Fuori sede: è possibile una vita green?

È da qualche anno ormai che sentiamo parlare sempre più spesso di cambiamento climatico, riscaldamento globale, aumento della mole di rifiuti e inquinamento degli oceani. Il #FridayForFuture è stato la dimostrazione di quanto questa urgenza sia sentita fino alle ultime generazioni, che iniziano a preoccuparsi del mondo che verrà loro consegnato nel futuro.

Ma i giovani, pronti a rivoluzionare la propria vita, devono fare i conti con la quotidianità e sono consapevoli che oggi sostenere una vita green non sia affatto facile. La qualità si paga e non sorprende il fatto che la mozzarella biologica, arrivata direttamente dalla fattoria, costi di più di una pallida, ma economica, mozzarella Santa Lucia trovata nei banconi frigo del Carrefour. Come fa allora un ragazzo fuori sede a conciliare il suo sogno di condurre una vita sostenibile con il fatto di abitare da solo in un’altra città?

È possibile anche per i fuori sede una vita green?

Numerosi sono stati i tentativi dei fuori sede di cambiare il loro stile di vita verso un cammino “total green”. Numerosi i progetti eroici e altrettanti numerosi i loro fallimenti. Chi ha subìto la prima sconfitta addentando una bistecca di pollo impanata, dopo un mese di costrizione, veganesimo e finta carne additata come “polpette”, “spezzatino”. Chi ha deciso di fare la spesa da Natura Sì e, dopo essere arrivato alla cassa e aver amaramente scoperto che, per tre pomodori e qualche pacco di pasta, aveva speso più di trenta euro, ha capito che era un’impresa fuori dalla propria portata. Ancora, chi si cimenta nell’ardua impresa di comprare vestiti eco-sostenibili fuggendo da Zara e H&M e rincorrendo quei piccoli negozietti vintage che rappresentano la follia dell’usato a caro prezzo.

Una sconfitta dopo l’altra, i fuori sede si ritrovano scoraggiati a continuare il proprio percorso verso il cambiamento sostenibile e si accontentano di fare una buona riciclata e mangiare la propria “schiscietta”. E’ dunque impossibile?

Il minimo comune denominatore che ha quasi obbligatoriamente portato i fuori sede ad arrendersi è sostanzialmente uno: il costo eccessivo della sostenibilità. E’ risaputo che la maggior parte dei fuori sede non vivono in modo autonomo, ma i loro soldi giungono direttamente dalle tasche dei loro genitori. La paghetta mensile non è destinata solamente al cibo, ma anche ai libri, all’università, all’affitto e alle temibili bollette. I prodotti biologici hanno un costo maggiore rispetto a quelli tradizionali: ciò è dato dai maggiori costi del materiale e dei processi, dovuti a loro volta dalla domanda ancora relativamente bassa di tali beni. L’aumento della domanda di questi beni contribuirebbe alla diminuzione del costo di produzione e quindi anche del prezzo di acquisto.

Il veganesimo o la spesa da Natura Sì che prosciugano il conto in banca non cambiano il mondo. In realtà, sono proprio le piccole strategie, all’apparenza un granello di sabbia in un deserto sconfinato, che, insieme, possono diventare parte di un unico e grande progetto. “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” diceva Gandhi e, infatti, è a noi stessi che dobbiamo guardare ed aspirare. Non dobbiamo diventare dei supereroi, tanto meno dei guru del biologico. Bastano dei piccoli accorgimenti e, in poco tempo, ci si accorge di essere già parte del cambiamento. Così, forse, si può conciliare l’essere fuori sede e il desiderio di un mondo diverso, etico e sostenibile.

Quali sono quindi queste piccole strategie sostenibili?

I mercati all’aperto

Il tofu a quattro euro può non rientrare nelle possibilità economiche, ma non è l’unico modo per intraprendere la strada verso un consumo critico. Milano, come ormai ogni città italiana, offre una ricca quantità di mercati all’aperto che permettono di comprare cibo biologico ad un prezzo stracciato, ma non solo: permettono anche di consumare meno plastica. Così è possibile abbandonare le tre zucchine infagottate in contenitori di plastica e le mozzarelle Santa Lucia del Carrefour.

Il plastic free

Il Ministero dell’Ambiente ha avviato un percorso per diventare plastic free e sta sollecitando tutte le amministrazioni pubbliche a divenire esempio per i cittadini, bandendo la plastica monouso. Già a partire dal 1° gennaio 2019 è stato vietato l’utilizzo dei bastoncini monouso, e a partire dal 2020, sono stati vietati anche i cosmetici che contengano micro-plastiche.

