Kanye West

La figura controversa di Kanye West: tra insulti sessisti e campagne politiche discutibili

Se si cerca velocemente su Internet il nome di Kanye West, si trovano le seguenti specifiche: rapper, cantautore, beatmaker, produttore discografico, regista, stilista e politico statunitense. “Non male”, si potrebbe pensare. La carriera di una delle figure più controverse del mondo dello spettacolo odierno inizia nel 1996, con la produzione di un album rap. Da lì l’avvio del suo percorso musicale vero e proprio, fatto anche di diversi successi come i quattro Grammy vinti per la categoria Miglior Album Rap tra il 2004 e il 2010.

Tuttavia, Kanye non è un personaggio che spicca solo per il suo operato sul panorama artistico. In questi anni è stato protagonista di svariati episodi che gli hanno portato sia consensi che critiche. In tutto ciò la musica c’entra ben poco. O meglio, la musica diventa spesso la scusa per altre mosse e strategie estranee a essa. Prima tra tutte, quella che Mr. West ha portato avanti nei confronti di Taylor Swift per diverso tempo, sfociata in insulti sessisti. In secondo luogo, il mero tentativo di fare politica, scienza e attività che oggi più che mai deve essere non solo presa sul serio ma anche tutelata e protetta da chi n’è incapace. E ci dispiace, ma Kanye West sembra proprio qualcuno da cui ci si debba difendere.

Primo atto: l’origine della polemica tra Kanye West e Taylor Swift

Torniamo indietro nel tempo e più precisamente al 2009. Siamo agli MTV Video Music Awards, dove una neanche ventenne Taylor Swift vince la categoria Best Female Video Award. Il filmato in questione è quello di You Belong With Me, singolo estratto dall’album Fearless dell’anno precedente. Un videoclip senza dubbio simpatico, in cui la cantautrice compare nella veste di teenager un po’ nerd che cerca di conquistare il suo vicino di casa. Il dramma inizia quando l’artista del Tennessee sale sul palco per ritirare il premio. Palesemente emozionata, ringrazia i fan e il suo team fino a quando non viene interrotta da Kanye West.

Agli occhi di tutti, il rapper stava per congratularsi con Taylor, ma al momento della presa di parola ha ribaltato interamente la situazione.

Taylor, I’m really happy for you and I’mma let you finish, but Beyoncé had one of the best videos of all time. One of the best videos of all time!

In sostanza, Kanye dice – senza troppe carinerie – che la vittoria della Swift è immeritata perché Beyoncé con la sua Single Ladies (Put A Ring On It) ne avrebbe avuto più diritto. Sebbene il pubblico presente a New York quella sera fischiasse contro il non ancora marito di Kim Kardashian, Taylor Swift pensò che fossero rivolti a lei.

Le scuse di Kanye West per l’accaduto arrivano solo qualche settimana dopo, periodo in cui persino l’allora presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, lo definisce jackass, un somaro.

Secondo atto: l’apparente rappacificazione e la “rottura” definitiva

Dal 2009 al 2013, le voci sulle presunte citazioni di Kanye West e di Taylor Swift nelle loro rispettive canzoni si susseguono senza sosta. Nulla che sia mai stato effettivamente confermato dai due artisti. Il 2013, però, è l’anno della svolta perché i due appaiono fotografati insieme ai Grammy, con tanto di sorrisi alla stampa. Pace fatta, verrebbe da dire. A questo momento idilliaco ne seguono altri fino al 2015, dove il duo Kanye e Swift sale persino sul palco dei VMAs come a sancire “l’alleanza” dopo la guerra, proprio dove tutto aveva avuto inizio.

Tuttavia, nessuno poteva sapere che si trattasse solamente della calma prima della tempesta. Infatti, nel 2016, Kanye West pubblica una canzone dal titolo Famous. Senza poche cerimonie, il rapper afferma nel testo:

I feel like me and Taylor might still have sex

Why? I made that bitch famous.

Ecco, tutto ciò segna un punto di non ritorno. Taylor Swift e il suo team di collaboratori subito smentiscono di essere stati messi al corrente della citazione. Kanye e moglie, Mrs Kardashian, ribattono con una registrazione dove si vede il rapper che chiede alla cantautrice del Tennessee un “permesso per pubblicare un brano”. Peccato che nel filmato non si senta né il titolo del pezzo in questione né – soprattutto – in che cosa consisterebbe il verso dedicato alla Swift. Comunque, il peggio deve ancora arrivare. Durante un suo concerto di quell’anno, Mr. West si esibisce con Famous esaltando il pubblico presente a cantare quella strofa. Gli spettatori non solo rispondono all’esortazione del loro beniamino, ma si scatenano con insulti e frasi di odio contro Taylor.

Perché si può parlare di insulti sessisti? Qual è la gravità del fatto?

Essenzialmente, di tutta la diatriba West-Swift i problemi sono due. In seguito alla pubblicazione di Famous e del sedicente video dove Taylor dava il suo benestare al verso “galeotto”, la maggior parte dell’opinione pubblica non si schiera dalla sua parte, ma da quella del rapper. Sui social impazza l’hashtag #TaylorSwiftIsOverParty, con cui centinaia di migliaia di persone dimostrano la loro avversione alla cantante augurandole la fine della sua carriera. Ma non solo. Molti presentatori americani – donne comprese – diventano difensori di Kanye West credendo che la Swift abbia colto l’occasione per farsi pubblicità in qualità di vittima.

