Nietzsche e la forza nella mediazione

Come leggere l’attualità avvalendosi dei pensatori del passato

Friedrich Nietzsche è stato un pensatore fuori dagli schemi, anzi, oltre gli schemi. Capace di sollevarsi criticamente sulla propria epoca per comprenderla e individuarne le debolezze. Un intellettuale che colpisce per la formidabile capacità non solo critica, ma anche e soprattutto auto-critica. I veri pensatori sono quelli che non hanno mai paura di mettersi in discussione e rivedere le proprie posizioni, cosa che di certo Nietzsche non ha mai mancato di fare.

A stimolare questa riflessione è stata la lezione conclusiva del corso sul pensiero di Nietzsche tenuto in via telematica durante il secondo semestre di quest’anno accademico dal professor Federico Lijoi, docente presso l’Università La Sapienza di Roma. Un corso volto a ricostruire il pensiero di Nietzsche partendo dagli inizi fino alla Genealogia della Morale (1887), opera con con cui Nietzsche continua la propria campagna contro la morale iniziata con Aurora (1881) e con La Gaia Scienza (1882).

Leggendo le opere del secondo periodo di Nietzsche, il cosiddetto periodo scientifico, emerge l’importanza della moderazione. Gli uomini forti, quelli che poi Nietzsche andrà a chiamare “spiriti liberi”, sono quelli capaci di moderazione. Uomini che non hanno bisogno di totalizzazioni, ossia, di eliminare il residuo e l’incalcolabile dalla vita.

Questo si evince leggendo l’aforisma 15 del frammento di Lenzerheide, Sul Nichilismo Europeo:

Quali uomini si riveleranno allora i più forti? I più moderati, quelli che non hanno bisogno di articoli di fede estremi, quelli che non solo ammettono, ma amano una buona parte di caso, di assurdità, quelli che sanno pensare all’uomo con una notevole riduzione del suo valore, senza per questo diventare piccoli e deboli: i più ricchi di salute, quelli che sono all’altezza della maggior parte delle disgrazie, e che quindi non hanno tanta paura delle disgrazie – gli uomini che sono sicuri della loro potenza, e che rappresentano con consapevole orgoglio la forza raggiunta dall’uomo.

Nietzsche

La moderazione dell’uomo forte, che si unisce alla sua capacità di guardare il mondo non come filtrato da “idee fisse”, ma sempre in prospettiva e sotto tanti punti di vista, sono le caratteristiche principali che Nietzsche ascrive ai suoi spiriti liberi.

Muovendo da Nietzsche, è stato interessante provare ad interpretare la crisi pandemica che stiamo vivendo alla luce delle riflessioni di questo grande pensatore. Non si tratta dell’ennesima considerazione sul Covid: abbiamo avuto fin troppe voci che si sono espresse a tal proposito. Si tratta, piuttosto, di mostrare come la filosofia non resti mai solo tra i libri. Si tratta di rendersi conto di quanto le riflessioni di chi ha pensato prima di noi possano dimostrarsi funzionali anche a distanza di tempo, situazioni, contesti e luoghi.

“Se dovessimo usare Nietzsche per fare considerazioni sulla crisi epidemica” inizia il pofessor Lijoi, “notiamo come Nietzsche ci insegna ad evitare il pericolo degli estremismi. Ci troviamo davanti a due estremismi: da una parte, quello dell’aspirazione ad un controllo totale, dall’altra, quello addirittura della negazione dell’epidemia. Controllo e lassismo fatalista.”

Cosa ci dice di fare Nietzsche?

Non dice di rinchiuderci in una vita dimezzata per paura del dolore. Ma non dice neanche il contrario! Non dice di affrontare la vita come se non vi fossero rischi, come se dovessimo affrontare la vita senza ragguaglio. Né iper proteggerci, né iper esporci. Costruiamo la nostra forza nella moderazione, nell’analisi spirituale-scientifica della realtà.

Entrambi gli opposti sono da fuggire (iper protezione e iper esposizione). Non possiamo vivere all’insegna dell’iper protezione, della saturazione della purezza, come se volessimo e considerassimo un segno del progresso il riuscire a vivere una vita senza residui, senza rischio. Vivere senza rischio è una nevrosi da iper protezione. La nevrosi deve avere dei limiti, altrimenti soffoca la vita.

D’altra parte notiamo però come l’iper esposizione arriva fino ai negatori, ai complottisti di vario tipo.

Nietzsche ci insegna che chi sa amare davvero la vita è chi riesce a trovare la propria forza nella moderazione. Amare la vita non è né iper proteggersi né iper esporsi. Nietzsche è capace di rendere eroica una figura come quella della moderazione. Il Superuomo è il più moderato.

Non si vuole qui presentare l’atteggiamento corretto di fronte ad un periodo delicato come quello che ci troviamo a vivere. Si vuole semplicemente mostrare quanta attualità viene dal passato, quanto certi intellettuali sappiano davvero trascendere la propria epoca e sviluppare riflessioni senza tempo.

Sta a noi scegliere se ascoltarli o ignorarli.

Sta a noi decidere se lasciare la storia nei libri o prenderla, seriamente, come esempio.

La filosofia e la storia devono essere studiate in quanto utili per la vita, anziché essere considerate strumenti di puro nozionismo. E su questo, di certo, Nietzsche avrebbe concordato.

 


FONTI
G. Vattimo, Introduzione a Nietzsche, Laterza, Roma 2018

F. Nietzsche, Genealogia della Morale, Adelphi, Milano 2019

Libera traduzione del frammento di Lenzerheide disponibile online sul sito di AM edizioni qui

Un ringraziamento particolare al professor Federico Lijoi che ha acconsentito a essere citato all’interno dell’articolo

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