Intervista ad Alessandro Veneziale: musica per essere se stessi

Sorgere, titolo dell’album di Alessandro Veneziale, parola che sintetizza la sua esperienza: “Inizialmente non ero sicuro di me. Questo album è stato uno spiraglio di luce, mi ha spronato ad andare avanti. È il sorgere di un nuovo giorno: le prime luci dell’alba, le tenebre vanno via, inizia un nuovo giorno, luminoso, davanti a te. Come puoi non essere sicuro quando hai l’alba negli occhi e un intero nuovo giorno davanti a te?

Alessandro Veneziale ha 25 anni e vive ad Isernia, in Molise. Sta per pubblicare il suo primo EP, dal titolo “Sorgere”. Ci ha raccontato la sua esperienza, la sua storia, che, come ogni storia, è fatta di alti e bassi. Storia che ora raggiunge una delle prime mete: il primo EP.

Alessandro Veneziale ha iniziato il suo percorso musicale quando aveva 18 anni. “Ho sempre avuto la passione del canto”, racconta, “ma non la avevo mai approfondita. Alla fine del liceo è successo qualcosa che mi ha fatto sentire di dovermi dedicare alla musica”.

Così, si è allontanato dalla piccola realtà di Isernia per andare a studiare a Roma.

Questo mi ha permesso di acquisire più sicurezza in me stesso. Nel 2016 avevo aperto un canale Youtube dove pubblicavo cover. Gradualmente ho iniziato a sentirmi più sicuro. Ho iniziato a pubblicare videoclip, il video è una forma di espressione che mi è sempre piaciuta molto. Ho poi finalmente iniziato a dedicarmi ai miei inediti, fino a che lo scorso anno ha iniziato a collaborare con il produttore Livio Boccioni.

L’EP, disponibile su Spotify dal 10 luglio 2020, contiene 7 inediti. Abbiamo chiesto ad Alessandro di raccontarceli.

Ogni canzone ha una storia a sé. Riprende situazioni che viviamo tutti. Una traccia si chiama Vodka e parla dei rapporti che abbiamo noi ragazzi con i social… la paranoia dell’ultimo accesso, la fissa delle spunte blu, le visualizzazioni, i like. Questo “amore social”, così bizzarro, ma che sa far stare così male.

Ci sono poi temi difficili, come la perdita di una persona cara. A tal proposito ho scritto Sarai. Ero smosso dal dolore della morte di mio nonno, e ho iniziato a scrivere, dedicandogli una canzone.

La traccia Ho scelto me parla dell’auto-accettazione. Dopo un periodo di difficoltà e dolore bisogna rialzarsi e dedicarsi solo a se stessi, mettersi prima di tutto.

Senza gravità riprende il filone delle hit estive, ed è stato il primo singolo estratto dall’EP, lo scorso anno.

Una domanda particolare: Alessandro, perché scrivi in italiano e non in inglese?

Ho provato con l’inglese, ma penso che si possa arrivare meglio al cuore delle persone che vivono in Italia parlando la nostra lingua. Avevo sperimentato un singolo in inglese, che non ha avuto lo stesso riscontro di quelli in italiano.

Come arrangi i tuoi brani?

Sono sia autore che co-autore dei brani. La produzione e gli arrangiamenti è stata curata dal mio produttore. Un grande aiuto per me è la mia amica e collega Denise Lancellotta.

Come hai gestito quest’ultimo periodo del Covid? Avevi in programma qualche esibizione?

Prima del Covid avevo una tappa a Napoli, e un’apparizione in un programma di Padova. Per ora è tutto annullato e non so quando potremo tornare a fare concerti e serate. La salute è e deve sempre essere al primo posto.

Che cosa ne pensi dei talent show come Amici o X-Factor?

