S.O.S api tra mode alimentari e cambiamento climatico

È incredibile come qualcosa di minuscolo e visibile solo tramite un microscopio o una TAC sia in grado di fermare le nostre vite, terrorizzandoci. È altrettanto curioso come la nostra vita sia influenzata da qualcosa di tanto piccolo quanto un’ape. L’essere umano ha la presunzione di credersi invincibile, inarrestabile, ma di fatto non potrebbe fare a meno di un insetto cento volte più piccolo. Piccolo di certo non è sinonimo di inutile o inefficiente. Infatti il lavoro che svolgono le api è talmente preciso che un umano non riesce a fare altrettanto, rendendo impossibile la sostituzione dell’attività umana a quella di questi preziosi insetti.

Le api determinano l’impollinazione, sono alla base della nostra produzione agricola e senza di esse non potremmo più disporre di diversi alimenti. Questi insetti sono una specie a rischio, e ancora una volta la vita di una parte degli abitanti della terra è appesa ad un filo a causa dei danni provocati dal cambiamento climatico. Non solo, infatti a questo si aggiungono le mode alimentari così largamente diffuse ultimamente. Queste ci portano ad acquistare prodotti importati come avocado o latte di mandorla, la coltivazione dei quali causa importanti danni a livello ambientale e di risorse.

La loro sparizione non causerebbe danni solo dal punto di vista alimentare, ma anche per quanto riguarda la coltura del cotone e la produzione di alcuni medicinali. Infine, le conseguenze negative riguarderebbero l’intera catena alimentare, a partire dagli animali che si nutrono di bacche e frutti e dei loro predatori.

Mode alimentari

Il caso del latte di mandorla è strettamente legato alla moria delle api, specialmente in America, dove la scorsa stagione invernale ne sono morte circa cinquanta miliardi. Il motivo è proprio il consumo di questa bevanda vegetale: il centro produttivo di latte di mandorla in America si trova in California. Qui sono presenti ettari ed ettari di mandorli che devono essere impollinati, ovviamente dalle api. Il problema è che il numero di piante è talmente elevato da rendere necessaria una sorta di “affitto” di api: gli apicoltori mettono a disposizione le proprie colonie per impollinare queste zone. Questi non sono solo californiani, ma provengono da diverse regioni dell’America.

Ecco che la presenza di un così alto numero di api nella stessa zona e per lo stesso periodo di tempo, determina un aumento delle epidemie e una conseguente moria. Il lavoro di impollinazione è estenuante, e il sistema immunitario degli insetti è indebolito dalla grande quantità di pesticidi utilizzati nelle piantagioni. La scelta di riunire così tante api nella stessa zona, causandone di fatto la morte, è dettata dai soldi e dalle vendite del latte di mandorla. Ovviamente le api non sono fondamentali solo per l’impollinazione dei mandorli, ma in generale  per l’intera produzione agricola. Ci servono infatti per produrre la maggior parte della frutta e della verdura che consumiamo ogni giorno.

Cambiamento climatico

La seconda causa che sta portando a una riduzione allarmante del numero di api nel mondo è il cambiamento climatico. L’inverno non più rigido ma caratterizzato da temperature miti, ha fatto sì che il ciclo riproduttivo dell’ape regina non si interrompesse. Infatti questo dovrebbe fermarsi dall’inizio dell’autunno e per tutto l’inverno. L’ape regina è molto longeva (può vivere circa cinque o sei anni), ma si accoppia una volta sola. Deve fare in modo che il patrimonio genetico al suo interno si mantenga attivo, perché sarà proprio quello a rendere produttiva la stagione seguente. Per poterlo fare, però, ha bisogno di una temperatura costante di 37°. Questa è garantita dalle api “autunnali”, che si raccolgono intorno alla regina formando una sorta di palla (il glomere). Così si mantiene al caldo, e durante i mesi invernali la deposizione delle uova viene sospesa.

Il problema causato dall’innalzamento delle temperature è che questo ciclo di eventi non è stato attuato quest’inverno. Infatti l’ape regina ha continuato a deporre uova e a far nascere nuove api. Così le arnie a febbraio sono popolate come in piena primavera. Certamente le api hanno bisogno di cibo per vivere, ma nel periodo di febbraio i fiori non sono ancora sbocciati, o comunque non in una quantità tale da sfamare un numero così alto di insetti. Inoltre maggio, che dovrebbe essere il mese principale per l’apicoltura, è ormai caratterizzato da acquazzoni che disperdono il poco nettare presente nelle piante. “Poco” proprio a causa della siccità: senza acqua, le piante non producono nettare.

Spesso diamo per scontate le piccole cose, in tutti i sensi. Dall’alto della nostra presunzione pensiamo di non aver bisogno di altri che di noi stessi, delle nostre forze e della tecnologia. Di fatto però neanche questa potrà mai sostituire il lavoro minuzioso svolto dalle api. Proprio come per una macchina, anche il più piccolo meccanismo è necessario al fine di un buon funzionamento. Così succede anche per la vita su questa Terra, così storpiata dalla nostra attività incessante e troppo spesso dannosa.

FONTI

Susanna Tamaro, “Le api e l’inverno sparito “Non dormono più””, Il Corriere della Sera, Giovedì 27 Febbraio 2020 (pag.27)

Theguardian.com

Thevision.com

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.