James dean

James Dean, star degli anni Cinquanta, icona senza tempo

James Dean, attore statunitense degli anni Cinquanta, è una delle figure più iconiche della sottocultura pop. In pochissimi anni di carriera è riuscito a ritagliarsi un posto tra le leggende. Ma la sua vita va molto oltre quella dell’attore. Tra traumi, fascino e perdizione, è idolatrato sopratutto per essersi consumato all’insegna del ‘live fast,die young’.

Gli anni Cinquanta

Conferenza potsdamGli anni Cinquanta sono il primo decennio dopo il secondo dopoguerra. È un periodo chiave nella definizione delle politiche mondiali. Sono un momento di ricostruzione non solo economica, ma decisamente culturale.

Sono i primi anni di guerra fredda e della Guerra di Corea. La regina Elisabetta II (sì, proprio lei) viene incoronata e inizia la rivoluzione cubana con Fidel Castro e Che Guevara. Sono gli anni di Weston Churchill, Charles De Gaulle, De Gasperi, Truman e Mao Tse-tung. Gli anni del Canale di Suez, della grande inondazione del mare del Nord. Sono anche gli anni del maccartismo e della corsa allo spazio. L’URSS cresce e muore Stalin. Muore anche Albert Einstein. Nascono Steve Jobs e Bill Gates, nello stesso anno. Sono gli anni in cui nascono i transistor, i videogiochi e la pillola anticoncezionale, Watson e Crick scoprono il DNA.

Cultura anni Cinquanta

Sono gli anni di idee, ideali, sogni, lotta e immaginazione. Ma è anche un epoca di affermazione per stile, musica e moda, che oggi conservano un fascino vintage. Esplode il rock tra i giovani con Elvis Presley, e si incontrano i Beatles, per la prima volta. I bianchi ascoltano country e pop e i neri rhythm e blues. Gli italiani ascoltano per la prima volta alla radio un festival musicale chiamato Sanremo. Nabakov pubblica Lolita e Hemingway vince il Pulitzer con Il vecchio e il mare. Viene inaugurato il Camp Nou, Pelè inizia a segnare e al Real Madrid va la prima Coppa dei Campioni.

Pin upLa moda si divide tra il Made in Italy e il modello americano, frutto del piano Marshall e della propaganda di americanizzazione. La prima è disinvolta ed elegante, caratterizzata da giacche con baveri, smoking, frac e tight. Dall’altro lato di propone la contro moda americana: giacche di jeans e di pelle, t-shirt bianca e jeans assolutamente attillati.  Il ciuffo a banana è un must have dei tempi. Bomber, giacche cammello e borchie restano meno usati ma comunque in voga.

Per le donne nasce il mito delle ragazze pin up, provocanti, ammiccanti, lontane dalle donne tutte composte del pre-guerra. Mary Quant propone i primi modelli e qualche anno dopo inventa la minigonna. I punti vita sono evidenziati con cinture. Compaiono texture a pois o a tinta unita, shorts, ampie scollature. Il rossetto rosso e gli occhiali cat eye non possono mancare nel look delle ragazze.
Il cambiamento è frutto della leggendaria Hollywood anni cinquanta. Tutti questi elementi sono ripresi infatti da modelli ben precisi. I poster di Marlon Brando, James Dean e Marylin Monroe sono appesi nelle camere dei teenager di tutto il mondo.

Il cinema degli anni Cinquanta

È forse il miglior periodo per il cinema ‘straniero’. In Giappone c’è grande fermento dopo la conquista del primo Oscar e Leone d’oro nella sua storia con Rashomon. Nel 1954 due capolavori di origine nipponica conquistano il mondo: I sette samurai e Godzilla. Si tratta del miglior momento anche per il cinema francese, che con I 400 colpi si presta ad avviare il ciclo rivoluzionario della Nouvelle vague. Il cinema italiano è forte dei mezzi della propaganda fascista. Lo stampo questa volta è neorealista. La ricostruzione di contenuti avviene attraverso nomi quali Federico Fellini e Vittorio De Sica.

Non si può dire lo stesso per Hollywood. È vero che vengono prodotti film che scolpiranno la storia tra cui Colazione da Tiffany e Ben-Hur. Quest’ultimo è insignito di undici premi Oscar, al pari solo di Titanic e dell’ultimo de Il signore degli anelli. Ciononostante, rispetto ai primissimi anni del dopoguerra, il cinema subisce un forte calo. Secondo i dati in America si passa da novantotto milioni di spettatori settimanali ad appena quarantasette. Il motivo principale è da ricondurre alla nascita della televisione. I film sono principalmente indipendenti e gli studios producono per lo più serie televisive.