Perciò, se da un lato si vede una macchia quasi indelebile sul percorso musicale della cantautrice, dall’altro non può non stupire come il termine usato nei suoi confronti sia passato inosservato. Pensare che, nel secondo decennio degli anni Duemila, la definizione di bitch possa essere considerata come normale e senza conseguenze, dovrebbe fare inorridire chiunque. Consideriamo in primis il contesto in cui è stata utilizzata: Kanye ha voluto far intendere di possedere la ragazza, di tenere in pugno lei e la sua carriera. Ma, soprattutto, il rapper voleva dimostrare che la Swift dovesse i suoi successi interamente a un uomo, perché, in quanto donna (e quindi automaticamente inferiore), l’unica cosa che l’avrebbe potuta rendere famosa è un rapporto con un individuo maschile già affermato nell’industria musicale. La superficialità con cui i numerosi giornalisti – o sedicenti tali – americani hanno trattato la vicenda è sorprendente nel peggior modo possibile.

Dopo quell’episodio, Taylor Swift sparirà dalle scene per circa un anno. Tornerà con un album nuovo, Reputation, un concept album che ruota attorno a quella reputazione costruita da lei per molto tempo e che qualcuno ha cercato di distruggere. Tuttavia, c’è riuscito solo in parte. Look What You Made Me Do, il primo singolo estratto, è un chiaro esempio di come la faida con Kanye West l’abbia segnata profondamente, ma i successi di quel disco e di quello seguente, Lover, sono una rivincita cantata, senza insulti. Da segnalare è soprattutto il brano The Man, rappresentazione praticamente perfetta del sessimo a cui le donne vanno incontro ogni giorno.

Terzo atto: la candidatura in politica di Kanye West

Cambiamo decisamente scenario. Siamo a oggi, 2020, un anno più che difficile, complicato e drammatico. Il Coronavirus ha scombussolato la vita di tutti e l’ha strappata via a molte, troppe persone. Gli Stati Uniti non devono solo fronteggiare il loro triste primato di Paese con più contagiati e vittime, ma anche la campagna politica per la nomina del Presidente. Tanti americani aspettano questo momento dal 2016, quando il nome di Donald Trump prevalse su quello di Hillary Clinton. Se non si è seguita bene la cronaca di questo periodo, verrebbe da chiedersi che cosa c’entri Kanye West in tutto ciò. Purtroppo, s’inserisce alla perfezione perché il rapper di The College Dropout a luglio ha sconvolto tutti candidandosi alle presidenziali. Uno scherzo? Purtroppo no.

All’inizio, la candidatura di Mr. West è sembrata una trovata promozionale, per una celebrità già ben nota per il suo ego smisurato e gli annunci provocatori. Invece, il suo progetto appare abbastanza concreto e legato a personaggi del Partito Repubblicano, proprio quello di Trump in persona. Secondo il «New York Magazine» le possibilità di vittoria di Kanye sono ovviamente nulle, ma fa riflettere il consenso che attorno alla metà d’agosto aveva ricevuto. Il volto del marito di Kim Kardashian sarebbe una pedina usata dagli alleati di Trump e dagli attivisti Repubblicani per sottrarre voti all’avversario democratico Joe Biden.

Quarto atto: una campagna sconclusionata

Fino a questo momento, la candidatura di Kanye West può essere definita come un insulto all’emergenza politica presente negli Stati Uniti. Infatti, a rendere tutto ciò ancora più strano, c’è il fatto che lo stesso rapper sia stato poco coinvolto. Dopo l’annuncio su Twitter a luglio, ha preso parte a un evento elettorale in South Carolina cui si è messo a piangere, e ha rilasciato solo qualche intervista. Il resto è stato fatto dai funzionari del suo comitato elettorale. In seguito al fiasco del discorso in pubblico, la moglie Kim Kardashian ha scritto un messaggio per ricordare che il marito soffre di disturbo bipolare e per chiedere empatia al pubblico.

Tutto ciò rende ancora più complicato capire in che cosa consista la candidatura di Kanye West. In molti, infatti, ritengono che i media dovrebbero lasciare sempre meglio spazio alle uscite e ai progetti sconclusionati del rapper. In ogni caso, però, è bene ricordare le sue posizioni politiche. Da sempre contrario all’aborto legalizzato, l’artista ha affermato in alcune occasioni come il tema del razzismo sia troppo trattato dalla popolazione statunitense e non ha mai negato il suo sostegno nei confronti di Trump. Guardando la situazione di emergenza presente negli Stati Uniti in questo momento, viene spontaneo dire che – voluto o manipolato – il Paese non avesse bisogno dell’ennesimo intervento senza senso di West. Ascoltiamo Stronger, Amazing, FourFiveSeconds e molti altri dei suoi brani, ma fermiamoci lì. Meglio non andare oltre alla musica.

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