Lover’s eyes. Sguardi d’amore che sfidano il tempo.

C’è una strada che va dagli occhi al cuore senza passare per l’intelletto. 

-Gilbert Keith Chesterton

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Anello con lover’s eye, New York, Metropolitan Museum of Art

Non c’è una parte del corpo umano che sia stata celebrata quanto gli occhi. Certo la bocca, i capelli, le braccia e i seni sono stati ampiamente decantati da poeti e letterati di ogni epoca. Ma gli occhi detengono il primato di organo più amato dalle arti. La ragione risiede nel potere degli sguardi, che Cavalcanti illustra perfettamente in un solo verso: “Voi che per li occhi mi passaste ’l core”.
Questa predilezione si trasforma in moda in Inghilterra tra il 1790 e il 1820, con i lover’s eyes. 

Come la gran parte delle mode, anche quella dei lover’s eyes deve la sua diffusione a un trendsetter. La celebrità in questione era il principe del Galles, futuro Giorgio IV. Dongiovanni impenitente, il giovane principe si innamorò perdutamente di Maria Fitzherbert, vedova cattolica di sei anni più vecchia di lui. Secondo l’Act of Settlement del 1701, però, non era permesso all’erede al trono di Inghilterra prendere in moglie una cattolica. Giorgio non si arrese e per convincere Maria (che intanto era tornata nel continente) a sposarlo le mandò in pegno una miniatura del proprio occhio. I due si sposarono in gran segreto nel 1785 e Maria ricambiò il pegno d’amore del marito. 

Ritratto di Giorgio, Principe del Galles, Richard Cosway, ca. 1780-1782

In realtà sono attestati degli esemplari di lover’s eyes in Francia già dodici anni prima della  vicenda di Giorgio. È indubbio però che sia stato l’esempio del principe a diffondere in Inghilterra questa moda. 

Il termine lover’s eye è stato coniato dall’antiquaria americana Edith Weber quasi due secoli dopo. In origine venivano chiamati semplicemente eye miniatures. Si trattava di riproduzioni di occhi ad acquerello su avorio o porcellana, spesso incorniciati con perle e gemme preziose. I proprietari li indossavano sul petto come spille, oppure come pendenti, anelli e bracciali. Un esemplare è stato ritrovato incastonato addirittura in una custodia per stuzzicadenti. 

Rappresentando solo gli sguardi gli unici a sapere l’identità dell’amate erano il proprietario e la persona raffigurata. Questo non solo garantiva discrezione (sopratutto in caso di relazioni clandestine) ma aumentava la complicità tra le parti. Si creava così un gioco erotico, soprattutto per gli standard dell’epoca. Lo scambio di sguardi era spesso l’unica interazione possibile tra persone di sesso opposto. Portando l’occhio  del proprio amante su di sé si sfidava le norme morali del tempo, senza però dare scandalo.
Per aumentare il senso di possesso spesso la miniatura veniva accompagnata da una ciocca di capelli, conservata all’interno di un piccolo scomparto sul retro.

Medaglione con l’occhio della Principessa Carlotta del Galles, 1817, Londra, National Gallery

Le eye miniatures non venivano utilizzate solo dagli amanti. Non era raro indossare miniature degli occhi dei propri cari. La regina Vittoria commissionò al miniaturista di corte, Sir William Charles Ross, molti esemplari degli occhi dei propri figli. Spesso, se il caro rappresentato era defunto, veniva aggiunta all’occhio una lacrima, dipinta o resa con dei brillanti.  

La moda dei lover’s eyes finisce negli anni Trenta dell’Ottocento con l’avvento della fotografia. La sua carica seduttiva viene però ripresa nella più celebre foto della Contessa di Castiglione, ritratta da Pierre-Louis Pierson nel 1663.
Sul mercato internazionale rimangono solo un migliaio di esemplari di lover’s eyes, per questo molto ricercati dai collezionisti.

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Ritratto della Contessa di Castiglione, Pierre-Louis Pierson, 1863–1866

Il tema dei lover’s eyes è stato riproposto più volte da artisti contemporanei. Spicca per originalità e tecnica l’opera di Fatima Ronquillo, che lo utilizza in veste di “ritratto nel ritratto” in molti dei suoi quadri.
In molti altri casi si perde però l’originaria carica trasgressiva, che lascia il posto a uno sfoggio di virtuosismo se non al semplice citazionismo.

Il tempo non ha eroso il fascino misterioso di questi sguardi dal passato, rimasti nella maggior parte anonimi insieme ai loro realizzatori. Il potere degli occhi, dopo il passare dei secoli e i cambiamenti nei costumi, non sembra voler smettere di trafiggere il cuore degli inermi amanti. 

 

 

 


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