilleinteressante, senza dimenticare la filosofia oscura e misteriosa dei Bastille. Innanzitutto, “il tempo del racconto” dell’album si svolge interamente di notte. In queste ore, protetti dall’oscurità, si riflette sempre sui temi moderni, alcuni già trattati in precedenza, altri che fanno capolino nella discografia della band per la prima volta.

L’omonimo singolo de I giorni dannati racconta dell’uso sconsiderato dalla tecnologia in rete, analizzato in 2 minuti e 18 secondi dallo sguardo attento alla società di Dan Smith. L’ossessione provocata di social, la dipendenza dalla pornografia e dalle fake news si mescolano al dramma del cambiamento climatico per dare vita a un reportage tristemente originale del mondo d’oggi.

Tuttavia, non sarebbero i Bastille se non ci fosse un tocco di ironia e un po’ di leggerezza. Questi due aspetti si ritrovano notoriamente nei loro originalissimi arrangiamenti, ma anche in brani dove il pessimismo del presente lascia spazio a sentimenti più “comuni” ma non per questo banali.

Those nights when you crave someone
To be there at dawn, to wake with, ‘cause aren’t we all just
Looking for a little bit of hope these days?
Looking for somebody you can wake up with?

In Those Nights, per esempio, la ricerca di speranza tipica di questa vita si trasforma in quella necessità tutta umana di avere qualcuno con cui svegliarsi al mattino, per non ritrovarsi più soli a fronteggiare quel futuro apocalittico non così lontano di questo strano e “selvaggio mondo“.

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