Tik Tok e pedofilia, il lato oscuro del fenomeno social

TikTok è la vera app rivelazione del 2020. Con più di due miliardi di download, è la piattaforma più scaricata al mondo e ha dato vita ad un vero e proprio fenomeno social. Ma cosa sappiamo esattamente di questo colosso made in China?

Tik Tok, nata dalla fusione con Musical.ly, è l’applicazione creata nel 2016 da Zhang Yiming che permette di registrare brevi clip e di aggiungerci diversi effetti speciali. Il social network si è diffuso velocemente in tutto il mondo e ha attirato l’attenzione dei più giovani, che danno libero sfogo alla loro creatività realizzando video che in poche ore diventano virali. Data l’alta presenza di minori iscritti, TikTok è finita più volte al centro dell’attenzione, accusata di essere uno strumento utilizzato dai pedofili per adescare i giovani utenti.

Età minima degli utenti

Al momento della registrazione viene chiesto di inserire alcuni dati, tra cui numero di telefono, email e data di nascita. In Italia, i minori di quattordici anni non possono iscriversi. Tuttavia, TikTok non effettua nessun controllo sull’età dichiarata, né pare essersi dimostrata particolarmente interessata al problema. In questo modo, sulla piattaforma si possono trovare utenti anche al di sotto della soglia di età minima richiesta, e sono proprio questi ultimi i primi che rischiano di essere vittime di utenti adulti e malintenzionati.

TikTok utilizzato per adescare minori

L’anno scorso la dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo 1 di Modena ha invitato le famiglie a prestare   attenzione all’uso che i figli fanno di questo social network. Ciò è accaduto dopo che il genitore di un alunno ha segnalato il tentativo di un pedofilo di adescare suo figlio. Altri episodi come questo hanno spinto i governi di diversi Paesi a prendere provvedimenti nei confronti della società Bytedance, proprietaria della piattaforma TikTok.

La reazione dei governi

Ad aprile 2019, l’Alta corte di Madras, in India (primo paese per numero di utenti), ha emesso un’ordinanza con cui vietava il download dell’app. La Corte ha affermato che “i bambini che usano TikTok sono vulnerabili ed esposti a predatori sessuali”. Seppure il ban sia stato revocato poco dopo, grazie ai miglioramenti apportati per prevenire il caricamento di contenuti osceni, la vicenda la dice lunga sulle preoccupazioni che questo fenomeno sta generando.

Anche Indonesia e Bangladesh hanno disposto un ban per l’applicazione. Negli USA, la Federal Trade Commission ha erogato nei confronti di TikTok la “sanzione più onerosa mai erogata in un caso relativo alla privacy dei più piccoli”, pari a 5,7 milioni di dollari. L’accusa mossa a Bytedance è di non aver impedito l’utilizzo dell’app ai minori di tredici anni e di aver raccolto e reso pubblici ad altri utenti le loro informazioni personali senza il consenso obbligatorio dei genitori. L’Azienda non solo ha dovuto mettere mano al portafoglio, ma ha anche dovuto rimuovere i profili degli  utenti che non avevano l’età minima richiesta.

Anche in Europa sono sorte alcune perplessità in merito a questo social network. In particolare, il Presidente dell’Autorità garante della privacy, Antonello Soro, ha chiesto l’attivazione di una task force europea. Lo scopo è quello di monitorare in modo coordinato i rischi per i dati degli utenti, soprattutto dei minori.

L’inchiesta della  BBC

Alle già citate accuse rivolte a TikTok, si aggiunge anche quella mossa dalla BBC. L’emittente britannico sostiene che, nonostante i commenti sessualmente espliciti sotto i video di utenti minorenni siano rimossi in ventiquattro ore, i profili di chi li scrive continuano a essere attivi. Il rischio che si crea è quello della “vendetta privata”. In Australia, ad esempio, è stato rimosso un profilo usato per attirare i pedofili a un appuntamento, salvo poi filmarli e diffondere le immagini online.

Serve più educazione civica digitale

Tutto ciò ha sicuramente un’implicazione negativa sulla percezione che i genitori possono avere di internet. I pericoli della rete portano spesso gli adulti a criminalizzare il web e a non considerarlo invece per quello che è: uno strumento essenziale per la crescita e lo sviluppo dei più giovani. Si parla spesso di nativi digitali, riferendosi alle nuove generazioni e alla facilità con cui apprendono l’utilizzo dei dispositivi elettronici. Quello che però non si considera, è che l’utilizzo della tecnologia non si basa esclusivamente su competenze tecniche. Esso richiede una serie di competenze comportamentali che si apprendono solo tramite l’insegnamento di quelli che sono gli aspetti positivi e soprattutto negativi del web.

In conclusione, da un lato è evidente come nei prossimi anni i colossi di internet dovranno prestare sempre più attenzione alla tutela degli utenti minorenni. Dall’altro lato il fenomeno TikTok mette in luce l’esigenza di investire sull’educazione civica digitale più di quanto si stia facendo ora. Solo così si possono fornire agli utenti, già da bambini, gli strumenti per vivere consapevolmente e serenamente le opportunità che internet ha da offrire.

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