Il cinema cambia il cinema

Per riprendersi il cinema deve reinventarsi. Nascono i musical rock, apre Disneyland. Si diffondono generi come thriller ed horror. Viene dedicata nuova attenzione al pubblico teenager. Il cinema ha come necessità avere valore aggiunto rispetto alla televisione. Nasce l’idea del drive in, che è certamente un successo, ma non basta. Il cinema deve raggiungere una qualità video differente.

Tra l’inizio e la fine degli anni Cinquanta la produzioni a colori passa dal 20% al 50%. La tecnica utilizzata in principio per registrare a colori era il Technicolor. Il sistema a tripla pellicola era complesso e costoso. Viene rimpiazzato con l’avvento del monopack, anche detto Eastman Color. Si tratta di una tecnica impiegata fino agli anni Settanta capace di sfruttare una sola pellicola. Il costo decisamente minore è uno dei principali motivi dell’incremento. Nascono anche numerosi formati di qualità differente dal classico academy in 4:3, sopratutto il Cinemascope per le riprese panoramiche.

La Hollywood di Marilyn, Brando e James Dean

A fare la differenza però è il ruolo degli attori. Più di tutte le altre figure del cinema sono stati idolatrati, iconizzati. Negli anni cinquanta nasce lo star system. John Wayne, Frank Sinatra, Elizabeth Taylor, ma sopratutto Marlon Brando, Marilyn Monroe e James Dean. Marilyn MonroeL’istrionico Marlon Brando è il primo a farsi carico del ruolo di star. È protagonista di Quel tram chiamato desiderio, Fronte del porto e sopratutto Il selvaggio. Desiderato dalle donne, imitato dagli uomini, è l’attore che ogni regista avrebbe voluto negli anni Cinquanta, anche se tutti lo ricorderanno per Il Padrino. Marilyn è il simbolo di tante, troppe cose ancora oggi. È la quintessenza della bellezza, naturalezza, spontaneità. È emblema intramontabile del fascino. Chi l’ha vissuta ha percepito la portata rivoluzionaria che ha avuto, che va ben oltre il ruolo di un’attrice.

Quasi come per una poetica unione di questi due miti si afferma James Dean. Con Brando condivide molto. Pionieri dello stereotipo del cattivo ragazzo, del metodo Stanislavskij, del duro e tormentato. Ma James Dean porta il personaggio all’estremo, non riuscendolo più a separare dalla realtà. Vive di eccessi, di vita veloce, si spegne giovane ed è un ribelle, come Marilyn.

James Dean: infanzia e rapporto col padre

James Dean nasce a Marion, nell’Indiana, l’8 febbraio del 1931. L’infanzia è una delle più difficili e questo influenzerà pesantemente la sua carriera. L’Indiana era ai tempi uno dei paesi più rurali e meno progrediti degli Usa. Certamente risultava uno degli ambienti più ostili per i suoi sogni. A soli otto anni perde la madre per malattia. Il padre, che non presenzia neppure al funerale, decide di non occuparsi più di lui. Qualche anno dopo scoprirà le ragioni dell’abbandono. La madre ha avuto un rapporto con un altro uomo poco prima del matrimonio e la sua confessione in punto di morte rivela al marito che James non è quindi suo figlio biologico. Si trasferisce dagli zii dove viene amorevolmente cresciuto. Studia teatro e recitazione da piccolo e si appassiona a questo mondo.

Tra drammi adolescenziali mai risolti inizia a formarsi il carattere: spigoloso, ambizioso, tenace, eccentrico, ribelle. Negli anni adolescenziali diventa un fine dicitore di prosa e agonista di salto con l’asta. Si iscrive alla facoltà di economia, ma la abbandona dopo poco. I suoi sogni sono troppo grandi e l’Indiana gli sta stretto.

James Dean a New York e il metodo Stanislavskij

James Dean trasferisce appena diciottenne a New York, che definisce città grande e riservata. New York lo ispira e lo inizia, perché New York è il meglio per un aspirante attore negli anni Cinquanta. È dove ha iniziato Brando, dove ci sono i migliori agenti. A New York apprende il metodo Stanislavskij, sceglie il suo nome e si dedica alla fotografia. Un eclettico e minuscolo appartamento lo fa sentire a casa in una grande città. Come nome d’arte mantiene il suo, James, anche se l’idea di usare Byron, il secondo, lo attira per un po’. Byron è il nome di un poeta morto, ma James è un nome da re e mantenere quello originale per i tempi è una scelta più incisiva.

