L’arte del fare i gioielli e la sua storia

Sin dalla notte dei tempi uomini e donne hanno sentito forte la necessità di abbellire la propria persona con monili, pietre e gemme. La storia dei gioielli è molto interessante perché fa comprendere come di fatto in fondo l’uomo sia sempre stato amante di tutto ciò che è bello e curato.

ORIGINI

Le prime attestazioni risalgono al Paleolitico Superiore (40000-10000 a.C.). In quest’epoca la popolazione cominciò a realizzare collane e bracciali con conchiglie, denti di pesce e di felini, corna o zanne di mammut, che poi venivano sagomati ed incisi con bulini di selce o di ossidiana. La creazione di questi oggetti era affidata a un tagliatore e levigatore di pietre, in grado di assemblare i materiali e di adattarli a suo piacimento. Con la scoperta dell’oro ovviamente l’uomo iniziò ad usarlo anche per gli ornamenti.

In Oriente e in Egitto, sono state ritrovate composizioni di pietre preziose accostate all’oro e all’argento appartenenti alla prima metà del III Millennio a.C.  Nella Valle del Nilo e presso la popolazione sumera, i gioielli diventano uno status symbol: chi li indossa appartiene infatti alla nobiltà. Basti pensare ai faraoni: sono tipicamente rappresentati con un grande quantitativo di gioielli realizzati con oro e pietre preziose tra cui i lapislazzuli, dagli intarsi azzurri e verdi. Il corredo rinvenuto nella tomba di Tutankhamon nella valle dei Re a Tebe testimonia il livello di fastosità raggiunta dagli artigiani egizi nella lavorazione dell’oro.

GRECI, ETRUSCHI E ROMANI

Preziose testimonianze sono quelle rinvenute ad Hissarlik, nel secondo strato di Troia, fra il 1873 e il 1890 dall’archeologo tedesco Henrich Schliemann.  Nello specifico le più importanti creazioni ivi rinvenute sono le cinque maschere funerarie completamente in oro. Inoltre, Schliemann qui ha trovato gioielli, armi e vasi con paste vitree, cristalli di rocca, pendagli in lamina d’oro con disegni stampigliati di polipi e sfingi.

In Grecia, l’arte del gioiello varia a seconda dei periodi: in età Classica per esempio si registra la presenza di monili dalle linee semplici, sobri e spogli, in epoca Ellenistica invece pomposità e ricchezza cromatica sono le parole chiave per il mondo dei bijoux.

Gioielli risalenti all’epoca Grecia

Gli Etruschi si contraddistinsero per la produzione dei gioielli. In particolare, sono stati ritrovati spilloni, fibule e bracciali lavorati a sbalzo. Furono i migliori orafi e apportarono numerose innovazioni nelle tecniche di lavorazione di questo prezioso materiale. I romani, da sempre abili copiatori del bello, appresero dagli Etruschi quest’arte. A Roma l’attività orafa rivestiva una notevole importanza; lo si può dedurre ancora una volta dalle fonti storiche. A Pompei, nella casa dei Vetii, è presente un quadro che documenta l’attività orafa.

I romani furono i primi ad introdurre l’anello come segno di fidanzamento. Durante l’epoca imperiale, l’uso dell’oro si diffuse notevolmente. Dal terzo secolo d.C. si trovano gioielli realizzati anche con pietre preziose tra cui l’ambra, il rubino e l’ametista. Sempre a questo periodo risalgono collane lunghe che si avvolgono con più giri intorno al collo per poi ricadere sui fianchi.

I migliori risultati si raggiunsero durante il periodo barbarico: si diffusero fibule, diademi, else, fibbie di cinturoni dallo stile policromo. Tutte queste tecniche, proprie di Unni e popolazioni germaniche, vengono sapientemente utilizzate per creare quelli che sono i gioielli più famosi di questo periodo ovvero: la Corona Ferrea conservata nella Cappella di Teodolinda nel Museo del Duomo di Monza (VII sec.), la croce di Desiderio a Brescia (VIII-IX sec.), il Trionfo di re Agilulfo, lamina in bronzo dorato a sbalzo (VII sec.) a Firenze.

