Street Artists: l’arte al di fuori dei musei e il caso Blu

Nelle grandi città ci sono luoghi che spesso non meritano i giusti riconoscimenti. Si tratta di spazi in cui nessuno si fermerebbe mai se non fosse per i colori e i personaggi che ne danno una nuova vita. Appartengono alla strada grazie alle incursioni degli Street Artists. L’anonimo Blu è un gradissimo portavoce di questi.

La Street Art: che cos’è?

Alla base di ogni opera d’arte urbana c’è sempre uno street artist e l’idea di un progetto. Non si tratta di disegnare un semplice oggetto, ma di trasmettere un’emozione, raccontare una storia e condividere esperienze.

La Street Art è una categoria molto varia che include diverse tecniche, tra cui le installazioni, lo stencil o lo sticker art. Non bisogna però confonderla con il graffitismo. Esso è legato per lo più alla ripetizione sistematica di uno pseudonimo, generalmente non comprensibile da tutti. La Street Art, invece, è un’arte che presuppone la forma del mondo e lo sguardo di un pubblico. Gli Street Artists lavorano infatti clandestinamente, appropriandosi dei muri delle città.

È difficile affermare dove sia nata l’arte di strada. Tuttavia, è quasi del tutto certo che sia stata influenzata dalla Pop Art e che si diffonda tra gli anni Ottanta e Novanta a New York. Solo nel 2000, però, il fenomeno si evolve a livello mondiale grazie a Banksy, artista inglese conosciuto per il forte carattere sociale e politico, e Invader, artista francese noto per i suoi disegni che rimandano al videogame Space Invaders.

Blu e l’anticonformismo

Tra gli Street Artists italiani più conosciuti c’è Blu, famoso  in tutto il mondo per le sue opere che mettono in scena tematiche molto esplicite. Tra queste la guerra, l’inquinamento e la globalizzazione. Di lui sappiamo solo che è marchigiano, probabilmente nato tra il 1970 e il 1980.

Molte gallerie d’arte lo invitano a prendere parte ad alcune mostre, tuttavia preferisce starne al di fuori. Il suo intento è quello di collocarsi oltre il recinto dell’arte tradizionale, proprio per questo sceglie le strade del mondo come sue gallerie d’arte. Viaggia e dipinge ovunque: dall’Italia (Milano, Roma, Bologna, Firenze, Torino e Ancona) fino al Sud America, dalla Palestina fino al Portogallo.

Oltre alla street art, Blu ha portato avanti una serie di progetti di animazione street molto interessanti, presenti su YouTube. Attraverso lo stop motion, infatti, mette in movimento le sue opere. Parliamo di progetti lunghissimi in cui è fondamentale la precisione. Ogni volta, Blu deve creare un murales, per ogni frame video fare uno scatto e poi ricoprire il murales.

Non è solo Street Art

L’obiettivo di Blu è sempre stato quello di lasciare la propria arte libera, fruibile a chiunque. Dietro a ogni suo lavoro ci sono dei principi, che valgono molto più delle sue opere. Un esempio? A Bologna, su uno dei muri dell’XM24, l’ex mercato occupato da undici anni che rischia di essere demolito per permettere la costruzione di una rotonda spartitraffico, Blu ha dipinto una battaglia fra due parti della città.

Da un lato quella opulenta, avida e spietata e dall’altro quella che quotidianamente combatte per la giustizia, l’uguaglianza e il rispetto. Utilizzando personaggi e immagini del Signore degli anelli, l’opera è anche un racconto degli ultimi quindici anni di storia dei movimenti e di lotte sociali. Dalle giornate del G8 di Genova al movimento No Tav. Proprio questo murales, nel 2014, viene cancellato dallo stesso Blu. L’estrema decisione è giustificata dal rifiuto di riconoscere e accettare la presenza di alcuni suoi lavori nella mostra Street Art – Banksy & co.

Blu non rilascia interviste, lascia che siano le sue opere a parlare da sole, ed in effetti è così. Con le loro forme spesso grottesche e surreali, esse sono super-iconiche: come affreschi medievali, esplicite nel significato e nel messaggio politico. Un messaggio che è riconoscibile, ma che non prescinde mai dal territorio e dal suo contesto.

A Barcellona, nel quartiere popolare del Carmel, uno squalo fatto di dollari ingloba, divorandola, una vecchia scritta del PSOE, il Partito Socialista Operaio Spagnolo. A Lisbona, invece, un uomo bianco, in camicia e giacca, con alla testa una corona d’oro con i simboli delle società petrolifere, succhia con una cannuccia l’America Latina, come acqua da un cocco fresco.

Il fine della Street Art

Qual è quindi la sfida di Blu? Sicuramente quella di sostenere il recupero urbano e appoggiare le lotte dei movimenti. Quelli ambientalisti, quelli contro le opere che danneggiano il territorio e quelli di lotta per la casa.

La Street Art è arte povera, lontana mondi interi dal mondo glamour delle gallerie e delle installazioni. Al posto di un pubblico di spettatori che si mettono in fila e pagano un biglietto, gli street Artist comunicano con gli abitanti dei luoghi che scelgono, spesso quelli delle periferie e dei quartieri popolari. Così i muri di Blu attraggono le persone che ci sbattono per caso, o quelle che vanno apposta per guardare la sua arte. Così, tra le diverse strade d’Italia e del mondo, i muri comunicano arte che non può essere relegata in un museo.


FONTI:

Youtube

 

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