Il metodo Stanislavskij è una tecnica di recitazione che è stata punto di forza negli anni di numerosi attori di spicco, tra cui lo stesso James Dean. Ideata da Konstantin Sergeevič Stanislavskij, quindi di scuola teatrale russa di inizio Novecento, si basa su un approccio psicologico al personaggio. L’attore deve cercare affinità tra il suo vissuto e la figura da mettere in scena. Durante l’atto le emozioni riaffiorano e le reazioni creano espressioni spontanee ed un realismo estremo. L’idea è quella di ottenere simbiosi perfetta tra personificane e reviviscenza, i due processi da eseguire del metodo. È un approccio tanto apprezzato quanto criticato. Le ragioni sono la netta contrapposizione alla teoria dello stranimento di Bertolt Brecht, e il problema porta spesso l’attore ad attingere da emozioni negative, al punto di riviverle.

La carriera di James Dean

Qualche spot pubblicitario e qualche comparsa in televisione lo lanciano verso Hollywood. Nel 1955 interpreta il suo primo ruolo da protagonista, nei panni di Cal Trask in La valle dell’Eden. Leggendo la trama è chiara la similitudine tra questo film e la sua vita. Cal è un ragazzo che ha perso prematuramente la madre, vive col padre un rapporto difficile e spende il tempo migliore della sua vita a New York. Nel finale il protagonista raggiunge un’insperata riconciliazione col padre, cosa che in realtà James non vedrà mai.

Il film è un successo e gli vale una nomination come migliore attore protagonista agli Oscar. Ma il film che gli ha reso più giustizia è stato certamente Rebel without a case, che nella traduzione italiana diventa Gioventù bruciata. Il protagonista è in questo caso un ragazzo con problemi caratteriali. L’alcolismo e la delinquenza fanno da sfondo alla storia di un adolescente che prima di ogni altra cosa è un ribelle. Ed è appunto un ribelle senza motivo, ben lontano dalla protesta politica o dalla voglia di libertà. Jim si ribella alla noia, alla routine, al male di vivere.

James deanÈ il film in cui compare in moto, giacca rossa, jeans e maglietta bianca, come lo si sarebbe incontrato in ogni giorno della sua vita. Altra nomination agli Oscar e ragione della prima nomination postuma della storia della Academy. L’ultimo film in cui recita è Il Gigante. Non è l’attore protagonista, ma fa la sua degna figura per una pellicola che raggiunge un totale di sette nomination, condito di Oscar alla regia.

Vita privata

Sulla vita privata di James Dean sono stati scritti libri interi. Non tutto è certamente vero, ma è questa, ancor più dei suoi film, a costruire il mito. James, per quello che si è detto di lui, è stato proprio un ribelle. Si ribellava alla noia e all’infanzia difficile. Ha vissuto praticamente sempre in moto, ma è morto su una meravigliosa Porsche.Porsche spyder La sua auto, Little bastard, come le aveva fatto dipingere sul retro, contava solo trenta esemplari dello stesso modello. Costata uno sproposito anche per una star e coerente col suo fare un po’ arrogante, distinto, sempre, ricercato.

La sua vita sentimentale aleggia di mistero. Dichiaratosi omosessuale per non fare il militare, ha smentito in qualche intervista, ma non è stato mai chiaro. Altrettante volte ha tergiversato. William Bast, suo migliore amico, ha dichiarato anche dell’intimità sessuale con l’attore. Elia Kazan, altro personaggio noto del cinema del tempo ha invece attestato con certezza la sua eterosessualità. Agli occhi del pubblico è stato fidanzato con Anna Maria Pierangeli, bellissima attrice italiana conosciuta su un set. Nel privato si racconta di una storia perfino con Marlon Brando. Tutte le sue vicende sono riprese fedelmente nel film James Dean (2001), dove l’incredibile somiglianza con James Franco che lo interpreta ha un alone di magico.

Vita veloce

Così, a bordo di quella Porsche Spider di cui andava fiero, nel pomeriggio del 30 Settembre 1955, si è spento a causa di un incidente. Ventiquattro anni sono sempre troppo pochi per morire, anche per una rock star o per un divo del cinema.

Live fast, die young, leave a good looking corpse.

La coerenza, quasi profetica, con questa frase tratta da uno dei suoi film, è di un’ironia sardonica. A chi si dichiara suo fan anche non avendolo vissuto piace pensarlo ancora che sfreccia su Little Bastard, nelle strade aride di Cholame, e che brucia ancora e non si spegne mai.

James Dean Memorial Junction

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