Dal mare del Nord e dalla Scandinavia giunse la moda di realizzare fibbie e guarnizioni preziose con elementi zoomorfi e figure geometriche che ricoprissero tutta la superficie. Successivamente le rappresentazioni di animali subirono l’influenza dei Bizantini e iniziano ad assumere contorni regolari e fluidi.

MEDIOEVO

Nel Medioevo si trovarono nuovi metodi di castonatura e di smaltatura. Si diffuse l’idea che le pietre preziose e le gemme avessero poteri magici e fossero in grado di influenzare le vite degli uomini. I diamanti per esempio, celebri per la loro durezza, si pensava donassero invincibilità a chi li indossasse.

L’epoca medievale è inoltre caratterizzata da un forte senso spirituale, per questo la diffusione di gioielli religiosi è notevole: reliquiari, medaglioni e i Paternoster, antenati dei nostri rosari.

In Francia, re Luigi IX (1214-1270) aveva posto il divieto per le donne di indossare i diamanti; riteneva in fatti che questa pietra preziosa dovesse essere portata solo dalla Vergine Maria,l’ unica donna che lo meritava. Successivamente questa imposizione cessò con Carlo VII che regalò alla moglie innumerevoli diamanti.

Nella città di Firenze, Cosimo I de’ Medici (1519-74), grande mecenate, riservò le Botteghe di Ponte vecchio agli Orafi, ai Gioiellieri, agli Argentieri. Ancora oggi questa zona della città è nota per queste lavorazioni.

Una bottega di gioielli a Ponte Vecchio

RINASCIMENTO

Nel Rinascimento, i nobili sentirono la necessità di adornarsi con gioielli che si abbinassero al proprio abbigliamento. Tra gli orafi più importanti di questo periodo, a Vicenza, ricordiamo Valerio Belli (1468 – 1546) capace di incidere con rara maestria il cristallo di rocca e i cammei e di realizzare medaglie con autoritratto.

La colonizzazione dell’America e il conseguente sfruttamento della popolazione di quelle zone portarono a una maggiore disponibilità di materiali preziosi. Tra le pietre estratte si ricordano: l’oro, l’argento, la giada, e le perle rare. Tutte queste venivano poi usate per creare i gioielli dei grandi monarchi europei.

Tra il Diciassettesimo ed il Diciottesimo secolo, la Francia divenne molto preziosa: nel 1767 esistevano 314 gioiellieri a Parigi.

Nel 1870 in Sudafrica si scoprirono dei giacimenti di diamanti :la pietra divenne sempre più disponibile e apprezzata.

NOVECENTO

Con il 1900 si diffondono nuove correnti artistiche come l’Art Nouveau caratterizzata da motivi floreali e animali con smalti e nuove cromie, e l’Art Decò con le sue forme geometriche legate al Cubismo. Sui corpi di uomini e donne comparirono gioielli in oro bianco e platino. La più grande novità fu che i gioielli diventarono accessibili anche alla borghesia: non erano più prodotti di nicchia riservati solo alla nobiltà e ai reali. Questo fu possibile solo dopo l’invenzione della placatura, una nuova tecnica inventata da Brugnatelli. Questa consisteva infatti nel ricoprire in oro oggetti fatti di metalli più poveri; il vantaggio era così quello di avere dei bijoux, dall’aspetto dorato ma dall’essenza in metallo. I costi ovviamente erano inferiori e molte più persone riuscirono quindi a permetterseli. L’industria orafa cominciò a cambiare le sue produzioni cercando di accontentare le nuove masse che potevano accedere all’acquisto di questi monili.

Brugnatelli, inventore della tecnica della placatura

Oggi esistono città note per essere le capitali mondiali del gioiello: Parigi, New York, Tokio, Roma, Milano. L’Italia eccelle anche in questa produzione; sono celebri a livello planetario i gioielli delle città di Valenza, Vicenza, Napoli, Torre del Greco, Arezzo, Firenze.

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