Frat Pack

Frat Pack: i fantastici 7 della comicità demenziale

Dimenticate virtuosismi di camera o comparti tecnici all’avanguardia, premi Oscar o elogi della critica. Il cinema non è solo questo, la sala non è luogo per soli cinefili. La facile risata accompagna da sempre le immense emozioni della settima arte e l’orgoglioso intrattenimento “da quattro soldi” sale spesso alla ribalta conquistando il grande pubblico. E quando parliamo di risate è francamente impossibile dimenticare il gruppo attoriale che da più di vent’anni riesce a intrattenere gli spettatori di tutto il mondo. Quel Frat Pack che dal 1996 ad oggi ha regalato momenti e battute davvero uniche sullo sfondo di una leggerezza quasi demenziale divenuta marchio di fabbrica.

Coniato dal quotidiano USA Today, il termine Frat Pack raccoglie sette attori che ancora oggi calcano con successo il luminoso panorama di Hollywood: da Ben Stiller ai fratelli Owen e Luke Wilson, da Jack Black a Vince Vaughn, da Will Ferrell all’ultimo arrivato Steve Carell.

Ripercorriamo dunque insieme alcune tra le tappe più iconiche del gruppo comico attraverso parte delle pellicole che li hanno coinvolti.

Primi passi, prime risate

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Apertasi nel 1996 con Un colpo da dilettanti, è innegabile affermare che la vita cinematografica del Frat Pack trovi nella celebre coppia Stiller – fratelli Wilson (soprattutto Owen) una delle sue componenti dominanti e fondamentali.

Una coppia che, accompagnata da Jack Black nelle prime pellicole (Il rompiscatole, 1996 e Bongwater, 1997) è stata in grado di raggiungere vette comiche non indifferenti già all’inizio del terzo millennio con l’ormai famosissimo Ti presento i miei. 

La storia di Greg Fotter e del suo rapporto catulliano d’amore ed odio con i suoceri è divenuto nel tempo un vero e proprio classico. Condito dall’ironia travolgente di un grande Robert de Niro, il film ha saputo infatti ispirare una trilogia di vita familiare (Mi presenti i tuoi, 2004 e Vi presento i nostri, 2010), tra scontri di cliché con i parenti e difficoltà educative e comunicative di ogni sorta.

Stupido gatto?! Come puoi dire questo! Quel gatto è stato come un fratello per te: dovremmo lasciarlo vagare per strada senza cibo né acqua né gabinetto?

Attraversata la parentesi tragicomica de I Tenenbaum, il binomio Stiller-Wilson si è poi arricchito con Vaughn e Ferrell per approdare con successo tra le colorate e folli inquadrature di Zoolander (2001).

Catapultata nell’eccentrico universo del super-modello Derek Zoolander, la pellicola si presenta come una simpatica parodia del mondo della moda e dei suoi interpreti. Ma gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo e anche un vanesio e goffo cultore della bellezza può trovarsi invischiato in una missione che a dir poco esula dalle sue competenze specifiche. Un’avventura in grado di coinvolgere anche alcuni cameo di personaggi famosi quali David Bowie o Lenny Kravitz e il cui successo le ha persino garantito un sequel, distribuito nelle sale nel febbraio del 2016.

Solo perché abbiamo addominali scolpiti e fattezze da paura, non vuol dire che non possiamo morire facendo la guerra con la benzina. Siamo figosi, mica immortali!

Stiller – Wilson, gli immortali

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Un quartetto comico (Stiller, Wilson, Vaughn e Ferrel) ripropostosi anche nel 2004, anno segnato dal celebre Starsky & Hutch, rilettura in chiave ironica dell’omonima serie tv degli anni Settanta, e dall’esordio di Steve Carell in Anchorman: la leggenda di Ron Burgundy. Una pellicola quest’ultima che, incentrata sulla figura dello spocchioso anchorman Ron Burgundy (Will Ferrel), può tra l’altro vantare diversi cameo di membri del Frat Pack e di altri giganti di Hollywood quali Tim Robbins o Danny Trejo.

A spasso per le polverose sale di alcuni fra i musei più importanti d’America, non possiamo infine dimenticare le travolgenti avventure del custode Larry Daley. Tra faraoni impazziti, affettuosi scheletri di T-rex e uomini primitivi, Ben Stiller e Owen Wilson hanno regalato l’ennesima esilarante commedia.

La trilogia di Una notte al Museo ha saputo conquistare il pubblico con le sue fantastiche gag e l’ironia vincente con cui ha trattato la Storia con la esse maiuscola. Un’opera che diverte e sa emozionare. Un’opera che ha l’ulteriore merito di aver dato spazio a interpreti del calibro di Dick Van Dicke e che, nel 2014, ha salutato per l’ultima volta l’immenso e indimenticato Robin Williams.

Wilson e Vaughn, il gigante buono e il biondo frivolo

Più recente e con meno collaborazioni all’attivo, la coppia Owen Wilson e Vince Vaughn non può tuttavia essere trascurata. Tralasciando le loro interpretazioni nei già citati Zoolander e Starsky & Hutch, i due hanno saputo reinventarsi come duo comico efficace e complementare. Con 2 single a nozze prima (2005) e Gli stagisti poi (2013), Wilson e Vaughn hanno dato vita a una coppia stramba ma convincente.

Scommesse sulle sacre scritture, damigelle sedotte e bizzarri personaggi. E ancora nuove tecnologie, partite a Quidditch e gioco di squadra. Tutti elementi pazzi di pellicole strane, semplici e leggere. Commedie che puntano tutto sulla simpatia dei due maggiori interpreti; una simpatia che non annoia e che, per quanto spesso banale e facilona, riesce sempre a lasciare il segno.

Beh, tu conosci Gloria, è impetuosa. Deve avere quello che vuole quando lo vuole, e basta. Noi abbiamo dovuto farle la festa dei diciotto anni quando ne ha compiuti tredici! (2 single a nozze)

Dimenticate virtuosismi di camera o comparti tecnici all’avanguardia, premi Oscar o elogi della critica. Troverete inesorabili stroncature, pesanti critiche e spietati giudizi di intenditori. Ma il Frat Pack continuerà ad esistere nella sua essenza più pura. Continuerà a rappresentare quel cinema non impegnato, votato all’idiozia penetrante e al sacro idolo della demenzialità. Perché c’è sempre tempo per i grandi capolavori della settima arte. Alle volte però è utile ricordare che esiste qualcosa di diverso. Qualcosa di stupido e meravigliosamente immaturo. Qualcosa che ricordi al bambino dentro di noi che vale sempre la pena di sedersi in poltrona e scoppiare a ridere.

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