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“Chandelier” di Sia: quando la spensieratezza nasconde la vergogna

Appena parte in radio o in riproduzione casuale in qualche playlist, non si può non iniziare a cantarla e, perché no, a muoversi a ritmo della sua musica. Tuttavia, come spesso accade, un brano apparentemente allegro e scanzonato può nascondere un significato più profondo che va al di là del suo sound. Questo è quello che succede per una delle canzoni più famose degli ultimi 10 anni. Si tratta di Chandelier di Sia, artista australiana che proprio con questo pezzo ha avviato la sua carriera da solista, raggiungendo in fretta le vette delle classifiche mondiale. Nonostante le basi elettropop, Chandelier è un racconto senza veli di ciò che accade sempre più spesso nella società odierna. È un brano in cui spensieratezza, vergogna e autodistruzione si uniscono fino a creare un insieme indistinto.

“Swing from the chandelier”: divertirsi senza barriere

Sin dalle prime battute, Chandelier tocca il tema della dicotomia tra illusione e realtà. Al centro del brano c’è una ragazza come tante altre, quelle che vengono definite “party girls”. Sono tutte coloro che si divertono senza alcun freno, che accettano senza ripensamenti un invito a qualsiasi festa e che sembrano non provare nessun sentimento negativo. Dolore, tristezza e rimpianto non fanno parte della loro presunta sfera emotiva. Le altre persone ne ricercano la compagnia proprio per questo. Solo per questo.

I’m the one “for a good time call”
Phone’s blowin’ up, they’re ringin’ my doorbell
I feel the love, feel the love.

La protagonista si reca all’ennesima festa, una delle tante serate all’insegna dello svago. I drink si susseguono senza sosta, fino a perderne il conto. Esattamente in questo punto della canzone si apre il ritornello, dove si trova la celebre frase che sintetizza la prima parte del brano.

I’m gonna swing from the chandelier, from the chandelier
I’m gonna live like tomorrow doesn’t exist
Like it doesn’t exist
I’m gonna fly like a bird through the night, feel my tears as they dry.

Con l’espressione “swing from the chandelier” s’intende un divertimento quasi primordiale, senza alcun controllo. È da sempre un modo per descrivere una vita fatta di eccessi, di cui la ragazza del pezzo n’è l’emblema. Già dalla fine del ritornello, però, si nota come questa facciata da party girl nasconda una situazione più seria e preoccupante. La protagonista vive e si diverte come se non esistesse un domani, come se non dovesse fare i conti con le conseguenze. Soprattutto, mentre si lascia andare alla frenesia e all’alcol sente le sue lacrime asciugarsi. Quelle lacrime che non riesce ad asciugare in un contesto razionale e non estremo.

“Here comes the shame”: la fine dell’illusione

Per quanto ci si voglia nascondere, quel domani arriva sempre.

Sun is up, I’m a mess
Gotta get out now, gotta run from this
Here comes the shame, here comes the shame.

È un nuovo giorno. Le persone presenti alla festa non ci sono più. La compagnia di quella ragazza serviva solo per divertirsi di notte, non per trascorrere il resto del tempo. Proprio in quel preciso momento, quando si riaprono gli occhi e ci si ritrova a faccia a faccia con la realtà, subentra la vergogna. Vergogna per ciò che si è fatto la sera precedente e altre come quella, ma anche vergogna per chi e come si è. In quel breve attimo di lucidità ci si rende conto della vita che si sta portando avanti e l’unica reazione di fronte a questa consapevolezza è quella di scappare.

Allontanarsi dai propri problemi non richiede per forza una distanza fisica. Basta mettervi on mezzo uno scudo “mentale”, così che ce se ne distacchi. Come farlo, quindi, se non ritornare nell’oblio dov’era stato possibile trovare un’illusione di felicità? Ricomincia così il ritornello con l’iconica frase «I’m gonna swing from the chandelier» e la voglia di oscurare il domani.

S’instaura così un circolo vizioso: le follie notturne, l’alcol e forse le droghe servono a dimenticarsi dei problemi della vita quotidiana. Tuttavia, lo stesso metodo è utilizzato per cancellare il ricordo di quello che si è fatto durante la notte. La dipendenza da qualsiasi sostanza crea sempre un senso di vergogna che, però, è difficile da estinguere in maniera definitiva, perché l’istinto naturale è quello di fare ricorso proprio a ciò che l’ha generato.

Help me, I’m holding on for dear life, won’t look down won’t open my eyes
Keep my glass full until morning light, ‘cause I’m just holding on for tonight.

Chandelier non si chiude con un barlume di speranza, ma con una richiesta d’aiuto. Se inizialmente la ragazza sembra volersi aggrappare alla vita, si affretta a sottolineare che lo farà tenendo il suo bicchiere pieno e continuando a resistere solo per quella notte.

Il successo di Chandelier, un pezzo autobiografico

Fino al 2014, Sia era nota essenzialmente per i brani che scriveva per altri artisti o per i duetti a cui partecipava. Da Diamonds di Rihanna a Pretty Hurts di Beyoncé o Titanium in collaborazione con David Guetta: tutti successi a livello di vendite e in radio, in cui però il nome di Sia veniva spesso tralasciato. In quell’anno, però, uscì l’album 1000 Forms Of Fear di cui Chandelier fu il primo singolo estratto. L’unione di synths, batteria e sound elettronici tra l’hip poi e R&B conquistarono velocemente il pubblico internazionale, ma non in pochi notarono la vera sfumatura melanconica e oscura della canzone.

Sia stessa non ha mai negato di aver vissuto momenti difficili prima della fama mondiale da solista. Ha sofferto di depressione e di dipendenza sia dall’alcol che dalle droghe. Fa riflettere che il brano che l’ha portata alla ribalta tratti proprio di questo argomento. Chandelier non è un pezzo che accusa chi si ritrova a un certo punto della propria vita in un circolo vizioso da cui non sembra esserci via d’uscita. Si limita a illustrare che cosa si possa nascondere dietro all’esistenza fatta di eccessi di alcune persone e di come esse stesse provino vergogna per la loro situazione. L’importante è chiedere quell’aiuto che può passare inosservato alla fine della canzone. Perché per Sia, quell’aiuto è stato la svolta che l’ha portata alla ribalta.

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