Sono assolutamente pro-talent. Nonostante ciò, non ci ho mai provato. Amo soprattutto Amici e sono anche andato di persona a vederlo. Essendo fan del programma, sarò sincero: non ci ho mai provato perché mi spaventa. È un meccanismo talmente grande, richiede di essere un artista già ben strutturato, per ora non mi sento all’altezza. Forse nei prossimi anni. Se non dovesse andare in porto, non mi scoraggerei così tanto: il tuo talento non dipende dal giudizio di un programma televisivo.

Quali sono i tuoi artisti di riferiferimento?

Tra gli artisti internazionali mi ispiro principalmente a Lady Gaga, Britney Spears, Sam Smith, Nicki Minaj. Tra gli italiani Marco Mengoni e Achille Lauro, che mi sta dando una forte carica e spronando ad osare. Ho sempre voluto essere sfacciato come lui, ma non è sempre facile uscire dagli schemi.

Come ti vedi fra cinque anni?

Tra cinque anni spero di essere riuscito a concretizzare il fatto di poter guadagnare con la musica. Come manager, direttore artistico, insomma, seguire questo settore. Spero però di continuare a fare live e concerti. Spero soprattutto di essere me stesso al 100%, senza paure, senza ansie e in piena libertà.

Adesso quali paure hai? Di quali paure speri di liberarti?

Temo il giudizio delle persone. Alcuni commenti possono far male. Quando dico che ho paura di essere sfacciato, è perché ho paura della reazione delle persone. Quello che viene da dentro è meglio lasciarlo libero piuttosto che reprimerlo. Non fare le cose per paura porta a soffrire.

Sei supportato dalla tua famiglia e dai tuoi amici in questo percorso?

I miei genitori sono molto contenti. Non hanno, come si dice, “i prosciutti sugli occhi”: sono oggettivi, obiettivi e critici rispetto al mio lavoro, e per fortuna! Nessuno migliora senza giudizi critici. Il sostegno e la sincerità da parte della famiglia è la prima cosa. Mi aiutano a valutare ogni scelta, mi danno consigli.

Tra i miei amici più stretti sono supportato. C’è però anche chi mi critica, amici più lontani e persone che non conosco. C’è a chi non piaccio, fa male, ma c’è.

Sei molto giovane, ma nella tua intervista non abbiamo mai parlato di amore! Perché?

Non sono il tipo di persona che ascolta troppe canzoni d’amore, ma le so apprezzare. A volte abbiamo bisogno di sentire canzoni d’amore, soprattutto quando siamo giù di morale. Nel mio album ho parlato di amore. Talvolta ho dovuto però usare la fantasia: è difficile parlare d’amore, essendo così giovane. La traccia I nostri errori parla di un litigio che ho vissuto, della sofferenza che ne è derivata. L’amore non ha completamente influenzato la mia musica. Non ho ancora avuto la storia d’amore più importante della mia vita, che mi abbia dato il bisogno di scrivere. Voglio scrivere canzoni che diano forza, che diano la risoluzione ai problemi. In I nostri errori, il litigio vuole essere risolto.

Alessandro veneziane

Cosa diresti ai giovani sognatori che ci leggono?

Direi a tutti i ragazzi che hanno un sogno e che non sanno da dove partire, di fare affidamento su loro stessi. Non bisogna fare sempre riferimento agli altri: molte persone vogliono solo approfittare di noi. Bisogna essere consapevoli di sé e di ciò che si sa fare. Individuare l’obiettivo, disegnare le varie idee che ci portano lì, valutarle. Quando si sceglie una strada, va percorsa fino alla fine, senza guardarsi indietro. Se non ci provi, non saprai mai come va a finire!

Auguriamo a tutti voi di poter Sorgere, sorgere dalle vostre paure, dalle vostre insicurezze e ansie. Sorgere più belli che mai, percorrere la strada in salita verso i vostri obiettivi, raggiungerli, guardare giù, e dire: “Ci sono riuscito”.


FONTI
Intervista della redattrice ad Alessandro Veneziale

CREDITS
Le immagini sono state gentilmente offerte da Alessandro Veneziale

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