Zhang Yimou

Zhang Yimou, i segreti di un talento tenace

Quando parliamo di cinema, troppo spesso finiamo per concentrarci solo su ciò che i grandi registi occidentali e le loro opere hanno da offrire: in realtà, il panorama cinematografico mondiale è ancora più variegato. Poche volte ci capita di soffermare la nostra attenzione sull’immenso patrimonio del cinema orientale, costituito da un alto numero di pellicole di spessore con rinomati attori e registi di spicco. Tra di essi, nel mondo cinese contemporaneo, spicca un nome fra tutti: è quello di Zhang Yimou, regista autore di grandi capolavori riconosciuti anche a livello internazionale. Ma come ogni grande nome che si rispetti, la sua vita non è sempre stata facile, in particolare durante gli anni della giovinezza. Questi momenti sono stati però decisivi per la svolta della sua carriera e hanno contribuito a formare la sua personalità artistica e non.

Nascita e giovinezza difficile

Zhang Yimou nasce nel 1951 a Xi’An, una delle città della Cina centrale, figlio di un appartenente all’esercito di Chiang Kai-Shek. Fin dai primi anni della sua infanzia, la vita in Cina, a causa della situazione politica del Paese, non è per nulla facile: la sua famiglia viene messa al bando da Mao durante gli anni della Rivoluzione culturale, uno degli eventi più tragici e complessi del Novecento cinese. A causa di queste difficili condizioni, Zhang non riesce a continuare la propria carriera scolastica ed è costretto a lavorare nei campi. Questa è solo la prima delle difficoltà che egli già da giovanissimo deve affrontare e che avrà importanti conseguenze sulla sua formazione.

Infatti, quando nel 1978 le università e le accademie riaprono dopo la fine della Rivoluzione, egli tenta l’esame per entrare alla Beijing Film Academy, ma senza successo: a 27 anni, è troppo anziano per intraprendere quel tipo di percorso. Questo fatto dà però l’occasione al giovane Zhang di mostrare la propria tenacia: all’inizio degli anni Ottanta fa un appello al Ministero della Cultura cinese e riesce ad ottenere un posto all’Accademia nel corso di fotografia. Qui inizia a frequentare l’ambiente dei giovani registi della sua generazione, con cui stringe un forte rapporto d’amicizia

I primi lavori e il successo internazionale

Una volta diplomato, diventa assistente alla regia negli studi cinematografici Guangxi, dirigendo la fotografia di alcuni dei film di Chen Kaige, uno dei suoi migliori amici. Grazie all’aiuto di numerose personalità del mondo del cinema e della regia, riesce ad ottenere la direzione di Sorgo Rosso nel 1987, una pellicola che gli permette di portare il suo talento anche all’estero. Vince infatti l’Orso d’Oro al Festival del Cinema di Berlino, grazie al quale conosce anche la sua prima moglie, l’attrice Gong Li. 

L’inizio degli anni Novanta si rivela ancora più proficuo per Zhang: nel 1990 dirige Ju Dou, ma il vero successo arriva nel 1991, quando diventa il regista di Lanterne Rosse. Esso ottiene il Leone d’Argento al Festival del Cinema di Venezia, ma sono ancora numerose le difficoltà che Zhang deve affrontare: la pellicola viene censurata sul territorio cinese poiché manca l’approvazione del governo. Il film, tratto da un romanzo di Su Tong, racconta della vita delle varie mogli di un uomo benestante, andando ad analizzare nel profondo la società patriarcale cinese. Nonostante il tema delicato e la censura, il film ottiene anche qui importanti premi all’estero, tra cui un David di Donatello al miglior film straniero. 

Tra temi delicati e film wuxia

Nonostante i successi internazionali, è proprio nella sua patria che Zhang fatica di più a trovare l’approvazione. Nel 1995, il governo ritira La triade di Shanghai dal New York Film Festival, poiché nella stessa manifestazione era presente anche un documentario sulla strage di Piazza Tian An Men. Fino alla fine degli anni Novanta i suoi film, che trattano temi sociali sempre delicati e scomodi, continuano a ricevere premi all’estero.

Solo all’inizio degli anni Duemila, Zhang decide di avvicinarsi al genere wuxia, i film d’avventura cinesi. In particolare, nel 2002 presenta Hero, molto costoso per il mondo del cinema cinese, ma il cui successo è fin da subito indiscusso, tanto da essere acclamato all’estero da altri famosi registi, tra cui Quentin Tarantino. A confermare la sua bravura in questo genere vi sono anche altri due film, La Foresta dei Pugnali Volanti e La Città Proibita, rispettivamente del 2004 e del 2006. 

Le Olimpiadi e gli sviluppi più recenti

Cavalcando l’onda del successo, nel 2008 viene nominato direttore artistico per i Giochi Olimpici di Pechino. Egli accetta il compito, nonostante le critiche per questo suo avvicinamento al governo dopo i numerosi scontri del passato. Negli ultimi anni, Zhang Yimou si è riavvicinato al suo genere d’origine: nel 2014 ha diretto Lettere di uno Sconosciuto, una pellicola che narra degli orrori del periodo maoista.

Dunque, la figura di Zhang Yimou rappresenta un esempio di forte tenacia: nonostante gli ostacoli posti davanti a lui dal governo e dalla censura, ha continuato a fare cinema in modo estremamente personale e sentito. Questo è il segreto che gli ha permesso di avere successo, specialmente all’estero, dove i suoi film vengono acclamati dalle giurie di tutto il mondo, nonostante le difficili imposizioni politiche della sua terra natale. 

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