Paella Take Away

Doggy Bag: una legge per combattere lo spreco alimentare

Quante volte hai consapevolmente ordinato più del dovuto presso un All You Can Eat? E quante volte hai nascosto quell’uramaki di troppo in un tovagliolo per non pagare la tanto intimidatoria sovrattassa legata agli avanzi? In queste occasioni avresti sicuramente apprezzato la legittimità della doggy bag.
Spoiler: non è necessario avere un amico a quattro zampe per richiederla.

Doggy Bag: definizione e storia

Si tratta di una confezione contenente avanzi di cibo che un cliente può di diritto richiedere al ristorante presso il quale ha consumato parte del pasto.

Non ci sono concrete testimonianze relative alla sua origine ma, stando alla versione più diffusa, questa pratica è nata negli Stati Uniti in seguito alla penuria di cibo causata dalla Seconda Guerra Mondiale. Alla fine degli anni Quaranta, il proprietario di una steak joint nella città di New York inventò la pratica della doggy bag per aiutare implicitamente i propri clienti più bisognosi; questi ultimi potevano richiedere senza imbarazzo gli avanzi di cibo rimasti con la scusa di portarli a casa per il proprio cane.

La prima testimonianza effettiva dell’utilizzo della doggy bag risale al 1943 nella città di San Francisco. I caffè locali decisero di sensibilizzare i propri clienti riguardo la tematica dei maltrattamenti sugli animali regalando loro dei pacchetti pensati per portare gli avanzi del pasto a casa per i propri amici a quattro zampe.

Da quel momento in poi, la doggy bag divenne una pratica d’uso comune, tanto che nel 1948 i coniugi Meister fondarono l’azienda e il marchio Bagcraft avviando la commercializzazione dei contenitori per avanzi alimentari.

Doggy Bag Take Away

In Italia arriva la Food Bag

Al contrario di altre nazioni, dove la doggy bag non solo è usanza ma anche legge, in Italia meno del 20% dei consumatori di ristoranti richiede i propri avanzi da portare a casa. Il motivo? L’imbarazzo nel dover necessitare di un rimasuglio del proprio cibo; una vergona ingiustificata dato che, nella realtà dei fatti, la doggy bag è sinonimo di educazione anti spreco.

Proprio con l’obiettivo di sensibilizzare i connazionali riguardo lo spreco e la sicurezza alimentare, nel mese di febbraio gli organizzatori del Festival del Giornalismo Alimentare di Torino hanno lanciato una petizione per rendere la doggy bag non solo un diritto dei consumatori ma anche un dovere dei ristoratori. L’iniziativa, prevede la proposta in Parlamento di una legge che renda obbligatoria la food bag, così rinominata per incentivarne l’utilizzo. Inoltre, la proposta richiede che i cestini degli avanzi siano realizzati con materiali riciclabili e che presentino chiare indicazioni relative la conservazione degli alimenti su di essi.
La petizione, presentata sulla piattaforma Change.org, ha raccolto oltre quattordicimila firme.

L’idea non è passata inosservata: sulle scrivanie della Commissione Agricoltura della Camera è in preparazione il progetto di legge.

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Doggy Bag nel mondo

Se in Italia la doggy bag è ancora un taboo, al contrario in Francia è legge. Dal 2016, i ristoranti su territorio francese con più di 180 posti sono obbligati a offrire questo servizio. La Francia, da tempo in prima linea nella lotta contro lo spreco alimentare, ha emanato inoltre una legge che obbliga i supermercati a donare i prodotti ancora commestibili e invenduti sotto forma di volontariato, offrendo assistenza ai meno abbienti.

Negli Stati Uniti, Paese d’origine della doggy bag, questa pratica è ormai d’uso comune grazie anche all’esempio di personaggi pubblici come Michelle Obama. L’ex First Lady era solita farsi fotografare mentre portava a casa il cibo avanzato dai locali dove aveva consumato: un esempio patriottico, l’immagine di Michelle Obama durante un viaggio in Italia che, uscendo da una trattoria romana, ha mostrato la sua doggy bag contenente l’avanzo di carbonara ordinata. E’ davvero riuscita ad avanzare una carbonara romana? Ebbene sì, ma giustifichiamo l’ex First Lady per il suo contributo alla diffusione dell’educazione anti spreco.

In Cina, la doggy bag viene localmente chiamata dabao, letteralmente tradotto “Mi faccia un pacchetto”. La pratica di richiedere al ristorante l’avanzo di cibo consumato è considerata un gesto di educazione, tanto da rientrare nelle regole del galateo.

Il futuro della Doggy Bag

Fortunatamente, la doggy bag è una pratica anti spreco sempre più diffusa al giorno d’oggi. Contribuiscono la fretta e i ritmi frenetici contemporanei, per i quali un piatto pronto avanzato dal giorno prima è preferibile al dover impiegare ulteriore tempo in cucina. Inoltre, l’utilizzo della doggy bag è incentivato dalla creazione di modelli artistici firmati da designer e illustratori che ne favoriscono la pratica, ricordando però che non dev’essere una semplice moda passeggera ma un’usanza protratta nel lungo periodo.

Ah, per richiedere la doggy bag non è necessario avere un cane: il 90% dei richiedenti non ha un amico a quattro zampe, ma solo tanta fame e buon gusto.

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