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Cibo e modelle: un duo incompatibile?

Fai che il cibo sia la tua medicina

Questa famosissima frase di Ippocrate risalente a circa 2500 anni fa esprime perfettamente il rapporto che l’uomo dovrebbe avere con il cibo, la principale riserva energetica quotidiana. Quando si parla di alimentazione si è portati a pensare a mille tipologie di diete, dimagranti, mediterranee, vegan e così via, ma è molto raro collegare il concetto di cibo alla parola “modella”. Da moltissimi anni ormai il rapporto tra cibo e modelle è diventato sempre di più un argomento molto difficile da affrontare, soprattutto per gli stereotipi che sono sempre stati i protagonisti del palcoscenico della moda. Con il tempo però ci si sta affacciando sempre di più su un panorama più incentrato sul benessere psico-fisico delle modelle e meno concentrato sulla bellezza estetica posta in primo piano; moltissime maison hanno aperto le proprie porte a modelle non “in linea” con i canoni classici e fin troppo rigidi della moda, ovvero le cosiddette  modelle “curvy”, come ad esempio Ashley Graham per Swimsuitsforall o Jennie Runk per H&M.

Il benessere prima dell’estetica

Ne abbiamo sentite di tutti i colori riguardo alle diete seguite dalle modelle per rimanere in linea: dalle ragazze che mangiavano solo cotone imbevuto di succo d’arancia alle modelle che bevevano solo acqua per mantenere il corpo asciutto. Tutto ciò ovviamente può sembrare assurdo, ma negli anni il campo della moda ha assistito a moltissimi casi di bulimia e anoressia senza battere ciglio. Ciò che ha portato molte modelle a soffrire di disturbi alimentari è stato soprattutto la ricerca di assomigliare ad uno stereotipo, l’emulazione, finendo miseramente per assomigliare semplicemente a dei fantasmi. Ci sono ancora molte incongruenze sulla visione della bellezza per le varie maison, ma una cosa è certa: la salute della modelle dovrebbe essere messa al primo posto, e solo dopo bisognerebbe “valutare” la bellezza estetica. Come per qualsiasi cosa, bisogna sempre tendere all’equilibrio; ogni tipo di dieta deve essere valutata e scelta in base al tipo di fisicità, secondo le proprie esigenze e soprattutto con il supporto e l’appoggio di una persona competente, che sia un medico, un dietologo o un nutrizionista.

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Dalla taglia 38 alle modelle curvy

Qualche tempo fa si pensava che per essere modelle bisognasse essere altissime e magrissime, la classica taglia 38 per intenderci, ma oggi le cose stanno cambiando. Dopo molte battaglie contro gli stereotipi estetici che sono stati propinati per anni alle modelle di qualsiasi casa di moda, si è arrivati finalmente all’accettazione di un corpo sano e bello con qualche chilo in più. Ci sono infatti moltissime modelle che hanno abbandonato questo cliché del fisico statuario e perfetto per abbracciare uno stile di vita più sano e libero, tra cui la famosissima modella Barbara Palvin; la giovane supermodella ungherese si è opposta a tutte quelle restrizioni a cui era sottoposta per avere un fisico completamente diverso da ciò che viene definito “sano” per votarsi ad una dieta più equilibrata e concedersi qualche piacere in più. Tutto ciò non l’ha fatta assolutamente allontanare dalle passerelle, tant’è vero che continua a sfilare per Victoria’s Secret e per molte firme conosciute in tutto il mondo, tra cui Chanel, Prada e Armani.

Le cose sono iniziate a cambiare già nei primi anni 2000, quando hanno cominciato a farsi strada modelle del calibro di Sophie Dahl, giovane inglese non in linea con gli standard dell’epoca e molti altri volti conosciuti come Naomi Campbell; nel 2010 poi un avvenimento portò alla luce il lato più oscuro della moda, ovvero l’anoressia, con la perdita della 28enne modella francese Isabelle Caro. L’anno successivo però avvenne la svolta vera e propria quando Vogue Italia pubblicò un servizio fotografico di Steven Meisel interamente dedicato al mondo curvy. Negli anni seguenti vennero portate avanti migliaia di battaglie pubblicitarie contro il cosiddetto “perfect body” dando sempre più voce a tutte quelle donne che per anni si erano sempre sentite imperfette e non abbastanza belle per accedere all’élite della bellezza perfetta e confezionata.

All’alba del Ventunesimo secolo finalmente le persone hanno accettato (anche se in parte) l’immagine del “diverso”, colui che va contro gli schemi e gli stereotipi, soprattutto grazie al lavoro che uomini e donne nel campo della moda (e non) hanno portato avanti negli anni con una grande forza d’animo, dando voce a chi non ne ha mai avuta una.

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