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“Clorofilla”: il nuovo EP di Lobina che sa di rinascita

Riconoscere le proprie debolezze è un punto di partenza importante per acquisire la consapevolezza che gli antichi avrebbero definito autarkeia, autosufficienza tipica del saggio stoico che consiste nello sbarazzarsi di ogni tipo di condizionamento esterno, dipendendo così esclusivamente da se stessi. È da qui che Clorofilla, uscito oggi, prende le mosse: dagli avvenimenti che hanno portato Lobina a provare un dolore così forte da non riuscire a guardarsi allo specchio per molto tempo, ma quello stesso dolore rappresenta ora la sua voglia di rinascere e riprendere a respirare.

Lobina: chi è Chiara?

Chiara Lobina nasce a Genova nel gennaio del 1991, e a soli dieci anni prende in mano una chitarra dalla quale non si separerà più. Sette anni dopo sentirà Born to run e la sua vita cambia: da quel momento inizia a riempire pagine e pagine delle sue sensazioni e soprattutto delle sue sofferenze, che diventano presto canzoni. Sente sin dal principio l’esigenza che i suoi testi in musica non siano più solo suoi, inizia così a portare le sue canzoni nei locali della sua città natale.

Con il passare degli anni – e il crescere della sua passione – partecipa a vari concorsi tra cui il Varigotti Festival 2015, il Festival Lanterne Rock, il Premio Max Parodi e il Talent per autori Genova per Voi, classificandosi sempre tra i finalisti. Non ne vince mai uno, ma non si perde d’animo proprio perché si rende conto che ogni perdita è fondamentale per la sua crescita.

Lobina alla ricerca di se stessa

Il suo viaggio, seppur caratterizzato da molti ostacoli, è una ricerca di sé, incessante e spericolata. Le sembra di essersi trovata ad un concerto di Bon Iver, quando si commuove sopraffatta dalle emozioni e comprende che la sua musica, un giorno, sarebbe andata in quella stessa direzione.

È sempre nel 2015 che avviene l’esperienza che le cambierà la vita per sempre: nasce così Aliante. Il singolo chiude un percorso, fatto di sconfitte e delusioni, ma ne apre al contempo un altro.

L’unica cosa che non mi ha fatto precipitare è stata la musica, lei è l’unica certezza che ho ed è l’unica cosa che trovo, nel mio disordine.

Omaggia con queste parole la sua amica e compagna per eccellenza, confidente e speranza perpetua in mezzo ad ogni confusione. Nello stesso anno di Aliante, incontra Fulvio Masini, chitarrista, producer e videomaker con il quale imbocca una nuova via musicale, aggiungendo alla sua chitarra le tastiere, il synth ed effetti sulla voce.

Clorofilla: cinque brani che parlano di rinascita

Per un totale di cinque tracce, l’EP racconta un viaggio, quello di rinascita e crescita della cantautrice. Inizia dal riconoscimento delle proprie debolezze con Precipitare, che esordisce con

I miei atomi sensibili si raddoppiano
E non ho più anticorpi per difendermi
I miei passi consumati ti rincorrono
Ma non ho più muscoli per sorreggermi
[…] non resterò a guardarmi precipitare.

Lobina ammette così la sua fragilità in quanto essere umano, per poi proseguire con il singolo promozionale dell’EP, Molecole, una vana speranza che tutto torni come prima:

Io proverò a difenderti
Mentre speri di essere
Quel qualcuno che non sei tu
Ma io non starò ad illuderti
Fingeranno che va tutto bene
Ma non chiederanno a te
Quello che hai dentro.

Sul suo profilo Instagram la cantautrice anticipa il singolo, descrivendolo come una canzone che “parla di chi è più debole, di quanto sia necessario ricordarci che l’empatia è un mezzo indispensabile per l’essere umano. Ancora, parla di un corpo che non riesce ad esprimersi e che sembra quindi che non senta nulla. In realtà, però, sente ogni cosa, anche quando non riesce a muoversi.

“Cammino sulle mie ombre, ma inciampo nelle tue”: il desiderio di accorciare le Distanze viene così espresso da Lobina, in una dolce e gentile richiesta di “essere la sua isola“.

 

Vero e proprio turning point dell’EP si presenta essere Leggera, di nome e di fatto. Indaga la possibilità di tornare a volersi bene, chiudere le paure dentro una stanza, ballare metaforicamente sui dolori di un tempo, dimenticare tutte le volte che ci si è sentiti soli per essere, finalmente, leggeri come non si è stati mai. Una rivendicazione della spensieratezza non semplicemente desiderata, ma pretesa dopo le sofferenze subite.

Caos è l’ultima canzone, in perfetta sintonia con l’anima di Lobina. La cantautrice, infatti, si è finalmente trovata ma è consapevole della lunga strada che ha ancora da fare.

Ancora non mi conosco
E prendo treni, prendo aerei per cercarmi
[…] io non mi so mettere in ordine in questo caos.

Nell’omaggiare la sua cara musica, Lobina aveva parlato dell’unica possibilità di trovare qualcosa nel suo disordine. La canzone finale ne è la conferma: la cantautrice vive nel caos che da sola non è in grado di riordinare. Per fortuna, però, a quello ci pensa la musica.

FONTI

Materiale gentilmente offerto da Fleisch Agency

CREDITS

Copertina e immagini gentilmente offerte da Fleisch Agency

 

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