A sostegno di una vita ideale plastic free, non solo possiamo comprare al mercato, ma abbiamo a disposizione una serie di piccoli escamotage che, per nostra fortuna, sono gratuiti. Non abbandonare la plastica sulle spiagge e nel mare; smaltire la plastica nella raccolta differenziata; eliminare l’uso di stoviglie di plastica monouso; usare una borraccia invece della comune bottiglietta di plastica; ancora fare uso di buste riutilizzabili per la spesa; evitare di acquistare alimenti avvolti in imballaggi di plastica, evitare pellicole di plastica per conservare il cibo.

Mobilità sostenibile

La mobilità sostenibile si pone l’obiettivo di arrivare a un trasporto, pubblico e privato, che rispetti l’ambiente e non produca emissioni nocive con l’utilizzo di combustibili inquinanti come il petrolio.

Parlare dell’inquinamento causato dai mezzi di trasporto, per i fuori sede, in realtà è fuori luogo. Pochi giovani, abitando fuori, si sono concessi il lusso di avere una macchina o una moto in un’altra città. Da questo punto di vista, sono ottimi modelli da seguire: metro, tram e bus sono i loro migliori amici e, in maniera inaspettata, per nulla costosi.

L’autobus e il treno hanno un impatto minore sul traffico e le loro emissioni sono di gran lunga attenuate dal momento che un solo mezzo trasporta più persone rispetto ad un’automobile. Bisognerebbe incentivare i comuni a rendere maggiormente efficaci tali trasporti. Una soluzione che da poco è stata adottata da comuni quali Genova, Firenze, Torino e Aosta, è quella del trasporto pubblico a chiamata; un servizio che utilizza un mezzo di minori dimensioni e percorre itinerari prestabiliti giornalmente.

Infine, i fuori sede sono ottimi esempi per l’utilizzo del mezzo di trasporto che svetta in classifica per la sua eco-sostenibilità: la bicicletta. Ad eccezione di alcune città, gli altri comuni dovrebbero incentivare gli spostamenti in bici, potenziando le piste ciclabili e introducendo servizi di bike sharing. Milano, in questo aspetto, si pone come modello di riferimento: Bikme, Ofo, moto elettriche, sono a disposizione in tutto il territorio a tutte le ore del giorno.

Una nuova proposta

Ogni anno, in Italia, vengono gettati più di dieci milioni di tonnellate di cibo. Lo spreco aumenta di giorno in giorno e la spesa di tale spreco corrisponde a 17 miliardi di euro l’anno, corrispondenti a 700 euro l’anno spesi da ogni famiglia per acquistare del cibo che, alla fine, non viene consumato e poi gettato nella spazzatura.

L’iniziativa Too Good To Go nasce dopo che un giorno, alla fine di un un buffet, alcuni ragazzi videro che moltissimo cibo ancora fresco veniva gettato via. Da lì l’idea dell’applicazione che incentiva i cittadini a diminuire lo spreco. L’applicazione permette, in diverse fasce orarie, di comprare a un prezzo accessibile il surplus di cibo dei ristoranti e bistrot che, altrimenti, andrebbe ad ammassarsi al resto dei rifiuti. Tra una ricca selezione, si può scegliere il ristorante preferito e ritirare direttamente la Magic Box, che sorprenderà con un pasto delizioso. I risultati di questa iniziativa sono sorprendenti: oltre 38.000 tonnellate di CO2 sono state risparmiate grazie all’acquisto delle Magic Box!

Muoviamoci!

La sostenibilità e una vita “Green” non sono dunque un obiettivo irraggiungibile. Ognuno di noi ha la possibilità di diventare protagonista del proprio futuro, di cui noi soli siamo responsabili.

“Il cambiamento climatico è la sfida chiave del nostro tempo. La nostra generazione è la prima a sperimentare il rapido aumento delle temperature in tutto il mondo e probabilmente l’ultima che effettivamente possa combattere l’imminente crisi climatica globale”. Così annuncia la dichiarazione di sedici governi europei, chiedendo alla conferenza dell’ONU di “adottare norme operative dettagliate e linee guida che rendano operativo l’accordo raggiunto a Parigi tre anni fa”.

“Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto non l’avete trovato” ha detto Baden Powell: questa è la nostra più grande sfida.

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